
Il film horror dei dazi, cerchiamo di capire la trama: finiremo tutti a Coccia di morto? (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Il film horror dei dazi, cerchiamo di capire la trama: finiremo tutti a Coccia di morto?
Chi sei? Cosa portate? Un fiorino. Non è il fortunato e immaginifico film di Troisi e Benigni, Non ci resta che piangere,e nemmeno la serie di John Landis di Ritorno al futuro, ma il nuovo film distopico di Trump Più dazi per tutti.
È un film che sembra sceneggiato dal fratello sfigato di Antonio Albanese, quello del gatto in tangenziale, solo che la fine di coccia di morto la stanno facendo i mercati mondiali, in primis Milano che l’altro giorno ha bruciato più miliardi delle Ops di Unicredit ed Mps messe insieme. Dopo oltre 40 anni di WTO, mercato libero, globalizzazione a gogò, contrordine compagni e ritorno al mercato del protezionismo doganale.
Chi ci guadagna?

Chi guadagna in questo scenario? Sicuramente i russi che non soffrono barriere, a medio tempo i cinesi, che tra Brics e Africa hanno altri mercati su cui sfogare le esportazioni, alla lunga forse gli Americani, se alla lunga ci arrivano. Perché queste decisioni sono di tipo nucleare, cioè con reazioni a catena, a parte il digitale americano, che potrebbe essere colpito da contromisure europee, non c’è nulla che, non dico i cinesi, noi europei non sappiamo fare egualmente o meglio.
L’effetto comunque sarà quello di comprimere il PIL mondiale, innescare speculazioni su quotazioni reali, finanziarizzare ancora di più l’economia, facendo ricorso a derivati che spostino nel tempo l’effetto Trump.
Trump regista di un film dell’orrore
Ma perché Trump sta facendo tutto questo se potrebbe innescare problemi alla propria economia? In parte perché come al solito pensa di posare sul tavolo la pistola, con effetti terrorizzanti per poi sedersi a trattare.
In parte perché il bilancio federale è arrivato al punto di non ritorno. Non potendo aumentare la tassazione, perché dopo le promesse elettorali sarebbe cacciato a furor di popolo, l’unica mossa che può fare è tagliare costi, vedi i tentativi di licenziare dipendenti pubblici, ed aumentare entrate esterne, da qui i dazi che finiscono al tesoro americano.
Il vero rischio è che la risposta non sia da parte degli europei, ma dei Brics, che potrebbero accelerare la loro idea di moneta sostitutiva al dollaro per gli scambi commerciali.
Questo creerebbe un terremoto monetario al cui confronto i dazi sono pannicelli caldi.
La dura verità è che il potere economico americano si è fondato, dopo la Seconda guerra mondiale, sulla forza. Ed il Trump che invita gli altri ad armarsi al suo posto rischia di ribaltare questi rapporti, se gli altri attori scoprono che il re è nudo. L’economia di guerra ha rilanciato gli Stati Uniti di Roosevelt che avevano abbastanza surplus finanziario da aiutarci con il piano Marshall, perché più noi crescevamo più loro crescevano.
Oggi non è più così, la superiorità tecnologica degli americani è stata enormemente surclassata dai cinesi i quali ogni anno solo di laureati in matematica e materie tecnologiche sfornano 3,5 mln di persone, un numero che gli Stati Uniti se lo sognano. L’Hawei ha un campus grande quanto una città con 35.000 laureati, coccolati in tutto, altro che la vecchia Cupertino.
Il tentativo del vecchio Grizzly dal ciuffo biondo, dopo anni di letargo, potrà spaventare qualche debole statista europeo, e creerà problemi ai premier al comando, con cittadini più poveri e con i risparmi bruciati, i quali cercheranno capri espiatori.
Ma alla lunga il vero problema sarà per gli Usa, perché passare dal liberismo all’autarchia non è nelle corde di un popolo che non è più quello del novecento. E la testa dell’orso, con le fauci spalancate, potrebbe finire sopra qualche caminetto.