Con il decreto approvato oggi diventa “fonte primaria l’indicazione dell’elenco di 19 Paesi sicuri sugli originali 22: abbiamo tenuto conto dell’integrità territoriale ed escluso Camerun, Colombia e Nigeria“. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri con cui il Governo prova a mettere una pezza dopo quanto accaduto con il ritorno in Italia dei migranti portati in Albania.
La lista dei Paesi sicuri “diventa norma primaria e consente ai giudici di avere un parametro rispetto ad un’ondivaga interpretazione. Abbiamo avuto diverse centinaia di casi precedenti di decisioni che non condividiamo e abbiamo legittimamente impugnato. Adesso è norma di legge e offriamo una valutazione fatta per legge”, prosegue il ministro. Che spiega: “Stiamo attuando una normativa europea e anticipando l’entrata in vigore di un sistema più dirimente e stringente. Dal 2026 entra in vigore un regolamento che prevederà addirittura l’individuazione dei Paesi sicuri con esclusivo riferimento alle percentuale di approvazione delle domande di asilo a livello europeo, attestandole sotto il 20%”.
L’elenco è ora composto da 19 Paesi sicuri, individuati secondo i criteri stabiliti dalla normativa europea e dai riscontri rinvenibili dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti. A seguire l’elenco che verrà aggiornato periodicamente. Alla lista sono stati tolti la Colombia, il Camerun e la Nigeria che contengono aree territoriali non sicure.
“Nel momento in cui l’elenco dei Paesi sicuri è inserito in una legge, il giudice non può disapplicarla. Tenderei ad escludere che possa disapplicarla. A maggior ragione questa sentenza della Corte di giustizia europea non è una direttiva e non è vincolante in via generale astratta, ma mette dei paletti rigorosi in relazione ad un caso estremamente bizzarro e sul quale ha posto quei requisiti al fine dell’eventuale estensione del concetto di Stato non sicuro, che però deve essere motivato”. Così il ministro della Giustizia Carlo Nordio in conferenza stampa a Palazzo Chigi, rispondendo a chi chiedeva se i giudici potessero disapplicare – nelle prossime ordinanze sul trattenimento dei migranti – la norma prevista dal nuovo decreto.
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