La guerra tra America e Europa: come finirà? Non ci sono alternative- BlitzQuotidiano.it (Foto Ansa)
La guerra tra America e Europa: come finirà? Quale è la differenza tra i cinquanta Stati che compongono gli Stati Uniti d’America e i 27 Stati che compongono l’Unione europea?
La differenza è che gli Usa sono uno Stato unico, con una sola Storia, una sola costituzione, una sola lingua, un solo esercito, una sola politica estera, un solo sistema fiscale federale.
L’Europa è invece una semplice Unione monetaria, costituita tra stati che parlano lingue diverse, che si sono spesso combattuti tra loro, hanno tradizioni diverse e non si sentono membri di un’unica comunità sovranazionale. Hanno 27 eserciti, 27 sistemi fiscali, centinaia di partiti, 27 costituzioni, 27 parlamenti e 27 governi, ciascuno fiero delle proprie diversità e del proprio passato.
Eppure, questa armata Brancaleone e l’Inghilterra, sono rimaste forse le uniche “potenze” al mondo a credere nei valori fondanti dell’intero occidente.
a La maggioranza degli europei che ha aiutato l’Ucraina, sa che la democrazia è una fede e che il regime libero è il migliore che potrà mai esistere, perché la democrazia non è soltanto un’etica “temporanea” dei popoli ma anche un divenire, una forma sociale che corrisponde allo sviluppo dell’umanità. Esattamente come la pensavano gli americani qualche mese fa.
Non si può dire che gli Usa abbiano rinunciato alla democrazia e tuttavia Trump ritiene che il Presidente debba avere pieni poteri e che il popolo l’ha scelto per svolgere il proprio ruolo egemone, senza intoppi, neppure quelli che vengono dalle Leggi.
Se vuoi competere con gli Stati ex comunisti, devi usare gli stessi poteri di uno zar o del leader del partito unico cinese. La credibilità dello Stato dipende dall’autorevolezza del suo Presidente. Non servono i signori “tentenna” perché bisogna decidere con rapidità: le altre istituzioni sono espressione di una democrazia di epoche ormai scomparse. Al massimo, Trump accetta l’esistenza di due poteri l’esecutivo e il legislativo in quanto da lui controllati, mentre il problema di sapere se l’organizzazione giudiziaria sia un potere distinto resta controverso e di scarso interesse pratico.
Una politica “giusta” starebbe forse a metà tra il dispotismo temporaneo di un uomo e quello di un’assemblea deliberante. Potrebbe essere proprio questa la nuova governance europea.
La maggioranza deve governare e il governo deve decidere quello che vuole la maggioranza. L’dea liberista del diritto delle minoranze ha fatto il suo tempo perché le minoranze ne hanno approfittato.
Esiste quindi il principio della maggioranza politica ma non giuridica perché le costituzioni e le leggi internazionali prevedono la tutela delle minoranze come unico segno distintivo delle democrazie. La rottura tra legalità costituzionale e realtà politica ha assunto una forma talmente acuta che proprio i popoli chiedono una riforma in senso trumpiano. Tuttavia, la volontà della maggioranza non è un principio assoluto, perché le “deliberazioni” del popolo non hanno sempre la stessa coerenza.
Quando un paese sceglie liberamente un regime totalitario, sul piano istituzionale tale scelta è illegale. Non si può corrompere il popolo ma lo si inganna, come è avvenuto in Italia per il referendum sul nucleare.
Se la linea di pensiero trumpiana può avere una qualche base in tempo di guerra, non ha senso per quanto riguarda i commerci. L’ideale di libera società e di libera iniziativa come parte di essa, dev’essere considerato come una strada da seguire, non come una meta raggiunta. Su questa strada c’è ampio spazio per il progresso, per le riforme e per lo sviluppo. Il capitalismo moderno si basa sulla sostanziale equivalenza tra produzione dei lavoratori e consumo da parte degli stessi e ciò per la prima volta nella storia. Solo chi produce può essere forte e solo chi è forte può essere libero.
All’interno delle democrazie europee si è aperto un dibattito pericoloso: non è possibile condannare i sistemi autoritari attuali e del passato senza condannare assieme ad essi le storture delle democrazie impotenti che ne hanno reso e ne rendono possibile l’avvento. Secondo questa concezione si tende ad assolvere i nazisti e i fascisti dai loro delitti. Lo stato nazista sarebbe stato il prodotto naturale dello Stato democratico, perché non sarebbe mai sorto senza gli errori epocali delle precedenti democrazie. Putin usa metodi nazisti in Ucraina per difendersi dal nazismo europeo che starebbe risorgendo, come affermano gli stessi partiti della sinistra che governa il vecchio continente.
Questo disfattismo generale è semplicemente una negazione della democrazia in nome dellarealpolitik. Del resto, il destino delle nazioni europee era stato deciso a tavolino a Yalta dalle potenze vincitrici, senza ricorrere ad elezioni popolari. La stessa cosa si apprestano a fare per l’Ucraina Putin e Trump, i due più “grandi” uomini d’azione del ventunesimo secolo.
