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Ilaria Salis santa o picchiatice? Tutto fa brodo per la campagna elettorale ma la polemica politica non aiuta

 Ilaria Salis, mai come stavolta la politica deve rimaner fuori dalla sua vicenda e dalla sua prigionia.

Se  vogliamo il suo bene e quindi forse una semilibertà sarebbe augurabile che tutti gli uomini e le donne dei Palazzi si disinteressino del suo caso. Destra, sinistra, centro, nessuno escluso.

Perchè, purtroppo anche in questa circostanza così incomprensibile e drammatica, la discussione, il dibattito, le liti tra avversari (o nemici) non è mancata, anzi si è fatta più violenta. Gli uni puntano il dito sugli altri se Ilaria è in queste condizioni. Pur di prevalere, lo stato della giovane insegnante arrestata e messa in galera in Ungheria, passa in secondo piano.

Si fa campagna elettorale pure dinanzi ad un episodio così aberrante. La sinistra incalza: “Possibile che in undici mesi (tanti ne sono passati da quando Ilaria è dietro le sbarre) nessuno si sia accorto delle sue sofferenze tracorse tra pulci, bacarozzi e topi? Senza un vestito degno di questo nome? Priva di servizi igienici adeguatii?

“Dov’erano il nostro ambasciatore a Budapest ed i suoi più stretti collaboratori? Eppure il processo non era alla prima udienza ed anche nelle volte precedenti Ilaria è entrata in aula con le catene ai polsi e le gambe costrette da una fascia chiusa con due lucchetti?”

Da destra si risponde: “Non si può interferire nella prassi di un altro Stato quando si tratta di detenuti. Così è in Ungheria, così è negli Stati Uniti dove gli uomini vengono giustiziati con l’ossido di azoto”.

Il ritornello è sempre lo stesso, ormai anacrostico, cancellato dalla storia. Fascismo e antifascismo, non si parla d’altro.

“È una giovane che ha chiesto un permesso alla scuola dove insegna per andare a prendere a bastonate chi non la pensava come lei”, gridano gli esponenti del Carroccio con Matteo Salvini in prima linea.

“Tutte falsità” affermano a sinistra per una volta uniti Pd e 5Stelle.  Non solo, ma pure tra gli esponenti della maggioranza le tesi sono contrastanti come tra i due vice premier Salvini e Tajani. Il primo sciorinando le precedenti “azioni politiche” di Ilaria. Il secondo affermando che la Farnesina era all’oscuro di tutto ed è intervenuta subito per aiutare una concittadina “seviziata” in modo indecoroso.

Insomma, ogni episodio si può sfruttare in vista delle elezioni europee di giugno dove ognuno andrà per proprio conto e dovrà sfruttare più consensi possibili per non sparire o comunque evitare un pericoloso flop.

Per il momento, ancora oggi le divergenze hanno la meglio e, probabilmente gli uomini politici non si rendono conto che tutte queste chiacchiere (che a volte sono fake news) non aiutano Ilaria a uscire dalle condizioni in cui si trova.

Ora si parla di ottenere forse gli arresti domiciliari magari da passare nella sede dell’ambasciata italiana di Budapest; ma nemmeno queste confortanti notizie spengono la polemica.

La sinistra tuona: “Che cosa faceva in questi undici mesi il nostro presidente del consiglio? Eppure ha ottimi rapporti con il suo omologo Viktor Orban. Quante volte si è fatta fotografare con lui spendendo ottimi giudizi sul suo conto?”

Da Palazzo Chigi non replicano, però i fatti dimostrano che Giorgia Meloni non è rimasta con le mani in mano appena è scoppiata la polemica telefonando e poi incontrando Orban nel corso di un convegno internazionale. Promesse, tante promesse per ora. Anche perché in Ungheria gli esponenti della destra oltranzista ritengono che “Ilaria deve andare ai lavori forzati”.

Parole e frasi che si commentano da sole. Ritornando al nostro ragionamento, le forze politiche italiane debbono convincersi che in casi del genere alzare un polverone per farsi pubblicità è un danno che può provocare conseguenze impensabili.

Sul caso di Ilaria si sono espressi parlamentari (donne e uomini) che non hanno mai preso una iniziativa. Comprendono che in questi casi si ottiene spazio in un giornale o in tv e non si fanno pregare. Dicono la loro soltanto per apparire.

Ecco il motivo per il quale se si vuole davvero aiutare la Salis è meglio tacere, rimanere in silenzio e augurarsi che diplomaticamente (magari con la spinta di Giorgia e l’amicizia con Orban) si riesca a riportare in Italia una insegnante che farà bene a lasciare a casa le sue idee politiche e pensi solo al bene degli alunni che da lei debbono imparare.

 

 

Bruno Tucci

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