Non si può dire che non siano giorni duri per Giorgia Meloni. Di gatte da pelare ne ha molte. Non solo quelle dell’opposizione che studia giorno e notte come metterla nei guai, ma anche in parte dai suoi più stretti collaboratori che farebbero bene a parlare meno e a lavorare di più.
In primis le tasse, un sostantivo che fa venire il mal di pancia ad un innumerevole numero di italiani. Si tocca la casa e la reazione è violenta: “Il mattone è fuori da ogni discorso, non c’entra.” Fu uno slogan che fece trionfare Silvio Berlusconi. Non si può tirare in ballo un simile problema, ora che è il centro destra a guidare il paese.
Meloni e la cassa che piange
I soldi non ci sono, ne servono tanti per la manovra. Dove prenderli? Il ministro Giancarlo Giorgetti si trova tra Scilla e Cariddi: con nuove tasse o che altro? Trova una via di mezzo. Proviamo ad aumentare il catasto, ad esempio colpendo coloro che hanno ristrutturato la propria dimora gratis con il danaro dello Stato
Una legge che il governo Meloni ha cancellato subito appena è stata chiamata a guidare il Paese. La sinistra, a questo punto, prende la palla al balzo e non si fa pregare: “Eccoli, coloro i quali avevano promesso in campagna elettorale di abbassare le tasse. Un’altra menzogna smentita dai fatti”.
Giorgetti nel ciclone bilancio
Giorgetti è nell’occhio del ciclone: che fare? Ci pensa la premier a fare marcia indietro e a tranquillizzare il popolo: “Noi le tasse le abbasseremo”, spiega in un video diretto agli italiani. Davvero? Allora dove troverà Giorgetti i miliardi che servono per la manovra? Mistero, per il momento.
La realtà è che anche nell’esecutivo non regna la pace assoluta. Salvini è contro Tajani per lo ius scholae; a sua volta il ministro degli Esteri non vuole sentir parlare di colpire “i giusti profitti” delle banche. Nemmeno per sogno, scordatevelo, si dice negli ambienti bene informati di Palazzo Chigi e dintorni.
Come se non bastasse ad angustiare i giorni della premier, ecco apparire sui giornali (progressisti?) la notizia che Guido Crosetto non è più un fedelissimo di Giorgia. Possibile? Insieme avevano fondato quello che oggi è il partito di maggioranza!
I cattivi insistono: non va più alle riunioni del consiglio dei ministri. E’ una fake news che viene smentita da entrambi con un incontro cordialissimo. Però, è questa l’aria che tira e angustia il presidente del consiglio, la quale deve risolvere molti altri problemi assai più delicati.
Si torna a parlare di tasse, la sinistra, capitanata da Elly Schlein insiste sulla patrimoniale. Solo una fissazione? No, la segretaria sa che questo è un caso che può infastidire molto il governo. Spiega: “Perchè non si vogliono togliere soldi ai più ricchi, salvando dal crak il Paese?”
La europatrimoniale
Se il sostantivo è tanto inviso alla maggioranza se ne può trovare un altro: ad esempio europatrimoniale, volendo far intendere che questo è un obiettivo non solo italiano. La Schlein si serve di due alleati: il primo ministro francese Michel Barnier e il premier britannico Keir Starmer, il primo un conservatore, il secondo un laburista.
Si camuffa per “europeista” una tassa che poi pagheranno gli italiani. I grattacapo di Giorgia non sono finiti. Deve dipanare anche quelli di casa che si chiamano Antonio Tajani e Daniela Santanchè: il vice premier non ha abbandonato l’idea dello ius scholae (che fa inviperire Matteo Salvini) e insiste nel cambiare il diritto di cittadinanza.
La seconda, una fedelissima, indagata dalla magistratura, aspetta e spera: se rinviata a giudizio dovrebbe dimettersi.
Insomma, non si può definire tranquillo il periodo di tempo che sta vivendo la premier. Se si aggiungono la difficile nomina del presidente della Rai e la altrettanto complicata scelta del giudice della Corte Costituzionale il quadro è completo.
La verità è che la premier si può fidare di pochissimi ministri e sottosegretari che lavorano con lei. Sarebbe necessario, forse indispensabile un rimpasto? Probabilmente si, ma questo è un sostantivo che non è nel vocabolario di Giorgia.