Jannik Sinner non va a Sanremo e andrà ad allenarsi: analisi di un antico tennista dei tempi di Panatta

Jannik Sinner ritornerà a casa, anzi oggi andrà ad
allenarsi. Non c’era bisogno di andare a Sanremo
per diventare popolari.

“Mi piace lavorare, il tennis è la
mia vita”, dice con un filo di voce per
paura di lodarsi.

Eccolo qui il giovanotto
che ha costretto milioni di italiani ad
alzarsi di notte per vederlo e tifare per lui.
Lo avevano invitato al festival di Sanremo.

Amadeus, in cerca di personaggi che avrebbero
potuto dare alla manifestazione più
pubblicità di quella che ha già, ha tentato
in tutti i modi di convincerlo: “L’Italia
sportiva e non è tutta con te. Sarà un
modo come un altro per ringraziarla”.

Mossa tattica che poteva essere vincente
se si fosse trattato di un altro giovane.
“No, grazie”, ha risposto il dominatore
dell’Australian open. “Lo vedrò in tv,
sperando di non addormentarmi”.

Un modo di dire che non ama le canzonette
di oggi? Assolutamente no, ma quando si
è un campione come lui che non diserta
mai un duro allenamento, alla sera si è
stanchi e si ha soltanto voglia di andare a
dormire.

Ma poi, che cosa ci sarebbe andato a
fare Sinner a Sanremo? Una passerella e basta,
un applauso prolungato del pubblico.
Che altro? Una serie di domande banali
a cui avrebbe potuto rispondere con altre
banalità.

Non è nelle sue corde questo
atteggiamento. Sinnerlandia esiste già,
non ha bisogno di altri battimani.
Lo avreste immaginato lui, magari in
smoking, a ridere alle battute
forzatamente spiritose del conduttore?
Francamente non lo possiamo nemmeno
immaginare in quella veste.

Jannick è un ragazzo modesto, lo dimostra quando
calpesta un campo da tennis. E’ di
poche parole, se si infiamma per una
risposta impossibile o uno smash tipo
tuono, non lo vedi ridere o rivolgersi al
pubblico come per dire: avete visto come
sono bravo?

Il gossip non lo attrae, anzi lo rifiuta. Mai
una foto che non sia quella con
maglietta, calzoncini ed una racchetta fra
le mani.
Ha fatto e farà bene al tennis la sua
gloria. Migliaia di ragazzini lo vorranno
imitare e può darsi che qualcunio di
questi fra un paio di lustri potrebbe
diventare quasi come lui.

Accadde lostesso molti anni fa, esattamente nel
1 976 quando Adriano Panatta trionfò a
Parigi regalando all’Italia un prezioso
traguardo. Anche allora, dilagò il
fanatismo per l’antica pallacorda.

Anche chi scrive ne fu travolto. Chi era di
famiglia benestante convinceva i genitori
a comprargli una racchetta, chi invece
non se lo poteva permettere s’arrangiava
in altro modo magari costruendosi con le
proprie mani un attrezzo in grado di
mandare la palla dall’altra parte del
campo spesso “costruito” sull’ asfalto di
una strada.

Le racchette erano di legno
(come pure ai tempi di Nicola
Pietrangeli), i colpi meno veloci di quelli
odierni: ma l’importante era giocare e
vincere un set.

Se Jannick Sinner ha oggi tanta gloria per quale
scopo andare a Sanremo? Il presidente
della Federtennis, Angelo Biraghi non ha
peli sulla lingua.

Spiega: “mi avrebbe deluso anche se ero convinto che non
avrebbe mai accettato. Piuttosto sarei
andato io a torso nudo in platea”.

C’è anche gente che la butta in politica, uno
sport molto popolare in Italia. Di destra,
di sinistra? Il problema è un altro.

Il festival è una rassegna canora che non
conosce mezzi termini: o sei a favore o
sei contro.

Per dirla in maniera semplice
è una manifestazione divisiva: cinquanta
a te, cinquanta ad un altro. Allora, perché
Sinner avrebbe potuto perdere la metà
dei suoi tifosi se questi erano tra quelli
che non soffrivano la competizione?

Ha deciso per il no, così la pletora dei
suoi fans non diminuirà nemmeno di un
semplice uno.

Anzi, se possibile aumenterà ancora perché a detta  degli
esperti di tennis, (ne citiamo tre,
Pietrangeli e Panatta, se non lo stesso
Djokovic) sono certi che Jannick Sinner
con tinuerà ad andare sempre avanti nellasperanza che fra anni nasca un altro
giovane con le sue caratteristiche e lasua stoffa di campione.

 

Published by
Bruno Tucci