
I predatori e l’Europa: in che mani è finito il mondo ? Chi vincerà? O perderemo tutti? - Blitzquotidiano.it (foto ANSA)
I predatori e l’Europa: in che mani è finito il mondo ? Chi vincerà? O perderemo tutti?
Il globalismo economico rischia di essere spazzato via dal paese che, solo trent’anni fa, l’aveva imposto al mondo in sostituzione del protezionismo.
Non c’è da stupirsi: sono infatti i paesi-guida ad imporre le Regole del commercio, a misura dei propri interessi. La scelta degli Usa di imporre dazi protettivi per difendere le proprie imprese, rientra nelle regole del gioco, a condizione che si accettino come fisiologiche le risposte degli altri Paesi a tutela dei rispettivi interessi nazionali.
Le cose cambiano quando un Paese pretende di imporre con la forza delle armi la propria supremazia economica e territoriale. E’ quello che sta accadendo in Russia e in America.
Putin predatore dell’Europa

Putin aggredisce un paese europeo ritenendo di essere l’interprete di un interesse superiore della propria Nazione, un’entità che non puoi chiudere con il filo spinato, considerati i moderni mezzi di comunicazione e la tecnologia in continuo sviluppo. La Nazione è diventata un simbolo di niente, un vuoto, una mente senza corpo.
Credendo di rappresentare il “popolo” russo, Putin si sente in diritto di lanciare missili ma non va a guardare il sangue o a sentire le urla; provoca la mattanza di un milione di individui, con il distacco professionale del chirurgo che amputa la gamba per salvare una vita.
L’idea che il popolo russo sia grato a questo zar che vuole riprendere il controllo di vecchi territori sovietici isolandosi dall’Occidente, può esistere solo nella mente di un despota con un ego spropositato che pensa di vivere ai tempi di Ivan il Terribile.
Una democrazia svuotata
Di tutt’altra pasta era fatto Mikhail Gorbaciov, che accompagnai a visitare l’Ansaldo di Genova durante la Sua visita in Italia. Gorbaciov era un autentico democratico insignito del Nobel per la Pace, il quale lottava per un sistema di libertà diffusa e condivisa dalla gente comune, i cui valori sarebbero stati trasfusi nella Costituzione che si stava delineando.
La Costituzione russa del 1993 non si limita ad incarnare i valori, ormai datati, della Resistenza o dell’anti fascismo, ma è qualcosa di più compiuto e moderno in materia di diritti umani, sociali ed economici.
Ad esempio, è previsto il divieto di redigere “dossier”e l’obbligo da parte dello Stato di distruggerli su richiesta degli interessati. Putin, ha modificato la Costituzione di Eltsin nella sola parte che riguarda la tecnica elettorale in modo da poter governare a “vita”.
L’odierna legge suprema contiene le affermazioni più solenni e perfettamente conformi alla filosofia politica dei diritti dell’uomo. E tuttavia gli osservatori internazionali ci dicono che i cittadini russi subiscono un regime poliziesco.
Negli Stati Uniti si è realizzata l’antica profezia degli illuministi francesi: “Quando un piccolo numero di uomini assorbe tutta la ricchezza di uno Stato, diventa padrone di quello Stato”.
Il tycoon ragiona in termini di commesse per la ricostruzione, di concessioni, di spartizioni, di sottomissione militare di Stati più deboli. Egli, al pari del giacobino Robespierre, afferma che ogni giudice è un potenziale corrotto e lo dichiara al mondo dallo Studio Ovale.
Nell’Europa delle Patrie non esistono leader “predatori”paragonabili a Putin o a Trump. Gli eserciti europei sono addestrati per operazioni di “peace keeping” perché il vecchio continente ha preso sul serio gli obbiettivi di pace ed ha creduto nei valori di libertà espressi dal diritto internazionale.
Per realizzare questi obbiettivi, invece di contenere le spese e migliorare l’efficienza complessiva dell’Unione, l’Europa ha ingigantito le burocrazie attraverso la moltiplicazione delle funzioni pubbliche e delle corvée a carico dei cittadini.
Lo spreco di risorse si è verificato in nome di una particolare forma di democrazia che pone al primo posto le “Regole” rispetto alla “Politica”. Si è così formata una nuova élite il cui potere è fondato sul controllo delle burocrazie governative dei paesi membri.
Per quali ragioni due “predoni” come Putin e Trump possono permettersi di denunciare che l’Europa dei “Diritti” è inaffidabile e parassitaria? Per capirlo bisogna partire dalla condanna di Marine Le Pen, da parte del Tribunale di Parigi.
Noi credevamo che il “partito dei giudici” fosse una anomalia italiana. Il caso Le Pen ha dimostrato che l’uso della giustizia per fini di parte è piuttosto un fenomeno europeo. Tutto è partito dalla denuncia del 2016 di Martin Schultz, presidente del Partito socialdemocratico tedesco. Si tratta proprio di quello Schultz che Berlusconi aveva paragonato ad un “Kapo” dei campi di concentramento nazisti.
La condanna della leader dell’ex “Front Nazional” riguarda l’errato utilizzo di fondi elettorali nell’arco di tempo che inizia nel 2004 e va fino al 2016. Niente a che vedere con il caso di Nicolas Sarkozy per fatti di corruzione.
