Questa ci mancava: il “Vaffa day” del M5S. Un teatrino figlio dei tempi micragni della Politica. Grillo che sconfessa Conte. Volano gli stracci (via Pec) tra il fondatore e il presidente del Movimento. Infuria la battaglia. Roberto Fico ha il compito di mediare. Una parola. I due se le stanno dando di santa ragione. Siamo oltre il punto di non ritorno. Il pomo della discordia? Il vil denaro. Altroché il doppio mandato, i principi etici e fondativi del Movimento, la proprietà del simbolo, lo scopo della Costituente (comunque slittata a novembre). No. Tutto fumo negli occhi, un depistaggio per i creduloni e i candidi. Il vero motivo sono le palanche, come si dice in Liguria. Il nocciolo delle minacce è semplice. Conte vuole cancellare la consulenza da 300mila euro, Grillo vuole il rispetto del generoso contratto, per questo sono ai ferri corti. I fedelissimi del comico ammettono: Beppe è furioso. Come finirà?
Morti e sepolti. Il pranzo di Marina di Bibbona – tutto abbracci, sorrisi e promesse – è lontano. Acqua passata. L’obiettivo dei tempi era il “ 2050”. Tutto da rifare. L’ex premier ha replicato alle prime parole di Grillo con durezza: “Le tue esternazioni sono incompatibili col Movimento e ci sono evidenti distorsioni sul ruolo e sui poteri del garante”. Otto giorni fa il comico aveva fatto filtrare il suo disappunto per la replica di Conte; lunedì 16 settembre, Grillo ha manifestato il suo desiderio di sfidare l’ex premier a rendere pubblici i contenuti della lettera. Per replicare poi punto su punto. Toni ultimativi da parte del presidente dei 5 Stelle che, in sostanza, chiede a Grillo di farsi da parte, pena il recesso dei contratti che il Garante mantiene con il partito. Grillo ha risposto piccato: “Se metti in discussione i principi, sarò costretto ad intervenire”. Conte ha replicato: “Nessuna preclusione può essere imposta al potere deliberativo dell’assemblea, né tantomeno il tuo potere di veto”.
Grillo non cede. Ha scritto: “Non è possibile né aprire un confronto deliberativo, né deliberare o mettere in discussione tra gli iscritti i principi fondativi del M5S”. E poi: “Nessuna consultazione tra gli iscritti potrà avere ad oggetto eventuali modifiche del nome M5S, delle modifiche o dell’uso del simbolo e della regola dei 2 mandati”.
E tira in ballo il cofondatore Casaleggio a suo vantaggio. Ma è la sospensione dei contratti a mandare il patriarca del Movimento su tutte le furie. Tutto può dunque succedere. Ne vedremo delle belle.
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