Era il 31 agosto del 2022, tre settimane prima delle elezioni che poi porteranno Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Dal palco di Chieti, Giuseppe Conte, proprio lui, durante un comizio elettorale si lanciava in un elegio del doppio mandato pentastellato (qui il video): “Da noi vige una regola: per noi il servizio a favore dei cittadini è un servizio che si può fare ovunque, se ci sono cariche elettive ci siamo dati la regola del doppio mandato e l’abbiamo rispettata, per tutelare voi, per evitare che la politica possa diventare un affare privato di tutela del destino personale di chi vi deve rappresentare. Questa regola vale anche per me“.
E ancora: “Per noi la politica è un servizio a favore dei cittadini e le cariche elettive devono essere temporanee. Non possiamo tollerare che il M5S diventi una forza come le altre dove ci sono ormai professionisti della politica specializzati nella gestione del potere, noi vogliamo essere specializzati nella tutela dei vostri interessi”. E infine: “Ci batteremo perché questa regola, così rivoluzionaria, sia adottata da tutti i partiti”. Detto, fatto: in questi giorni il Movimento 5 Stelle, su impulso proprio di Conte, ha abolito la regola del doppio mandato. Quando si dice la coerenza. Forse il leader pentastellato quando diceva “ci batteremo che questa regola, così rivoluzionaria, sia adottata da tutti i partiti” intendeva tutti i partiti… tranne il Movimento 5 Stelle.
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