
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (Foto Ansa)
Il Consiglio europeo riafferma con fermezza il suo costante e incrollabile sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina, nel rispetto dei confini riconosciuti a livello internazionale. Questo impegno viene ribadito nelle conclusioni adottate a 26 sul dossier ucraino, evidenziando la determinazione dell’Unione europea nel sostenere Kiev contro le aggressioni esterne. L’UE – si legge ancora – prosegue nella sua strategia di “pace attraverso la forza” , un approccio che mira a garantire all’Ucraina una posizione negoziale solida, fondata su capacità militari e difensive robuste. Il rafforzamento dell’apparato di sicurezza ucraino è considerato una componente essenziale per la stabilità della regione e per stimolare le future minacce. Tuttavia, il veto del premier ungherese Viktor Orbán ha impedito l’adozione unanime delle conclusioni, segnando un’ulteriore frattura all’interno del blocco europeo sulla gestione del sostegno a Kiev.
Cremlino: “L’Europa si è trasformata nel partito della guerra”
“L’Europa ha avviato la sua militarizzazione e si è trasformata in un certo modo in un partito della guerra” ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “I segnali che nella maggior parte arrivano da Bruxelles e dalle capitali europee riguardano piani per militarizzare l’Europa”, ha aggiunto, affermando che questo è “chiaramente in contrasto con l’atteggiamento dei presidenti di Russia e Usa che cercano modi per una processo di risoluzione pacifica”.
L’Ungheria: “Non siamo noi ad essere isolati, ma l’Europa”
“No” non ci sentiamo isolati, “ci sentiamo molto bene. Perché pensiamo che sfortunatamente l’Europa sia isolata, è il posto più isolato al mondo”, ha detto il principale consigliere politico del premier ungherese Viktor Orban, parlando a margine del Consiglio europeo in corso a Bruxelles. “Perché cosa è successo negli ultimi tre anni? Abbiamo interrotto – aggiunge – la cooperazione economica ed energetica pragmatica con la Russia, il che ci ha causato, il che ci è costato un sacco di soldi. Abbiamo iniziato la guerra commerciale contro la Cina e ora abbiamo un’ideologia e un scontro basato sulle relazioni commerciali con la nuova leadership degli Stati Uniti. Come pianifichiamo di avere crescita, di garantire posti di lavoro e di avere una società stabile e prospera per i nostri cittadini europei? Siamo tolleranti, noi ungheresi tolleriamo i disaccordi all’interno dell’Unione Europea. Ma questa strategia non ci porta da nessuna parte. Quindi dobbiamo cambiare. E prima ce ne rendiamo conto e prima possiamo concordare attraverso un dialogo costruttivo su un nuovo modo, sarà meglio per tutti noi”.