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Politica

Il campo largo che non c’è, Meloni tranquilla, ma con un leader di sinistra moderata non Pd tutto può cambiare

Alla ricerca del “campo largo”, per svolgere il ruolo dell’opposizione nella speranza di tornare al governo, il Partito Democratico ed altre formazioni politiche di sinistra si sono ritrovati “senza campo”, come si dice quando il telefono non ha linea, scrive Salvatore Sfrecola nel suo blog Un sogno italiano.

È l’effetto della tradizionale litigiosità di formazioni politiche squassate da contrasti ideologici e più spesso personali che finiscono per essere sempre più lontane dalle esigenze minime dell’elettorato che, a parole, rivendicano avendole trascurate durante la loro esperienza di governo, al centro come nelle regioni, nelle città e nei borghi, come dimostrano i gravissimi danni subiti, a seguito dei recenti straordinari eventi atmosferici, dalla popolazione di alcune località dell’Emilia-Romagna convenzionalmente considerata un esempio di “buona amministrazione”.

E così, presentatasi con plurime candidature a Presidente della Regione Liguria, alla testa di liste improponibili, la coalizione di Centrodestra, che ripete l’esperienza attuata in sede nazionale, ha vinto nonostante il disagio causato dalla vicenda Toti che ha visto il Presidente, inquisito per vicende di amministrazione, patteggiare una pena, a dimostrazione che l’indagine non poteva chiudersi con una archiviazione.

Il campo largo si è ristretto in Liguria

Il campo largo che non c’è, Meloni tranquilla, ma con un leader di sinistra moderata non Pd tutto può cambiare – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

Già da quando si è andato delineando un “testa a testa” tra i due candidati principali, Marco Bucci, Sindaco di Genova, esponente del Centrodestra, e Andrea Orlando, personalità di spicco del Partito Democratico, ex Ministro della giustizia, la polemica si è fatta vivace intorno alla proliferazione delle liste autonome alla sinistra del PD che hanno sottratto voti ad Orlando, da Morra a Morando, tutti dimostratisi capaci di raccogliere poche migliaia di voti, quelli che avrebbero dato la vittoria al candidato delle sinistre.

Non solo ma ha giocato un ruolo non indifferente il litigio tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi e, all’interno del Movimento 5 Stelle, i dissidi che hanno opposto proprio nei giorni scorsi il fondatore del Movimento, Giuseppe Grillo, e colui che oggi lo guida, l’ex Presidente del Consiglio.

È il destino delle sinistre incapaci di esprimere un’idea unitaria con esponenti che, da un lato, sembrano giocare in proprio, come Matteo Renzi, che, tra l’altro sono obiettivamente degli estranei in casa PD. Il Senatore toscano proveniente dalla “Margerita” è uno di quei cattolici che si sono dimostrati indisponibili ad operare nel Centrodestra ma che non stanno neppure a loro agio in una sinistra lontana di valori e dagli ideali propri dei “moderati”, quelli che un tempo aggregava la Democrazia Cristiana, autentico ed unico “campo largo” della storia italiana.

Le anime della sinistra

Questo sbocco non riesce ad Elly Schlein, non per sua incapacità, ché anzi ha dimostrato di saper interpretare lo spirito della sinistra dei nostri anni, ma per obiettiva difficoltà di far convivere tante diverse anime più preoccupate del particulare dei leader di riferimento che delle esigenze unitarie. Queste al più emergono in sede locale, nelle elezioni comunali.

“La lezione è chiara – ha detto Raffaella Paita di “Italia viva” intervistata da Il Secolo XIX – senza i riformisti né in Liguria né nel Paese si riesce a dar vita ad una coalizione credibile in grado di cambiare l’Italia e in grado di cambiare, come poteva essere possibile, la Liguria”.

Il fatto è che l’elettorato italiano, come costantemente rilevano i sondaggi sulle opinioni e sulle preferenze di voto, ha un’anima di destra, anche questa certamente caratterizzata da differenze significative, come dimostrano gli attuali partner di governo, ma più facilmente aggregabili sui grandi temi sia pure con qualche significativo distinguo.

Giorgia Meloni può, dunque, stare tranquilla, perché la confusione nel campo avverso è tanta e, come visto, fisiologica. Tuttavia, l’esempio di Romano Prodi dimostra che se la sinistra trova un leader, non di sinistra, solido e carismatico può diventare competitiva alla guida di un campo, più o meno largo. Al momento un campo non c’è e questo potrà fare probabilmente la differenza anche quando si voterà in Umbria e in Emilia-Romagna.

Salvatore Sfrecola

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