Italiani migranti in Tunisia, poi arrivò Burghiba e li cacciò: memorie di quando anche noi cercavamo pane lontano

Italiani migranti, quando anche noi lasciavamo la Patria ingrata per cercare fortuna o almeno pane in terre lontane. Venivano da tutte le regioni, dalle valli del Nord come dalle avare campagne del Meridione.

Un recente viaggio in Tunisia mi ha fatto ritornare con la memoria indietro di un secolo e mezzo. Erano tempi di fame e di miseria, molti siciliani non potevano permettersi nemmeno il viaggio per le Americhe. Così andavano in Tunisia, arrivavano soprattutto da Trapani e da Palermo. Erano per lo più poverissimi pescatori e agricoltori. La Tunisia era a soli 145 chilometri. In mezzo quello che noi chiamiamo Canale di Sicilia e che in Africa è anche detto Canale di Tunisi.
I siciliani arrivarono a essere oltre 100.000 nel 1926, più dei francesi, la metà di tutti gli stranieri residenti in Tunisia e molti di loro, la maggior parte, si stabilirono a La Goulette, quartiere costiero di Tunisi, ancora oggi chiamato “la piccola Sicilia”.
Come i liguri, che secoli prima avevano colonizzato Tabarka, cittadina costiera al confine con l’Algeria, anche i siciliani hanno dato la loro impronta alla Tunisia, in particolar modo a quella piccola “gola” che si insinua tra i porti punici di Carthage e i deliziosi laghi che lambiscono Tunisi.
Nel 1868 con il “trattato della Goletta”, la Tunisia aveva favorito l’Italia come partner commerciale rendendo più agevole l’arrivo degli italiani nel Paese.

Gli italiani erano tanto convinti che la Tunisia fosse un po’ italiana che quando i francesi occuparono loro la Tunisia e ne fecero una propria colonia a Roma ci rimasero male ma proprio tanto male.

Negli anni seguenti, a la Goulette, insieme ai pescatori, iniziarono ad arrivare anche funzionari pubblici e intellettuali, molti dei quali dissidenti politici, anarchici e socialisti non molto graditi in Patria, che fondarono in Tunisia quotidiani, enti culturali, teatri.

L’attrice Claudia Cardinale, di genitori siciliani. nacque e crebbe proprio a La Goulette, dove di recente le hanno anche dedicato una strada.

Con l’avvento del fascismo, a la Goulette iniziarono ad arrivare anche tanti oppositori di Mussolini – esponenti della borghesia liberale o aderenti al movimento Giustizia e Libertà – che fondarono la Lega italiana dei diritti dell’uomo (LIDU). Arrivarono finanche esponenti comunisti come Giorgio Amendola, inviato dal PCI per dare respiro internazionale al movimento antifascista in Tunisia, a riprova che nel Maghreb non tutta la comunità italiana era schierata con il fascismo.

Attualmente sono qualche migliaio gli italiani a la Goulette, la chiesa cattolica e alcuni palazzi liberty, oltre il gergo siciliano rimasto nella memoria di qualche tunisino più anziano, sono le poche testimonianze della presenza italiana in quel delizioso quartiere affacciato sul mar Mediterraneo.

Moltissimi andarono via nel 1964, quando il laico socialista Habib Bourghuiba ordinò il sequestro di tutti i beni degli stranieri residenti in Tunisia.

Gli italiani si rifugiarono in Francia e si aggiunsero ai pieds-noirs che dal 1962 furono rimpatriati al termine della Guerra d’Algeria.

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Antonio Buttazzo