Il Natale di Giorgia Meloni fra Mussolini, Salvini e il panettone. Nemmeno nei due giorni più santi dell’anno, il Natale, la politica (e con essa l’informazione) smettono di litigare e di rinfacciarsi errori e risultati. Ogni pretesto è buono, un qualsiasi cavillo diventa quasi obbligatorio per mettere in risalto i meriti e i demeriti.
Dopo l’assoluzione di Salvini, è la riforma della giustizia a diventare scontro perenne. Da una parte, si dice che “separare le carriere vuol dire creare una casta dei procuratori”, mentre dall’altra si ritiene che “finalmente si avrà più giustizia” se si diminuirà il dominio dei pm.
Natale dí continue scaramucce
Ma fuori dai grandi temi sono anche i “piccoli eventi” a scatenare la rissa. C’è, ad esempio un figlio dell’ex parlamentare Alessandra Mussolini che gioca al calcio e gli esperti ritengono sia una promessa. La sua squadra è lo Juve Stabia che milita in serie B. Capita che il ragazzo segni nell’ultima giornata del campionato in corso un gol determinante per il successo finale.
Ora, sulla maglia non ha il cognome del padre (Floriani) ma quello della madre secondo una legge che prevede una simile scelta. Insomma, sul retro della stessa maglia è scritto Romano Mussolini, il cognome della genitrice.
Il saluto al Duce imbarazza Meloni
Un gruppo di giovinastri che riempie le gradinate della curva alla fine della partita alza il braccio destro evocando il saluto “dei tempi che furono”. Si parla di rigurgito di fascismo, ma si può considerare tale un gesto sconsiderato di tifosi un po’ imbranati?
Suvvia, sono ben altri i fatti che potrebbero far pensare ad un ritorno del deprecato ventennio. Ma che fa? L’importante è trovare il modo di organizzare un braccio di ferro.
In un giorno sfortunato i treni tra Puglia e Molise subiscono notevoli ritardi e allora che cosa si scrive ironicamente; “Che Salvini è tornato in ufficio”.
In una prima pagina, si mettono in rilievo le foto significative dell’anno che sta per tramontare. Ebbene, qual è quella a cui viene dato più rilievo? Al finto (badate bene fasullo) bacio sulle labbra tra Musk e la Meloni. Si va avanti di questo passo e non si tralascia nulla pur di battibeccare.
Maurizio De Lucia abbandona la poltrona dell’associazione nazionale magistrati per tornare a fare il giudice. Quale migliore occasione per suggerire agli imputati: state attenti, il pericolo è dietro l’angolo.
Sempre sulla prima pagina di un giornale che non guarda certamente a destra si scrive con un titolo a caratteri cubitali che c’è una gara nella maggioranza per vendicarsi dei Pm senza dimenticare l’immancabile scontro sui centri in Albania per i migranti.
In questo caso, la polemica diventa più forte perché mentre il Paese soffre dei mali che si chiamano salari, povertà e sanità, il governo torna ad occuparsi dei viaggi navali vuoti che trasportano i migranti verso Tirana e Durazzo. “E’ l’ennesima sfida contro le toghe”, si legge.
Mentre il quotidiano fondato da Antonio Gramsci si spinge ancora più in là ritenendo che “l’esecutivo invece di alleviare le sofferenze, studia per eliminare chi le patisce”.
Anche sull’altra sponda non si scherza: si individuano i rosiconi, coloro che non ci vogliono a stare a perdere, della inutilità della minoranza che non presenta un progetto, ma solo chiacchiere; della pochezza di Elly Schlein che tace sugli argomenti più scottanti.
C’è un unico barlume in tanto buio: nel giorno dell’inaugurazione di Piazza Pia a Roma (ad un passo da San Pietro) Giorgia Meloni e il sindaco Roberto Gualtieri si scambiano complimenti a vicenda.
“E’ un miracolo di collaborazione”, dice la premier. “Così la Capitale diventerà ancora di più la città unica al mondo”, le risponde sorridendo il primo abitante dell’Urbe. Consoliamoci allora e pensiamo a mangiarci il panettone in santa pace. Saremo tutti più allegri e meno acidi.