Il governatore della Campania, Don Vincenzo De Luca, non ci sta a rimanere fuori dal giro. Aveva ragione Giulio Andreotti quando diceva che “il potere logora soltanto chi non ce l’ha”.
Il nostro uomo scalpita, incita i suoi fedelissimi, è contro Elly Schlein che non vuole il terzo mandato. Però il Pd campano è con lui, non gradisce le intrusioni di Roma perchè ritiene che il popolo è sovrano e il popolo è con il “presidente” che via del Nazareno non vuole più.
De Luca cerca un sotterfugio
Comunque, la situazione diventa difficile, De Luca capisce che ha poche chance per rimanere su quella poltrona che ama alla follia. Oltre che barricarsi e affrontare lo scontro, studia una terza via: un accordo “fasullo” che acconterebbe la segretaria, ma in futuro il vero padrone della regione sarebbe ancora lui. Trovare il nome di un suo sottopancia che si muoverebbe solo sotto le sue indicazioni.
Insomma, il burattinaio rimarrebbe sempre lui, Eddy dovrebbe abbozzare pur di chiudere una vicenda che le sta rendendo la vita difficile.
Conte vuol dire la sua
Sembra facile, ma non è così perché questo patto dovrebbe essere gradito anche da Giuseppe Conte, il quale non rinuncia ad avere voce in capitolo in quella regione.
Si studia, si tenta di arrivare ad un nome che accontenti quella coalizione di sinistra che ormai molti definiscono “il campo sbagliato”. Un candidato sembrava aver avuto la meglio sul pastrocchio: quel Roberto Fico, ex presidente della Camera, grillino doc.
Dunque, una persona che a Conte non piaceva del tutto, ma che poteva sempre dire che si trattava di un pentastellato. “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, insegna un vecchio adagio. Così, anche questo simil accordo sembra essere caduto nel vuoto perché la decisione di Elly e Giuseppe non era gradita a Don Vincenzo. Punto e a capo, quindi? Chissà
Il fatto è che sul guazzabuglio campano si inserisce di prepotenza pure la poca chiarezza che c’è in quella incerta opposizione che ancora non sa dove andare.
Pd, 5Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra non hanno ancora trovato un denominatore comune. Un giorno pare che tutto si sia risolto, il giorno seguente, si ricomincia a discutere perché manca la corrispondenza d’amorosi sensi.
Questo naturalmente favorisce De Luca e il suo piano diabolico, ma fin quando l’alleanza dell’opposizione non troverà un punto d’incontro i passi avanti sono soltanto una illusione. “Stanno sbagliando tutto”, dicono Matteo Renzi e Carlo Calenda per una volta dello stesso parere.
L’unica via d’uscita sarebbe quella di riportare il Pd verso il centro guadagnando quei voti che oggi rimangono nel cassetto perché l’astensione aumenta e la gente preferisce rimarsene a casa il giorno delle elezioni. Quali idee nuove propongono? Quale programma di governo? Gli interrogativi rimangono lettera morta e il distacco dalla politica rimane.
In soldoni, è proprio questa sinistra la vera alleata di Giorgia Meloni che continua a salire nel gradimento degli italiani. Cresce il successo personale e quello del suo partito che ha superato l’asticella del 30 per cento e sfiora il 31.
Come risponde l’opposizione? “Con vecchi programmi tv, come Report, che sono una minestra riscaldata”: lo scrive l’Unità in prima pagina. “Un rancore verso Berlusconi che ormai fa parte del passato”, sostengono altre forze della sinistra. Un intrigo da cui l’opposizione dovrà affrettarsi a uscire se vuole davvero contrastare il governo e dargli una spallata.