Il Natale di Macron sotto il segno della crisi politica e personale. «Mi rifiuto di partecipare a un governo formato con l’avallo di Marine Le Pen ». Non è stato un pericoloso gauchista a fare questa dichiarazione, ma il presidente della regione del Nord, Xavier Bertrand. Un uomo che appartiene alla destra (democratica).
La sua reazione è stata dettata anche da un disappunto personale, ma resta la sostanza, sotto gli occhi di tutti : il nuovo governo del centrista François Bayrou dipende dalla benevola astensione dell’estrema destra.
Macron nelle grinfie di Le Pen
Esattamanete come quello del suo predecessore, Michel Barnier, mandato a casa dopo meno di tre mesi. Le Pen tiene il neo-primo ministro per la collottola : basterà una sua parola per precipitare la caduta dell’esecutivo.
Il problema, però, non è Bayrou, navigato democristiano che da decenni aspettava di arrivare, come minimo, alla guida del governo. Il vero problema si chiama Emmanuel Macron.
Il verdetto delle urne
Come nell’estate scorsa, il capo dello Stato finge di non aver capito la realtà politica del paese e tenta in tutti i modi di controllare il governo. Ma ci sono due dati di fatto che dovrebbero imporre un po’ di modestia.
Il primo è il voto dei francesi: alle elezioni politiche dell’estate scorsa, gli elettori hanno rifiutato l’arrivo al governo dei lepenisti, ma hanno anche punito il presidente, che ha perso 84 deputati.
Da mesi, Macron non vuole accettare l’idea di essere ridimensionato e di doversi occupare solo di politica estera e di difesa (il che, già , non è poco). Intende restare al centro della scena politica, costi quel che costi. E non accetta l’idea di avere un governo che possa rimettere in discussione le sue scelte passate, prima fra tutte la riforma delle pensioni, approvata solo a colpi di fiducia.
Il presidente sembra anche non tenere conto di un secondo elemento: i prossimi trenta mesi che ci separano dalle presidenziali saranno per lui una lunga fin de règne da leader dimezzato: senza maggioranza parlamentare, impopolare nei sondaggi e privato della possibilità di ripresentarsi (la Costituzione limita a due i mandati presidenziali), Macron è sulla via del tramonto.
Intestardirsi serve a poco. Certo, l’attuale configurazione dell’Assemblea nazionale rende molto difficile la vita di qualsiasi governo, ma il capo dello Stato aggiunge confusione alla confusione rifiutandosi di fare un passo di lato. Vedremo come se la caverà Bayrou, ma la crisi politica francese è ben lontana da una soluzione viabile e non ipotecata dall’estrema destra.