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La mafia italiana schiacciata da quelle immigrate ma nessuno ci fa caso - Blitzquotidiano.it (foto Ansa)
La mafia italiana schiacciata da quelle immigrate, cinese, albanese, nigeriana, sudamericana, ma nessuno ci fa caso.
Il clochard milanese che preferisce il marciapiede al dormitorio comunale dove gli rubano le mutande e lo picchiano, conosce i problemi della sicurezza sociale e dell’integrazione molto più dei deputati che siedono nel parlamento italiano ed europeo.
Il governo italiano paga i “torturatori” libici nell’interesse di tutti gli Stati dell’Unione. Infatti, gli immigrati che arrivano in Italia vanno poi in Germania, Francia, Olanda, Svezia e così via. Paesi le cui forze dell’ordine non sanno neutralizzare neppure il lupo solitario con il temperino che attenta alla vita dei passanti nei mercatini di Natale e tuttavia censurano la Meloni per le scelte “politiche” sull’immigrazione.
L’Europa degli egoismi nazionali ha aperto le porte alla mafia
La decisione di addebitare al Paese di prima accoglienza i costi e i rischi sociali dell’immigrazione irregolare, rappresenta la prova che l’Europa è la patria degli egoismi nazionali. La Von der Leyen chiede unità nella guerra dei dazi, ma dimentica di avere isolato l’Italia sulla questione migranti.
I cosiddetti “patti scellerati” con paesi mussulmani come la Turchia e la Libia che contrastano l’emigrazione con l’esercito o le vessazioni fisiche e i “patti economici” con altri paesi mussulmani come la Tunisia, sono noti alle “cancellerie” europee e ai partiti di ogni colore.
Avere eliminato il regime di Gheddafi ha significato sostituire un “tiranno” con i “terroristi”, così come era accaduto per Saddam Hussein. Per mantenere l’ordine sociale, i capibanda usano metodi spicci: bastonano e taglieggiano i disgraziati che tentano di emigrare, inviano gang mafiose che spacciano droga, ricattano i governi regolando i flussi dei barconi. Almasri è il prodotto naturale dell’invasione libica da parte della “Trimurti democratica” di Barak Obama, Blair e Sarkozy.
La follia dell’attacco a Gheddafi

Attaccare un paese militarmente per imporre la “democrazia” durante la “primavera araba” e poi lasciare tutto come prima, ha avuto l’effetto di creare un odio “popolare” verso l’invasore che dura per generazioni. Assume il potere quella parte di classe “dirigente” che fomenta l’odio e detiene le armi.
E’ quanto si è verificato in Palestina con Hamas, in Iraq, in Afganistan, in Libia e anche nel medio oriente più “civilizzato”. Questi paesi hanno scoperto di avere a disposizione una bomba atomica a effetto ritardato per sconfiggere gli odiati “aggressori”: l’emigrazione incontrollata di massa, come arma politica e business economico.
I giannizzeri di questa “razza laida” non danno molta importanza al valore della vita e considerano gli immigrati semplici pedine per realizzare i propri disegni. I loro “manager” vanno nei villaggi africani e convincono quelle anime semplici, meravigliose e affamate a mettere via i risparmi di una vita per tentare la traversata.
E’ la stessa cosa delle “tratte” di schiavi organizzate dagli inglesi e dagli arabi in secoli passati. Invece delle navi negriere usano i barchini e si accordano con le Ong per facilitare gli sbarchi. E’ qualcosa di più di un “ricatto”, è una guerra dichiarata con armi non convenzionali. L’uomo diventa “bestiame” che si deve sottomettere con pungoli e scudisci.
La Schlein, Fratoianni e le altre anime belle, dovranno condannare quei “ricatti” in termini “politici”, spiegando perché li avevano accettati loro stessi quando erano al potere.
L’urlatore Giuseppe Conte, che ha guidato due governi di fila a partire dal 2018, deve chiarire al popolo di cui si professa “avvocato”, perché non ha mai alzato la voce con le “tribù” libiche che spadroneggiavano indisturbate dopo l’uccisione del “tiranno” del 23 ottobre 2011. Una situazione ben nota ai dalemiani di ferro Minniti e La Torre che hanno preso posizione a favore della Meloni.
