Quando il Medio Oriente esplode, la Francia trema e la sua classe politica teme « un’importazione del conflitto ».
Una paura ricorrente e giustificata: il Paese ospita due grosse comunità, ebraica e musulmana, due sismografi che reagiscono immediatamente alla minima scintilla proveniente dalla polveriera mediorientale.
Un dato lo conferma : in appena 33 giorni, il ministero dell’Interno ha contabilizzato 1.274 atti antisemiti. Nell’intero 2022, furono 436. La tensione è alle stelle e la stessa classe politica è lacerata, smarrita davanti al conflitto israelo-palestinese e all’impotenza della diplomazia internazionale.
Di fronte al dilagare di una nuova ondata antisemita, i presidenti dell’Assemblea Nazionale e del Senato, la macronista Yaël Braun-Pivet e il repubblicano Gérard Larcher, hanno lanciato l’idea di una marcia contro l’antisemitismo.
Oggi, domenica 12 novembre, scendono in piazza gran parte del governo, i due ex presidenti François Hollande e Nicolas Sarkozy, quasi tutti i leader di partito e sicuramente centinaia di migliaia di persone, a Parigi e altrove.
Emmanuel Macron non andrà : « Non sono mai andato a una manifestazione, ma ci sarò con il cuore e il pensiero ». In una lettera ai francesi, il capo dello Stato denuncia «la rinascita di un antisemitismo sfrenato. Una Francia in cui dei francesi hanno paura a causa della loro religione o della loro origine non è la Francia ».
E ha messo in guardia contro un altro pericolo: « La lotta all’antisemitismo non deve mai portarci a contrapporre certi compatrioti ad altri ».
Sulla scelta presidenziale hanno pesato anche le forti discrepanze nel mondo politico. La partecipazione di Marine Le Pen e del suo Rassemblement national (Rn) ha suscitato non poco imbarazzo.
La leader dell’estrema destra continua la sua abile campagna per darsi una rispettabilità. Se il padre non ha mai nascosto il suo antisemitismo e spesso lo ha pubblicamente manifestato in forme particolarmente odiose, la figlia ha sempre difeso la comunità isrealita.
La sua linea politica è centrata sulla lotta all’immigrazione, in buona parte di origine musulmana, tanto è vero che l’Rn ha aumentato i suoi consensi all’interno del mondo ebraico transalpino. La presenza di Marine Le Pen disturba, ma nessuno può impedire a un partito con 88 deputati di partecipare a una sfilata organizzata dai presidenti delle due Camere.
Sul fronte opposto, i radicali della France insoumise hanno deciso di boicottare la marcia. Il loro leader, Jean-Luc Mélenchon, ha rifiutato di condannare Hamas. I suoi militanti sono la colonna vertebrale delle manifestazioni propalestinesi.
Non è un caso: la France insoumise raccoglie molti voti proprio nelle periferie con alti tassi di immigrati. Un atteggiamento che ha irritato i suoi alleati a sinistra : socialisti, comunisti e verdi sfileranno per le strade parigine.
L’unità a sinistra messa in piedi a sorpresa un anno e mezzo fa, con un certo successo elettorale, rischia di saltare per aria. Non solo per la marcia contro l’antisemitismo, ma anche per le continue intemperanze di Mélenchon, uomo che mal sopporta il contraddittorio.
L’idea della marcia è stata indubbiamente una buona idea: a 78 anni dalla sconfitta del nazismo, vedere a Parigi edifici taggati con la stella di David è semplicemente insopportabile. L’antisemitismo si nutre dei vecchi stereotipi otto-novecenteschi, ma il conflitto israelo-palestinese lo amplifica ogni volta che le tensioni mediorientali si trasformano in guerra. I giovani figli di immigrati s’identificano con i giovani palestinesi perché si sentono tenuti ai margini della società francese. E’ un atteggiamento semplificatorio, ma istintivo.
Nel corso dei decenni milioni di francesi di origini extra-comunitarie si sono integrati. Eppure, la rivolta delle banlieues di giugno-luglio testimonia quanto sia forte tra i giovani delle periferie il sentimento di essere discriminati, di essere cittadini di seconda categoria.
La guerra in Medio Oriente si trasforma così in uno specchio delle tensioni che attraversano la società francese. Sono problemi condivisi dagli altri paesi europei.
La marcia contro l’antisemitismo è un altolà indispensabile per evitare la banalizzazione di gesti che banali non sono affatto.
Ma bisognerà anche prendere atto del fatto che una parte della società francese, certo molto minoritaria, non ha sostenuto la dimostrazione. E continua a non far differenza tra la politica del governo israeliano e il mondo ebraico, alimentando così la rinascita dell’antisemitismo.
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