Correva l’anno 2015. Al governo, allora, c’era Matteo Renzi. Il 5 marzo di quell’anno Fratelli d’Italia organizzò alla Camera un convegno per presentare la sua nuova proposta di legge per, udite udite, l’abolizione delle Regioni. Legge che all’epoca, tra l’altro, portava in calce proprio la firma di Meloni Giorgia. Dell’incontro si trova ancora traccia sullo stesso sito ufficiale della presidente del Consiglio.
“Fratelli d’Italia – tuonava e spiegava Giorgia Meloni al convegno – ha trasformato in proposta di legge lo studio della Società Geografica Italiana per abolire le Regioni e i 16 mila enti intermedi che ora esistono e per istituire 36 distretti territoriali omogenei per storia, cultura, geografia ed economia. Serve una nuova architettura dello Stato, perché il regionalismo è stato un fallimento e ha prodotto molto spesso solo corruzione e burocrazia. Nel 1970, quando si stavano disegnando le Regioni sulla base del compromesso tra Dc e Pci, Giorgio Almirante lo aveva ampiamente previsto e aveva denunciato che la spesa pubblica sarebbe andata fuori controllo. Dopo 45 anni, possiamo dire che è andata proprio così”. Ripetiamo: “Il regionalismo è stato un fallimento e ha prodotto molto spesso solo corruzione e burocrazia”. E ancora: “Giorgio Almirante lo aveva ampiamente previsto. Dopo 45 anni, possiamo dire che è andata proprio così”.
Tra i relatori al convegno, oltre alla Meloni, anche Edmondo Cirielli e Fabio Rampelli. “La proposta di FdI – diceva Rampelli – si fonda sulla cancellazione delle Regioni e sulla categorica esclusione di un loro accorpamento perché le grandi dimensioni moltiplicano la spesa pubblica e aumentano la distanza con il territorio, i cittadini e i bisogni sociali reali”.
Tra l’altro, come avevamo già ricordato, qualche mese prima del convegno, la Meloni lo aveva detto chiaro e tondo: “E poi – spiegava – c’è un’altra battaglia che noi ci vogliamo intestare: la battaglia per l’abolizione delle Regioni. Perché qui bisogna avere il coraggio di dire che il regionalismo ha fallito. Che alla fine le Regioni sono diventate soltanto dei centri di spesa formidabile che sono state utilizzate dalla partitocrazie per moltiplicare carrozzoni, consulenze, occasioni di malaffare lontano dai riflettori. Perché, diciamocela tutta, l’identità italiana non si fonda sulle Regioni. Le Regioni nascono nel 1970 come un compromesso tra il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana”.
Insomma: detto, fatto. Al governo con la Lega, da sempre un partito anti regionalista, ora, dopo aver approvato il disegno di legge, la Meloni si sta giustamente battendo strenuamente per una sua battaglia di principi e di ideali: realizzare l’autonomia differenziata per dare più poteri alle Regioni. Una scelta di coerenza, la sua.
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