Home > Notizia per Notizia > Politica > Il ridicolo dibattito sulla manovra. Le nuove tasse ci sono già e si chiamano inflazione, stipendi fermi e sanità sempre più privata

Il ridicolo dibattito sulla manovra. Le nuove tasse ci sono già e si chiamano inflazione, stipendi fermi e sanità sempre più privata

Non aumenteremo le tasse, dicono in questi giorni gli alfieri del Governo cercando di placare in qualche modo gli echi delle parole del ministro della finanze, Giancarlo Giorgetti. Ministro Giorgetti che tra l’altro parlava e parla di tasse per i grandi patrimoni o i grandi profitti. Non certo di tasse per il ceto medio o medio-basso. Senza contare che il ricalcolo catastale per chi ha usufruito del superbonus sarebbe una cosa dovuta e non certo una vendetta mirata. Quindi, bisogna ammetterlo: ancora una volta si è creato un dibattito più o meno sul nulla (escluso il discorso sulle accise sul diesel che invece sarebbero davvero un aumento per qualsiasi italiano). Ma visto il cortocircuito mediatico anche la stessa premier, Giorgia Meloni, in un video pubblicato sui social, ha preso l’arco e ha lanciato la freccia del complotto per cercare di stemperare le ansie degli italiani: “È falso che il governo vuole aumentare le tasse”.

Ma il problema, che lo vogliate o no, dibatti sul nulla o meno, è che le tasse per il ceto medio, o medio basso stanno già aumentando da anni. E continueranno ad aumentare. Anche al netto della prossima manovra finanziaria.

L’inflazione di questi anni non è una tassa? Il trentennale non aumento dei salari non è un’altra tassa? L’aumento del 10%, soltanto tra il 2022 e il 2023, della spesa privata per la salute non è un’altra tassa ancora?

Per esempio: ma siamo sicuri che in Italia la sanità sia ancora pubblica? Qualche dato sparso. La fonti sono il settimo rapporto Gimbe e l’Istat.

Nel 2023 le famiglie italiane, vista la mediocrità del SSN, quello che qualcuno ancora chiama Servizio Sanitario Nazionale, tra servizi inesistenti e code ridicole, hanno aumentato la spesa privata per la salute del 10% rispetto al 2022: +4.286 milioni di euro.

Nello stesso anno gli italiani che hanno rinunciato alle cure sono 4,5 milioni di persone. Ripetiamo: 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi.

Di questi 4,5 milioni di italiani che hanno rinunciato a curarsi, 2,5 di loro lo hanno fatto per motivi economici.

È crollata poi anche la spesa per la prevenzione, rispetto al 2022: nel 2023 è infatti scesa del 18,6%

D’altronde, qualcuno di voi ha mai provato a fare delle analisi in qualche centro pubblico? Qualcuno di voi ha mai provato a prenotare una visita? Chi lo ha fatto sa benissimo che, visti i tempi e vista la mancanza sempre più frequente proprio del servizio, spesso ha dovuto poi ripiegare sul privato.

Questa la semplice realtà del settore sanità e dintorni. Senza parlare di tutti gli altri: trasporti, scuola, lavoro, e così via.

Sarà una manovra di sacrifici, si legge su molti giornali che forse fanno cronaca dalla Luna o da Marte. Ma i sacrifici, gli italiani, quelli che non evadono e che portano a malapena un salario indecente a casa, li stanno già facendo da anni. 

Gestione cookie