Per queste ragioni, la richiesta di arresto di Almasri da parte della Corte penale internazionale, pesa come un macigno su tutti i governi europei e lo scaricabarile ai danni della Meloni rappresenta la massima espressione di fariseismo. Finché tutti paesi europei non firmeranno una petizione di solidarietà a favore della Meloni per la decisione di non arrestare il libico, vorrà dire che ha ragione Trump sul fatto che l’Europa non esiste.
PPer capire la contrapposizione tra i valori morali e le esigenze materiali dei popoli, uscendo dalla faziosità ideologica, bisogna fare un breve salto nella Storia.
Anzitutto, un “Tribunale” che decide sui delitti e sulle pene, basa la propria autorità sul fatto di poter incarcerare il condannato.
Il processo di Norimberga era stato allestito dai paesi usciti vincenti nella seconda guerra mondiale, i cui eserciti avevano la forza di impiccare i criminali nazisti. La società delle Nazioni che doveva intervenire per impedire le guerre aveva fallito perché non aveva alcuna capacità dissuasiva.
La stessa ONU si è dimostrata un ente sovranazionale effimero per via del diritto di veto e perché era priva di una forza militare propria. Questi enti “senza potere” si sono trasformati in Chiese che enunciano principi e fanno opere di carità.
Lo Statuto di Londra del 1945 è servito per la creazione dello Statuto di Roma, utilizzato a sua volta per istituire la Corte penale internazionale nel 1998.
Si tratta di una Corte creata sulla scia del processo di Norimberga, cioè per colpire i delitti dei nazisti. Prova ne sia che le lingue di lavoro previste nello Statuto di Roma sono: inglese, arabo, cinese, spagnolo, francese, russo (art. 50), con esclusione dell’italiano e del tedesco.
Nel frattempo, i tedeschi hanno “riscattato” le Nazioni dell’est europeo fino alla Polonia, grazie all’arma economica e all’odio di queste popolazioni verso la Russia, senza bisogno di inviare le truppe come aveva fatto Hitler.
La “Corte penale” è un ente che non ha la potestà di catturare i responsabili di genocidio e deve ricorrere ai singoli stati aderenti i quali non sempre sono in grado di dare attuazione alle delibere assunte. Proprio per questi motivi lo Statuto di Roma prevede che ogni paese può esimersi dall’arrestare un imputato, nel caso esista il pericolo di “ritorsioni”.
Se, ad esempio, Trump arrestasse Putin di passaggio a New York, scoppierebbe la terza guerra mondiale. Del resto, il leader della Mongolia (paese aderente) se n’è guardato bene dall’arrestare Putin che era andato a firmare gli accordi sul gas.
La stessa Corte ha “aperto un fascicolo”, come è previsto nello Statuto di Roma, allo scopo di “prendere atto” delle scelte operate dal nostro governo. Deve cioè constatare se l’arresto avrebbe potuto avere conseguenze sull’ordine sociale e sugli interessi italiani ed europei.
Del resto, il mancato arresto di Almasri non ha avuto alcuna conseguenza “politica”, neppure dimostrativa o di deterrenza, perché il libico sarebbe stato sostituito con cento altri torturatori ancor più pericolosi.
Lo stesso discorso vale per la Corte di Giustizia Europea che deve decidere sul caso Albania: se questa Corte dovesse dichiarare illegittimo il Centro di accoglienza edificato in quel paese, le relative conseguenze riguarderebbero tutti i paesi dell’Unione.
Sul banco degli “imputati” non ci sta solo il governo italiano e tale circostanza dev’essere ben chiara ad ogni deputato che siede al Parlamento di Roma e Bruxelles.
Infine, ogni decisore politico con un minimo di dignità dovrebbe indicare quali altri provvedimenti potrebbero essere assunti o se l’unica alternativa praticabile sia l’accettazione incondizionata di qualche milione di immigrati.
Ciò premesso sul piano storico, occorre affrontare i problemi “giuridici” sottostanti.
Il caso Almasri può essere spiegato in estrema sintesi.
