Il latino torna tra i ragazzi delle scuole medie: lo annuncia con orgoglio il ministro Giuseppe Valditara. “Stiamo facendo un passo indietro”, sostiene chi respinge la cultura. “A volte un ritorno al passato vuol dire andare avanti”, risponde a chi non la pensa così.
Insomma, la storia, l’Italia e naturalmente la lingua di Cicerone tornano alla ribalta. Con l’aggiunta della Bibbia che un po’ sorprende: una cosa è il Vangelo, una cosa l’Antico Testamento, carico di odio razziale.
E’ un bene, un male? Lo sapremo forse fra qualche anno quando si potranno verificare i risultati. Non solo tecnologia, dunque, ma anche conoscere chi era Gabriele d’Annunzio e saper distinguere il Rinascimento dal Risorgimento non guasta.
“Il latino non serve a nulla nella vita di un giovane”, ritengono in molti. Anche chi scrive la pensava così quando frequentava il liceo classico, quello dei 6 e dei 3; dei 4 e degli 8. Poi, andando avanti negli anni e lavorando ogni giorno, ci si può accorgere di quanto valga il “parlato” degli antichi romani.
Oggi, la scuola è soprattutto molto tecnica, ma si dimenticano alcuni aspetti fondamentali come l’allenamento della memoria.
Giorni fa, conversando con una giovanetta, che aveva appena conseguito la licenza liceale e stava per iscriversi all’università, facoltà di letteratura italiana, pensai bene di chiacchierare un po’ con lei. “Saprai a memoria le poesie di Ugo Foscolo e, naturalmente, gli stupendi “Sepolcri”: “All’ombra dei cipressi e dentro l’urne…… “. Silenzio.
Andai avanti: Giacomo Leopardi lo ricordi? La sua “Silvia” la reciti perfettamente?….. Altro mutismo. Per non voler sembrare un finto maestro interruppi la conversazione, ma debbo dire con franchezza che il mio colloquio con la studentessa che aveva appena preso la maturità mi lasciò interdetto.
Dove è finita la scuola di un tempo? Alle elementari si imparavano le tabelline e guai a te se ne sbagliavi una: “quanto fa sette per sei?”. L’insegnante aspettava qualche secondo, poi ti rimandava al posto e ti guardava male.
Ora, la musica è cambiata: è vero, i tempi non sono più quelli di una volta, ma la cultura, l’apprendimento hanno gli stessi valori.
Noi siamo un popolo di cattolici, abbiamo alle spalle una storia che dovrebbe farci inorgoglire. Quindi i princìpi basilari della nostra credenza e la conoscenza di quel che fecero di straordinario i nostri padri dovremmo conoscerli. Certo, non dobbiamo dimenticare che oggi siamo di fronte ad altri problemi, che i ragazzi spesso non hanno un futuro se non sono specializzati nelle materie che ti permettono più facilmente di trovare un lavoro.
D’accordo, ma tutto questo non vuol dire che dobbiamo cancellare il nostro passato. Ben venga la tecnologia, ma l’idea della civiltà italiana non la dobbiamo annullare.
Non si può ignorare chi fossero San Francesco d’Assisi o Dante Alighieri. O ancora Alessandro Manzoni che con i suoi “Promessi Sposi” ha scritto in un italiano moderno la storia di Renzo e Lucia.
Per farla breve, non riteniamo che il ministro dell’istruzione abbia compiuto un passo falso ridando alla nostra storia il merito che le compete.
Fra una ventina di anni, quando noi non ci saremo più, forse quelli che oggi sono i giovani in erba, ci daranno ragione. Saremo felici per loro.
A proposito di cultura, leggiamo sui quotidiani dell’ultima ora, che Ursula von der Leyen ha confermato l’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio, al prestigioso incarico che ha avuto in Medio Oriente. Chissà perché la decisione di Valditara di ridare lustro al latino ed alla nostra cultura mi ha fatto tornare in mente la figura di colui il quale voleva aprire il Parlamento come una scatola di sardine. Chissà perché questo riferimento…