La condanna di Del Mastro blinda la riforma della magistratura? -Blitzquotidiano.it (foto Ansa)
Gran parte della destra è convinta che il caso di Andrea Delmastro blinderà la riforma delle carriere.
Ormai la guerra tra magistratura e politica è arrivata ad un punto quasi irreversibile. Tu fai un torto a me, io ne faccio uno a te. Se non è il caos poco ci manca.
A sinistra, tutti sono convinti che il sottosegretario alla giustizia si deve dimettere. Lo sostiene l’avvocato Debora Serracchiani, che nel Pd ha una voce in capitolo quanto a giustizia e le fa da sponda pure la renzianissima Maria Elena Boschi che non ha la stessa preparazione della sua collega.
Ma tant’è: l’importante è salire sul carro del vincitore. E’ un’arte che i nostri politici conoscono bene, di cui approfittano per ottenere qualcosa in cambio. Do ut des, insegnavano i nostri padri latini. Ma la realtà è che questa situazione diventa ogni giorno più difficile e rischia di mandare in tilt il Paese.
La maggioranza è convinta che la sentenza contro l’autorevole esponente di Fratelli d’Italia sia essenzialmente politica, firmata dalle “toghe rosse” che se ne sono infischiate di quello che sosteneva il pubblico ministero di quel processo che assolveva l’imputato perché “il reato non sussiste”.
E’ accaduto l’esatto contrario che indispettisce la destra che urla e tuona contro certi magistrati.
Per avvalorare le loro tesi, la maggioranza ricorda il caso recente del tesoriere campano del Pd, al secolo Nicola Salvati, arrestato per aver lucrato sull’immigrazione e poi assolto e rimesso in libertà dai giudici.
Badate bene: l’uomo in questione era stato subito sospeso dal Pd con la Schlein che sottolineava l’operato della segreteria che non ammetteva sconti di nessun genere.
Eccolo il punto su cui oggi si sofferma la maggioranza e soprattutto i Fratelli d’Italia, dimostrando quanto oggi la magistratura sia in parte politicizzata prendendo a volte decisioni che poi la realtà smentisce.
Comunque sia, lo sciopero di fine mese è stato confermato anche se oggi all’ANM (Associazione nazionale magistrati) siede un nuovo presidente, Cesare Parodi, che della prudenza fa un must.
A dire il vero, qualche suo collega non si fa intimorire dal momento e parla dicendo quel che pensa di questo inutile braccio di ferro. E’ il procuratore di Padova, Angelantonio Racanelli, il quale è convinto che un denominatore comune si può trovare alla svelta perché la riforma non è da buttare.
Questo sostantivo – sciopero – piace immensamente ad alcuni settori ed ai suoi leader: primo fra tutti quel Maurizio Landini, il quale è addirittura per la rivolta sociale. A volte si ha la brutta piega di non misurare le parole e questo ci sembra un caso evidente. Però, incrociare le braccia, diventa a volte una malattia.
Come non considerarla tale se si va leggere quel che propongono le transfemministe di “non meno di una”, le quali sono per uno sciopero produttivo e riproduttivo. Il primo lo si comprende, ma il secondo? Vuol forse significare che in quelle 24 ore non si faccia sesso? Chissà che cosa ne pensano i loro mariti o fidanzati che magari saranno anche contenti del giorno di riposo.
Chi sbaglia in politica deve dimettersi, in specie se occupa un ruolo di rilievo. Questo è il mantra della sinistra a cui la destra replica: “Allora come la mettiamo con il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, condannato a 18 mesi per falso?”
Il “pericoloso gioco” continua mentre gli italiani osservano e non riescono a capacitarsi come due poteri dello Stato possano continuare a guerreggiare vivendo in un Paese democratico. I problemi sono altri: l’economia, la disoccupazione, i giovani che emigrano in cerca di lavoro, la scuola, la sanità. Non ci sono soldi sufficienti, il bilancio soffre.
Poi, si legge con stupore che in Campania il governatore Don Vincenzo De Luca voglia costruire un nuovo edificio che ospiterà gli impiegati della regione. Un palazzo di un certo prestigio che costerà agli italiani 700 milioni. Mettere insieme il pranzo con la cena è difficile? No, forse è una esagerazione. Per chi?