Putin e Trump dichiarano all’unisono che la sentenza ha connotati politici. Essi non comprendono come uno che fa politica possa essere condannato per avere utilizzato i fondi elettorali nei modi ritenuti opportuni. Se passasse un tale principio, Trump, Biden e tutti gli ex presidenti della Nazione Americana da George Washington in giù, dovrebbero essere arrestati o assoggettati alla “damnatio memoriae”. Perfino la condanna di Trump che ha distratto contributi destinati alla politica per pagare il silenzio di una escort, non ha impedito la Sua rielezione. Insomma, il popolo può eleggere un pluricondannato perché il voto degli elettori rappresenta il lavacro purificatorio delle democrazie.
L’unico problema di cui occorre discutere è se vi sia stato un abuso del diritto da parte dei giudici. Ammettendo che la Le Pen abbia percepito rimborsi spese destinati a collaboratori che “risiedevano” a Bruxelles o a Strasburgo e li abbia utilizzati per pagare gli impiegati del Front National, perché si deve configurare il reato di appropriazione indebita invece di pensare, ad esempio, ad una irregolarità amministrativa sanabile con la “restituzione” delle somme incassate?
La questione è talmente dibattuta da far insorgere un ex magistrato come Antonio Di Pietro, che aveva contribuito all’annientamento per via giudiziaria dei vecchi partiti ed aveva finito la carriera fondando un proprio partito, ha dichiarato: “di questo passo si può arrestare qualunque deputato europeo”. Che si tratti di una decisione politica è molto probabile e i giudici di Parigi sono terrorizzati dalle manifestazioni di protesta annunciate nelle piazze francesi, che potrebbero “compromettere l’autonomia della Magistratura”.
In Italia e in Europa, la divisione dei poteri ha fatto il suo tempo perché uno di questi poteri, quello giudiziario, ha prevaricato gli atri: esattamente il contrario di quanto ha fatto Trump nel Suo paese.
Dopo avere condannato i metodi predatori di Trump, bisogna però rilevare che Egli si trova ad affrontare gli stessi problemi degli europei. Mi riferisco all’immigrazione, all’ordine pubblico, alla perdita di competitività del paese, all’eccessivo costo della vita e al sacrificio della classe operaia. Una complessiva degenerazione della democrazia, resa possibile dalle scelte operate dai governi che hanno guidato il paese dal 1990 ad oggi.
Gli operai sono stati messi in concorrenza con quelli pagati di meno al mondo e si così è verificata la dislocazione e la chiusura delle fabbriche americane. L’idea di rendere conveniente l’avvio di nuove attività industriali ad elevata occupazione, si potrà realizzare a condizione che si creino le condizioni ambientali presenti nei paesi dell’estremo Oriente. Se voglio impiantare una fabbrica dell’acciaio, devo eliminare ogni limitazione che deriva dalla politica green e stabilire che l’inquinamento del suolo è consentito per legge. Ed è quello che ha fatto Trump. La possibilità di installare impianti meno inquinanti come fanno gli europei non è presa in considerazione perché i prezzi di mercato dell’acciaio devono essere mantenuti bassi.
Se si vogliono ridurre le importazioni di prodotti alimentari, dovrà aumentare il numero di aziende agricole americane e ciò richiederà tempi medio lunghi. Per questa ragione, non penso che i dazi su tali prodotti saranno ridotti a breve secondo gli auspici degli europei.
L’immigrazione, come affermano i sindacati, toglie lavoro all’operaio americano ed occorre quindi limitarla contenendola al livello strettamente necessario per coprire i posti vacanti. Ed è quello che fanno i paesi competitori come la Cina. Non devono esistere i lavori “abbandonati” ogni cittadino deve essere pronto a svolgere qualunque mestiere in qualsiasi parte degli States.
Se per globalismo economico intendiamo mettere in competizione paesi ricchi e paesi poveri, occorre che le regole del gioco siano uguali. Se la Cina realizza prodotti a basso costo perché paga poco i lavoratori, perché lo Stato aiuta direttamente le imprese, perché la vita costa di meno, o difendo l’America con dazi oppure dopo trent’anni i cittadini americani diventeranno poveri e quelli cinesi ricchi. L’idea che l’America avrebbe mantenuto comunque la leadership economica perché deteneva quella tecnologica si è dimostrata una bufala perché la tecnologia è ormai alla portata di tutti i paesi.
Del resto, in Europa cosa è accaduto? Che le imprese italiane hanno chiuso e si sono trasferite in Romania, che la disoccupazione in Italia è aumentata a vantaggio di paesi come l’Ungheria o la Polonia dove è più conveniente aprire un’attività. Nessuna norma europea ha limitato questo fenomeno, anzi, l’ha favorito. Il “nazionalismo”, cioè il desiderio di difendere gli interessi dei singoli paesi, non è stata una scelta scriteriata di alcune élite, bensì la voce del popolo che non si è sentito protetto dalle politiche di Bruxelles. Tutelare la disoccupazione endemica con sussidi ad intere categorie, con prepensionamenti, con ritorni economici per le industrie o per sistemare le facciate delle case private, non può diventare politica di governo di lungo periodo. Infatti, con questi interventi è stata drogata la domanda, facendo credere in un avanzamento di Pil, in effetti fittizio.
E’ stato come mettere una pezza ad un vestito già pieno di pezze.
In conclusione, i problemi delle democrazie europee e quella americana, sono molto simili: gli europei stanno tuttora portando avanti le politiche dei governi americani dell’ultimo trentennio, che hanno arricchito un pugno di finanzieri e affamato le popolazioni. Trump sta cercando rimedi e c’è il rischio che metta sul piatto la flotta e l’esercito. Il futuro può essere il Medioevo o un nuovo Rinascimento. Credo tuttavia che il cammino da percorrere sia quello del liberalismo occidentale e che l’America resti il solo alleato possibile dell’Europa “nonostante Trump”.