“L’Italia ha dato il buon esempio con la sottoscrizione del Protocollo Italia-Albania, per processare in territorio albanese, ma sotto giurisdizione italiana ed europea, le richieste di asilo. Le due strutture previste dal Protocollo – il centro di Shengjin e il centro di Gjader – sono ora pronte e operative”.
Giorgia Meloni rivendica il successo politico della via italiana alla gestione dei flussi migratori, immagina che altri paesi europei seguano l’esempio (Von der Leyen ha fatto mostra di apprezzare con curiosità, ma nulla di più). Via italiana ma in territorio albanese, le critiche dell’opposizione al suo governo riguardano la tutela dei diritti (spazio a sovranità italiana ma in territorio extra Ue, bel rovello di ingegneria costituzionale).
Il tenore è questo. M5S: “Von der Leyen dice sì a deportazioni”. Schlein: “Da Meloni 800 milioni per deportare migranti in Albania”. Renzi: “Giorgia Meloni ha dato 900 milioni di euro per i migranti in Albania, anziché darli a Carabinieri e Polizia”. Etc…
Spicca, invece, il poco interesse suscitato da una circostanza concomitante con la piena operatività del protocollo, e che riguarda il nostro rapporto con l’Albania. O meglio il rapporto strettissimo instaurato dai due premier Meloni e Rama. Proprio in questi giorni l’Unione europea ha avviato ufficialmente i negoziati di adesione con l’Albania. Nella riunione in Lussemburgo è stato aperto il primo cluster, quello dei ‘Fondamentali’, che a sua volta racchiude cinque capitoli negoziali tematici.
Un percorso lungo, Tirana ha bisogno di amici, se non proprio di padrini politici di peso in Europa. Edi Rama, il premier albanese, ha trovato il suo possibile senior partner in Giorgia Meloni. Il suo obiettivo è portare l’Albania nella Ue entro il 2030.
Con l’aiuto dell’Italia, unico paese cui può concedere questa sorta di appalto sulla gestione dei migranti. “L’Italia per l’Albania non è un Paese come tutti gli altri, è l’altra metà di una coppia di fatto”, ha dichiarato oggi al Corriere della Sera.
Ma i migranti in Albania ce li dobbiamo gestire noi, da soli. Ancora Rama: “Non siamo coinvolti nella fattibilità di questa operazione, che ripeto è sulle spalle dello Stato italiano. La parte albanese non ha alcun obbligo di verificare se le strutture siano pronte o meno, perché l’accordo prevede che tutto — dalla costruzione alla gestione dei centri e dell’intero processo di arrivo, fino a sistemazione, registrazione ed elaborazione delle domande dei migranti — sia di competenza della parte italiana”.