Politica

La memoria corta di Renzi sui ministri impresentabili alla vigilia delle elezioni in Liguria

Ogni giorno, Matteo Renzi si gioca la sua ultima carta: quella di convincere il Pd (badate bene non Elly Schlein) a farlo entrare nella combriccola di sinistra per poi dimostrare il suo valore. Dove è finito appunto questo sostantivo nel curriculum dell’inventore di Italia Viva? Lo cerchi, ma non lo trovi.

La memoria corta di Renzi

Però, lui, imperterrito, quotidianamente lancia una freccia avvelenata contro la Meloni per dare credibilità a quanto dice, come a dimostrare che fa sul serio ed è degno di entrare in quel campo che sogna “largo”.

E’ implacabile la prosa di Matteo Renzi. Eccola l’ultima sua esternazione: “La classe dirigente della premier è tecnicamente impresentabile: amici e parenti che non sanno nulla di politica e questo è evidente se si esaminano i due anni del governo guidato dalla Meloni”.

In parole più semplici, una consorteria dove la parola professionalità non esiste, ma è vigile e attenta quella della clientela che domina nell’esecutivo. Ha forse ragione Matteo, ma dimentica il passato quando lui sedeva comodamente sulla poltrona di Palazzo Chigi.

La memoria corta di Renzi sui ministri impresentabili alla vigilia delle elezioni in Liguria (foto Ansa-Blitzquotidiano)

E il “cerchio magico” di Renzi?

Non c’era a quei tempi il “cerchio magico” con relativi incarichi e promozioni di persone fino ad allora sconosciute? Probabilmente quando si lanciano certe accuse, bisognerebbe rammentare il passato e non compiere passi falsi.

Diventa quasi un pallino quello del numero uno di Italia Viva. Con la premier sempre nell’occhio del ciclone. Per sua fortuna non è il solo in quella sinistra di cui vorrebbe a tutti i costi far parte.

Si lega ad Elly Schlein dopo una partita di calcio in cui segna un gol dopo aver ricevuto la palla dalla Schlein e da quel momento in poi ha un chiodo fisso anche se altre forze politiche dell’”ammucchiata” non ne vogliono sapere di stringere accordi con lui.

Giorgia Meloni nel mirino

Gira che ti rigira è sempre Giorgia Meloni ad essere il principale obbiettivo della minoranza. Prima a Palazzo Chigi e contorni si parla apertamente di un complotto, ma la premier rettifica: “Ai giudici non appartiene questo sostantivo. Parlerei più precisamente di menefreghismo del voto popolare”.

Infatti, nonostante il muro che la sinistra erge ogni giorno, si debbono poi fare i conti con i sondaggi e le relative preferenze degli italiani, i quali continuano a dire che la luna di miele con Fratelli d’Italia non è affatto finita.

Nonostante una parte della magistratura dimostri il contrario, tanto che Marina Berlusconi sostiene apertamente che “certi giudici sono nemici del Paese”, mettendo in imbarazzo lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura che è spaccato al suo interno tanto da rimandare ogni intervento che possa provocare pericolose reazioni.

Il test delle regionali in Liguria e Emila-Romagna

C’è addirittura chi va più in là se si leggono alcuni giornali che guardano ossessivamente a sinistra. Il più antico e il più famoso di questi quotidiani afferma che “Europa, America, giudici, medici, sindacati sono tutti contro il governo attuale” dimenticando forse che gli italiani sono andati a votare nel settembre del 2022 ed hanno dato la indiscussa maggioranza al centro destra.

Ora, si è alla vigilia del voto in Liguria e poi di seguito in Umbria ed Emilia-Romagna. Potrebbe essere questa circostanza una cartina di tornasole?

Malgrado si dica che un voto regionale voglia dire poco sul piano nazionale, i fatti affermano il contrario, vista l’importanza che i big di ogni partito danno al prossimo appuntamento. Questi voti potranno cambiare il volto del Paese? Certamente no, ma ritenere che essi siano inutili sarebbe un gravissimo errore. Lo sanno tutti nei Palazzi che contano.

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Bruno Tucci