E’ certo difficile far capire le questioni di principio ai testardi uomini d’azione. Bisognerebbe ricordare a Trump che oltre due secoli fa, il Suo paese ottenne l’indipendenza dalla madre patria inglese grazie al boicottaggio sui prodotti di importazione.
Quando gli inglesi imposero l’obbligo di usare documenti bollati, le ragazze americane decisero di respingere i corteggiatori che non condannavano quella legge. La tassa di tre pence per libbra sul tè importato dall’Inghilterra, portò alla scelta di usare solo il tè di contrabbando. Il più grande Stato colonialista che aveva la più grande Marina della Storia, dovette chinare il capo contro il boicottaggio sui prodotti inglesi. Nessuno può vincere in economia rispetto alle scelte spontanee della gente. Nessun governo ucraino anche quello fedele a Putin potrà mai obbligare i cittadini di quel martoriato paese ad acquistare vodka russa.
Chi sa se i giovani europei rinunceranno ad importare le motociclette americane, se le casalinghe cambieranno il canale televisivo che manda in onda Beautiful, se le nostre famiglie rinunceranno alle crociere gestite da americani. Per farlo, basterebbero appropriate campagne pubblicitarie sui social e sui media, senza bisogno di gabelle.
Trump è a un bivio e sta per raggiungere l’effetto opposto a quello che si propone con i dazi protettivi. Di questo passo, nessun europeo acquisterà acquavite americana, telefonini e computer americani, investirà capitali negli Usa, importerà telenovelas americane o apprezzerà film d’azione o di fantascienza. Potrebbe venirne fuori, e se ne stanno già avvertendo i segni, la voglia di acquistare “cinese”.
L’unico blocco commerciale che ha avuto successo negli Usa era stato quello sui sigari cubani, attuato in nome della democrazia perché il popolo americano sentiva di doversi difendere da una dittatura comunista che aveva piazzato missili a pochi chilometri di distanza. Forse, oggi, nell’America del calcolo mercantile, un blocco analogo non sarebbe preso sul serio.
L’errore principale dell’Europa che ha deciso il riarmo è stato quello di collegarlo alla difesa contro possibili attacchi della Russia. Si capisce che non vi sia stata unanimità e che i partiti italiani siano stati spiazzati. L’Occidente europeo è sempre stato terra di conquista “politica”: da parte dell’Urss che finanziava i partiti comunisti, degli americani che vincevano commesse a suon di dollari, dello zar Putin che paga gli intellettuali anti capitalisti, della Cina che corrompe i deputati europei, degli stati del petrolio che investono nel capitale umano dei giovani che sfilano nei cortei a favore di Hamas. I partiti antimilitaristi europei alzano le braccia con gesto desolato preparandosi al martirio, convinti che vi sia poco o nulla da opporre alle potenze imperiali che posseggono l’atomica. L’alternativa sarebbe quella di dichiararci villaggi contadini e pagare eserciti mercenari in caso di bisogno.
La vera ragione storica per cui gli europei devono investire per creare un esercito comune, è l’esigenza di proteggersi rispetto agli attacchi destabilizzanti dei paesi medio orientali e africani. Il mediterraneo è l’area da proteggere: non è possibile che qualsiasi stato canaglia imponga all’Europa la politica migratoria, che l’Iran dichiari d volere distruggere la nostra civiltà in nome di Allah, che non sia possibile restituire ai paesi d’origine gli immigrati irregolari che destabilizzano l’ordine pubblico e costano all’Erario somme stratosferiche.
L’Europa ha in corso una guerra di civiltà in quest’area del mondo ed ha bisogno di eserciti potenti in grado di destare il terrore e il rispetto dei califfati e degli emirati, al di sopra degli stessi interessi mercantili in gioco.
La guerra ideologica del secolo scorso è finita perché i comunisti d’un tempo sono diventati capitalisti con i quali dobbiamo scambiare prodotti, uomini, cultura. Non esiste verità assoluta che ci consenta di affermare quale regime di governo sia il migliore. Mentre una parte del mondo era indottrinata da Adamo Smith, un’altra parte significativa riteneva che fosse lo Stato il supremo bisogno dell’Uomo. Possiamo dire che l’Italia è guidata da un sistema liberista, considerata l’area di intervento pubblico attuale?
Le politiche di protezionismo sono ovunque in via di abbandono, perché la domanda interna non consente più di saturare le esigenze della produzione e di conseguenza, in funzione del rapporto tra rendita d’impresa e di lavoro, di mantenere costante il livello dei salari reali; la spinta al consumismo selvaggio nei paesi ricchi si è attenuata perché non si possono creare bisogni fittizioltre un certo livello. E’ stato per questo necessario sollecitare la capacità di spesa di nuove popolazioni, retribuendole al di sopra del minimo vitale ed educandole all’attuale sistema di vita occidentale.
Questo processo di espansione globale è in corso ed è inarrestabile. Non potrà certo interromperlo Trump con i suoi dazi, i suoi “decreti” o le sue armi.