
(Foto d'archivio Ansa)
E così, a Riad, in un modo o nell’altro, sono iniziati i colloqui per la pace in Ucraina tra la delegazione russa e quella statunitense. Dopo tre anni di guerra e un numero incalcolabile di morti, finalmente siamo arrivati a comprendere l’ovvio: Stati Uniti e Russia dovranno trovare un accordo sul ruolo dell’Ucraina. Anche perché, è bene ricordarlo, in caso contrario resterebbe soltanto un’altra opzione: l’escalation militare, con il rischio di una guerra nucleare.
Piccola domanda: ora che gli Stati Uniti riabiliteranno probabilmente la Russia e Vladimir Putin, cosa farà l’Europa? Fino a ieri, inseguendo la retorica americana, definiva il presidente russo un “assassino” e un “pazzo”. Ma cosa accadrà quando lo zar si presenterà al G7? Manterrà la propria posizione, cercando di difendere i suoi principi e quel che resta della democrazia occidentale e della propria dignità? Oppure, ancora una volta, si nasconderà dietro le gambe degli Stati Uniti facendo finta di niente? La risposta è semplice. Il conflitto in Ucraina ha portato alla luce una realtà scomoda: l’Europa non è indipendente. Si tratta con chi ci viene detto di trattare da oltre oceano. Si considera nemico chi è ritenuto cattivo alla Casa Bianca e negli uffici del Pentagono. In fondo, chi esce con le ossa rotte dalla guerra in Ucraina siamo proprio noi europei: un continente che (forse) ora ha iniziato a svegliarsi dall’illusione della propria indipendenza.