In un’intervista a La Stampa Antonio Marco Passeri, fratello di Luigi Giacomo Passeri, sollecita “il ministro Tajani a far rientrare in Italia Giacomo. La Farnesina non ha mai voluto riceverci e ora ci ritroviamo con la conferma in appello dei 25 anni di cella”. Passeri parla dopo la conferma in appello, in Egitto, a 25 anni di carcere per il fratello, condannato per traffico internazionale di droga.
Le parole del fratello di Luigi Passeri
“Purtroppo non c’è stato uno sconto di pena. E sinceramente ci sentiamo un po’ abbandonati”, afferma Passeri. “Non solo non siamo mai stati convocati alla Farnesina, ma il ministro Tajani non ha mai chiesto scusa per quella sua dichiarazione sui 40 ovuli di cocaina ingoiati da mio fratello. Una circostanza non vera. Mio fratello consumava droga, è vero, ma non la spacciava”, sottolinea il fratello del pizzaiolo condannato.
Se ha firmato una confessione, assicura Passeri, “lo ha fatto perché aveva paura di morire. E non aveva capito che secondo la polizia dentro quel frigo c’era una grossa quantità di sostanze stupefacenti. Pensava si riferisse solo a quella che usava lui. Io non volevo che lui si ‘sballasse’, glielo avevo detto più volte. Ma questo non significa che sia uno spacciatore”.
L’accusa verso il Governo
La ragione per cui non c’è un’assistenza forte da parte della Farnesina, per Passeri, è un’altra: “Mio fratello, come me, è mulatto. E contro di noi c’è una sorta di razzismo”. Dopo l’arresto, i due fratelli non si sono mai parlati: “Neppure una telefonata. Le uniche sue notizie me le manda con lettere che consegna a qualche parente degli altri detenuti che poi me le inviano via WhatsApp”.
La famiglia non è nemmeno mai andata in Egitto: “È stato lui a sconsigliarcelo. ‘Se venite qui rischiate di fare la mia fine’ ci ha scritto. E in effetti noi abbiamo paura. L’ambasciata ci ha garantito la massima protezione, ma io non me la sento”.