Il reato sarebbe quello di favoreggiamento (art. 378 C.P.) che riguarda “chiunque aiuta taluno a eludere le investigazioni dell’Autorità, comprese quelle svolte da organi della Corte penale internazionale”. Bisogna però leggere anche l’art. 384 C.P secondo cui “non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi costretto dalla necessità di salvare se medesimo o un prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento nella libertà o nell’onore”. E’ singolare che nessun personaggio politico italiano o europeo abbia messo in discussione l’esistenza di un rischio ritorsione.
Ammesso che il reato di favoreggiamento sia applicabile ai membri di un governo che hanno il diritto-dovere di tutelare la Nazione, per dimostrare la punibilità occorreva escludere l’esistenza di un “grave e irreparabile danno”. In altre parole il procuratore Lo Voi, prima di inviare gli atti al Tribunale dei Ministri aveva l’obbligo di capire se esistessero le condizioni di “punibilità”. Quel magistrato ha espresso un frettoloso giudizio che non era di sua competenza, perché la valutazione del “rischio-ritorsione” spettava solo al governo.
Si consideri anche che l’art. 697 CPP prevede che “Il Ministro della giustizia non dà corso alla domanda di estradizione quando questa può compromettere la sovranità, la sicurezza o altri interessi essenziali dello Stato”.
L’avvocato Luigi Li Gotti ha dato avvio all’azione giudiziaria con un esposto contenente ritagli di giornale, nel quale chiedeva ai giudici di indagare sulla decisione di utilizzare un aereo di Stato per il rimpatrio di Almasri.
Tuttavia, Il reato di peculato non era configurabile in quanto conseguenza della valutazione dei “rischi ritorsione” e perché i membri del governo non perseguivano interessi personali. Si tratta quindi, ad evidenza di un provvedimento giudiziario per motivi “politici” che, infatti, ha acceso un dibattito “politico” ad uso dei potenziali elettorali, del tutto ignari della materia.
Solo che il dibattito “politico” non riguarda un giudizio di “merito”, ma diventa “giudiziario”, perché i partiti di opposizione sperano nella condanna della Meloni.
E’ il nostro centro sinistra e non i partiti europei ad attaccare il governo italiano. La stessa Von der Leyen è obbligata a contestare la politica della Meloni, perché i partiti di opposizione italiani minacciano di ritirare i loro voti a favore del governo europeo. Un esempio sublime di amor patrio mazziniano.
La bagarre che ne è derivata ha del surreale: la Meloni avrebbe sbagliato a non chiudere la “pratica” dichiarando a viso aperto l’esistenza del rischio paese, invece di arrampicarsi su motivazioni di tipo “giuridico”.
Ma cos’è accaduto veramente? Me lo ha spiegato un collega tedesco durante un convegno a Francoforte. Tutti i paesi europei erano stati avvertiti del mandato di arresto emesso dalla “Corte penale” e i loro servizi segreti avevano ordinato alle “polizie” di non arrestarlo. Infatti, il libico ha girato indisturbato in mezza Europa e in Germania era stato addirittura fermato dalla polizia e rilasciato.
Non esiste “complotto” ma si è verificato un cortocircuito tra servizi segreti e poliziotti italiani. La mancanza di “protocolli” idonei a regolare i relativi “poteri”, è stata la conseguenza di un arresto che non si doveva fare. La responsabilità è dunque di Piantedosi e di Mantovano, i soli che dovevano “giustificarsi” in Parlamento per avere arrestato il libico. La decisione “politica” della Meloni era corretta e condivisa da tutti gli Stati europei.
Ho avuto l’onore di conoscere il giudice Falcone nel periodo in cui era stato chiamato da Martelli al Ministero di Giustizia. Credo che Falcone e Borsellino, i quali hanno sacrificato la vita nella lotta contro mafia e camorra, si girino nella tomba per il fatto che le due mafie italiane sono state sostituite dalle gang nigeriane, albanesi, sudamericane e cinesi che hanno occupato i nostri territori.
Queste bande armate sono molto più pericolose delle organizzazioni “rivoluzionarie” degli anni di piombo. Credo anche che le nostre istituzioni, Magistratura compresa, non abbiano dato prova di grande professionalità nel reprimere la malavita organizzata “straniera” che sta martoriando il popolo italiano.
Non ho mai votato per la “borgatara” romana, ma penso chi ci farò un pensierino alle prossime elezioni, proprio per le vicende che ho fin qui considerato.