Che fine ha fatto la studentessa iraniana che si è spogliata nel campus universitario di Teheran per protestare contro le regole sul velo? Ahou Daryaee, 30 anni, – iscritta al dottorato di ricerca in letteratura francese (fonte Gariwo, istituzione Onlus) – ha sfidato il regime col suo corpo.
Un corpo esibito come un atto di ribellione ed eroismo, un gesto rivoluzionario in un Paese dove una ciocca di capelli fuori posto può costarti la vita come è successo a Mahsa Amini il 16 settembre del 2022.
Oggi l’Iran anti-regime ha una nuova icona che, nella repubblica islamica, vuol dire purtroppo vittima della teocrazia. Da quando la studentessa di Teheran è stata vista per l’ultima volta camminare seminuda all’università Azad (2 novembre), per poi essere arrestata dalla forza paramilitare agli ordini delle Guardie della Rivoluzione Islamica, non si sa più nulla.
Filtra tutt’al più la notizia che è stata sottoposta a cure mediche. Tutto qui. Lo ha dichiarato, bontà sua, la portavoce del governo Fatemeh Mohajerali al quotidiano Ham-Mihan. Ha assicurato: “Nessuna inchiesta, è un problema sociale e non di sicurezza”. Poi più nulla. Tuttavia è filtrata anche un’altra notizia: le guardie, al momento dell’arresto, le avrebbero sbattuto la testa sull’auto provocandole una forte emorragia, per cui il regime probabilmente l’ha trasferita in un istituto psichiatrico.
Il video che documenta la ragazza camminare in mutande e reggiseno nei viali dell’Università è diventato virale. Ha fatto il giro del mondo. La vicenda è così diventata di rilevanza universale. Il suo gesto di stracciarsi le vesti riguarda noi tutti, in particolare le donne, avendo trasversalmente a che fare con qualsiasi donna impegnata a guadagnare o a riprendersi ogni piccolo centimetro di libertà sottratta.
Il gesto della studentessa, rimasta in biancheria intima, è il sintomo di qualcosa di molto più incendiario perché rilancia la resistenza in nome dei diritti negati. Il momento è buono per scrivere una diversa storia delle donne. È una opportunità di rinascita per le donne iraniane. Perché le femministe nostrane non dicono nulla? Il loro silenzio (assordante) è imbarazzante.
Tutto il clero sciita e la casta dotta del regime teocratico ora è tra due fuochi. Uno esterno ed uno interno: Israele e la protesta studentesca. Netanyau si è ringalluzzito con la vittoria elettorale di Trump (“la sua vittoria segna una forte ripresa della grande alleanza”).Ha un nuovo ministro della Difesa – Israel Katz, 69 anni, membro del suo stesso partito, ossia il Likud di Centrodestra – e scalpita per frenare Teheran.
La protesta ha ripreso vigore. È da 40 anni che va avanti tra alti e bassi ma adesso è più strutturata, ha legami internazionali. Si protesta ovunque: contro il deterioramento economico, l’ingerenza del regime nella vita privata dei cittadini, la corruzione e il nepotismo sempre più difffusi, la repressione del dissenso politico. Siamo vicini al limite.