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In Italia libertà di stampa in pericolo? Un vecchio giornalista ammonisce: Datevi una calmata

In Italia è in pericolo la libertà di stampa? I media sono sottoposti ad una crescente pressione tanto che si recrimino le voci critiche?

Non sono opinioni che arrivano da giornali che si stampano nel nostro Paese, ma da un’organizzazione dei diritti unani che ha per nome “Liberties” con sede a Berlino. Non sappiamo a quali fonti si siano rivolti per ottenere certe notizie, sicuramente non a quelle che hanno sede qui da noi.

E’ un grido d’allarme del vecchio continente? No, solo una convinzione da parte di alcuni dirigenti che probabilmente non sono mai venuti a godere delle nostre bellezze.

Italia in pericolo, dicono a Berlino

In Italia libertà di stampa in pericolo? Un vecchio giornalista ammonisce: Datevi una calmata

Sono passati quasi 70 anni da quando entrai nella redazione di un giornale. Eppure mai e poi mai  mi fu detto di scrivere cose che non condividevo.

Al Messaggero e poi al Corriere della Sera fui sempre libero di riportare quel che vedevo usando quel termine, terzietà, che talvolta, sbagliando sfugge di mano.

Dire allora che la libertà di stampa sia in pericolo mi sembra una esagerazione che non dovrebbe essere presa in nessuna considerazione. Però, la voce europea ha denunciato il “misfatto”e non si può prendere sottogamba.

Un unico interrogativo vorrei rivolgere a queste persone che hanno redatto il rapporto. Hanno mai dato un’occhiata alla rassegna dei quotidiani che si trovano ogni giorno in edicola?

Se no, li possiamo perdonare, ma non giustificare, se è vero, come è vero, che le notizie debbono essere sempre verificate. I quotidiani sono tanti, sia pure se taluni ritengono che il cartaceo stia per scomparire.

In tanti siamo di avviso diverso perché un giornale resta, un editoriale lo puoi conservare a dispetto di una immagine in tv che ha vita alcuni secondi e poi vola via. Oppure un commento autorevole detto alla radio rimane nella memoria di un ascoltatore lo spazio di un mattino, se non meno.

A parte queste critiche che per fortuna non sono universali vorremmo invitare i signori di Liberties in Italia e andare con loro in edicola per acquistare una intera mazzetta (in gergo tutti i quotidiani che la gente può comprare).

Ebbene dopo averli letti dovrebbero almeno vergognarsi. Vediamo: Il Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, Il Tempo, Il Resto del Carlino, Il Fatto quotidiano, L’Unità, Il Manifesto, La Notizia, Il Mattino, Domani, Il Secolo d’Italia, Il Foglio.

Tanti giornali, tante opinioni

Insomma, spesso, anzi sempre, pareri discordanti che non potrebbero essere tali se in Italia fosse messa in pericolo la libertà di stampa.

Destra, sinistra, centro: ogni opinione che il lettore potrà scegliere.

Nel mirino di questo rapporto non poteva mancare la Rai e naturamente quella che è ormai nota come Telemeloni.

I Una precisazione innanzitutto. Ogni volta che a Palazzo Chigi sieda un inquilino invece che un altro, avviene naturalmente una inversione dei ruoli, quella definita “spoil sistem”.

E’ naturale ed è ormai entrata nella prassi una simile abitudine. Succede dappertutto anche nella più grande delle democrazie, gli Stati Uniti d’America. E’ il potere bellezza, inutile ignorarlo.

Ma da qui a dire che è messa in discussione la libertà di stampa ce ne passa. Ma il bello è che a sostenere tale ipotesi siano a volte in Italia coloro che in altri tempi non si accorgevano di nulla se a viale Mazzini andava in onda la rivoluzione.

O se a Saxa Rubra l’Usigrai (il maggior sindacato dei giornalisti) taceva dinanzi a fatti sconcertanti.

Dunque, non distruggiamo la possibilità di scrivere quel che vogliamo senza oltrepassare certi limiti.

Invece che seguire i risultati sconcertanti di Liberties (e dei suoi accoliti) teniamoci la nostra libertà di esporre le nostre opinioni senza la paura di dover incorrere in una denuncia se non nel carcere (Putin docet).

Bruno Tucci

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