Italia. Siamo un popolo di furbi e illusionisti? Lo scrive un lettore al Corriere della Sera e si pone una domanda.
“Come facciamo noi nonni, noi padri ad insegnare l’educazione e il buon vivere ai figli o ai nipoti quando poi chi dovrebbe indicarci qual è la via maestra si comporta in maniera diametralmente opposta?”
E’ un problema di rilevante importanza perché stiamo parlando di quella gioventù che un domani dovrebbe guidare il nostro Paese. Ad essere coinvolti in questa dissertazione i due principali soggetti dovrebbero essere la scuola e la famiglia.
Dunque, vediamo. Chi deve imparare si trova in un ambiente diverso in cui noi (capelli bianchi e bastone) ci siamo indottrinati. Certo, i tempi sono cambiati è difficile fare paragoni con i giorni di una volta.
I ragazzi oggi viaggiano con il motorino, hanno il cellulare quando hanno compiuto dieci anni, leggono pochi libri, ma si abbeverano ai social che spesso sono cattivi maestri. Tutto giusto, tutto sacrosanto. Ma non dobbiamo dimenticare che ci sono princìpi universali che andavano bene nel secolo scorso e da cui dovremmo continuare a imparare.
La famiglia è diversa, ha cambiato pelle perché c’è chi sostiene che è finito il patriarcato, se mai ce ne stato uno.
Ora a lavorare non è soltanto il padre, ma quasi sempre pure la madre. Primo, perché il “mestiere” della casalinga è sulla via del tramonto; secondo, perché per molti non è facile arrivare alla fine del mese con un solo stipendio.
Quali conseguenze comporta un simile stato di cose? Che i genitori non hanno in casa la stessa frequenza e stanchi dopo una giornata trascorsa in ufficio (magari con un capo assai rigido) arrivano la sera e sono più propensi a dire si invece che no ai propri figli.
Un sacrosanto detto napoletano ritiene che “mazz’e panell fann’e i figli belli; panell senza mazze fanno i figli pazzi”.
Non si tratta di essere severi al cento per cento, la dolcezza non deve mai mancare insieme con la comprensione. Però, a volte tutto questo manca e i ragazzi ne risentono.
In secondo piano, ecco la scuola: fondamentale in specie nei primi anni, fin dalle elementari. E’ qui che si deve imparare la disciplina, è qui che bisogna capire che il maestro non è un nemico, ma solo un docente che è dietro la cattedra per formare la società del futuro.
Al contrario, spesso e volentieri, avviene il contrario: si risponde male al professore, in alcuni casi si minacciano violenze e quando tornando a casa raccontano l’accaduto ai genitori non sono soltanto perdonati, ma il preside o il direttore scolastico vengono redarguiti per aver scelto un insegnante che non è all’altezza.
Anche qui (torniamo a far parlare i capelli bianchi) che differenza con i tempi passati. Se a scuola si aveva un brutto voto o si veniva sospesi per un episodio più grave, in famiglia si era sempre dalla parte della scuola e si subiva una seconda punizione.
Ecco allora nascere i furbi e gli illusionisti come scrive il lettore al Corriere della Sera. In che modo chi ha responsabilità può reagire? Scegliendo una classe politica diversa che deve guidare un paese in cui regna la democrazia.
Accade tutto questo? Purtroppo no. In primo luogo, perché gli italiani sono stanchi delle false promesse e degli intrighi da parte di chi dovrebbe essere cristallino; secondariamente, perché si diventa abulici e si disertano le urne, di modo che i furbetti e gli evasori continuano a prosperare.
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