La destra di governo, che ha portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, ricorda Maurizio Gasparri, è nata a Fiuggi nel 1995, ne fu regista Pinuccio Tatarella, Gianfranco Fini ne guidò l’avvio, prima di essere travolto dai suoi errori, politici prima che personali.
Intervistato da Valentina Pigliautile per il Messaggero di Roma, Gasparri ricostruisce il percorso di una parte della destra italiana, percorso che ha segnato una cesura rispetto alle posizioni post belliche e una evoluzione importante del pensiero politico generato X dalla guerra civile.
Il percorso politico
Nato politicamente nel MSI e diventato ministro delle Comunicazioni con Alleanza Nazionale, Gasparri fu protagonista della svolta di Fiuggi ma poi non ha poi seguito Ignazio La Russa in Fratelli d’Italia, scegliendo di restare con Berlusconi in Forza Italia. Gasparri è stato sempre leale a Berlusconi, riconoscendogli il merito storico di avere fatto uscire il Movimento Sociale dall’angolo in cui lo aveva tenuto per decenni l’arco costituzionale di tutti gli altri partiti guidati dai comunisti.
Di Fiuggi oggi Gasparri rivendica che fu
“tra quelli che coordinarono i lavori del congresso” il cui “momento principale fu quando illustrai l’emendamento, che presentò il delegato Enzo Palmesano, per aggiungere alle tesi un pronunciamento forte e solenne di dura condanna della Shoah, di grande sostegno agli ebrei e di riconoscimento della persecuzione. Noi la condannavamo già prima, ma fu solennizzata. Fu un momento significativo”.
Gasparri e la svolta di Fiuggi
“L’ideologo vero della svolta fu Pinuccio Tatarella che ha trascinato la destra, aprendo il dibattito fino dagli anni ’80. Lui fu il Cristoforo Colombo di Alleanza Nazionale”.
Che lettura dà 30 anni dopo? chiede l’intervistatrice.
«Se è vero che Berlusconi ha sdoganato la destra, è anche vero che senza Fiuggi, la destra sarebbe rimasta nel limbo. Era necessaria la definitiva accettazione dei principi democratici-liberali della destra politica. An ha avuto una sua palingenesi: l’Msi che cambia nome, pur mantenendo la fiamma».
Quindi, il suo è un bilancio positivo?
“Sì, rispetto all’inizio politico, ma non all’epilogo. Alcune scelte politiche di Fini delusero l’elettorato di destra. Ad esempio quello cattolico, quando cambiò posizione sul referendum sulla fecondazione assistita. C’è stata poi la competizione con Berlusconi, fino al 2008, quando accettò di fare il Pdl, solo perché temeva un risultato non positivo di Alleanza nazionale. La scelta del partito unitario è stata giusta, il controcanto continuo a Berlusconi e le posizioni ostili all’area cattolica tra 2003 e 2007, completamente sbagliate. L’errore di Fini, d’altronde, è certificato dal al fallimento elettorale di Futuro e libertà”, il movimento fondato da Fini dopo la scissione.
In tutto questo, dove si colloca Giorgia Meloni?
«Giorgia Meloni all’epoca era una ragazza. Divenne capo dei giovani in un congresso, quello di Viterbo nel 2004, Insomma, 9 anni dopo Fiuggi. Chiaro, senza la svolta di An, l’alleanza con Berlusconi e la nascita del centrodestra, non ci sarebbe stata la coalizione che ha consentito legittimamente a Giorgia Meloni di diventare la leader della coalizione e, di conseguenza, la presidente del Consiglio per suoi meriti. Fiuggi è stato un momento prodromico e di cesura tra la destra del dopoguerra, ancora un po’ nostalgica, e la destra di oggi che viene accusata ingiustamente».
Un tema che agita la politica di questi tempi è la fiamma che fu del MSI nel simbolo di FdI.
“Non credo che avverrà a breve, prevede Gasparri. La fiamma viene caricata di significati esagerati. Collegare il giudizio sulla natura democratica di FdI al simbolo è un argomento ridicolo. Ora la sinistra parla della fiamma, ma se la toglieranno, troveranno altro. Gli esami non finiranno mai, ma in alcuni casi la commissione esaminatrice è prevenuta”.