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Landini fa il verso a Beppe Grillo per un buon posto da pensionato (o leader del Pd?)

Qualcuno si chiede a ragione come ancora Maurizio Landini possa essere il segretario del più importante e numeroso sindacato italiano. 

Da quando c’è lui al vertice della Cgil si sono persi duecentomila iscritti. Questo sarebbe nulla rispetto a quello che il nostro urla e strilla in piazza. Proprio come è avvenuto durante l’ultimo sciopero generale che a Torino si è tramutato in una furiosa guerriglia tra manifestanti e forze dell’ordine. Landini vuole “rivoltare il Paese come un guanto”.

Parole non nuove per chi ha ancora memoria. Le pronunciarono anni fa Pier Camillo Davigo e Beppe Grillo che al posto del guanto preferirono il calzino.

Ora, in un’Italia che ha tanti problemi da risolvere e che richiederebbe per questo unità di intenti e comprensione vivono anche esponenti delle istituzioni che lasciano perplessi chi li ascolta.

Landini scatena l’Italia

Maurizio Landini e Elly Schlein
Landini fa il verso a Beppe Grillo per un buon posto da pensionato (o leader del Pd?) – Blitzquotidiano.it (Foto Ansa)

Possibile? Si, lo è: lo scenario ha avuto come teatro Roma, Bologna, Napoli, Torino e molte altre città del nostro Paese. Per carità, non fraintendiamoci. Nessun vero democratico è contro lo sciopero: in un Paese civile si può scendere in piazza, ma non pronunciando frasi che aizzano la gente e la chiamano alla rivolta sociale. “Si sta giocando con il fuoco”, sostiene il professor Alessandro Orsini che non può essere considerato un conservatore.

Chi non ha partecipato nella sua vita ad uno sciopero! Da studenti per richiamare i sacrosanti problemi della scuola. Da professionisti o da impiegati per denunciare le pecche di un sistema che magari faceva acqua. Insomma, per difendere i propri diritti e cercare di dare al lavoro quell’importanza che ha nella vita di ciascuno di noi.

Ma quando, durante una manifestazione a cui partecipano decine di migliaia di persone, si usano espressioni come “svolta autoritaria”, “fine della democrazia”, “siamo vicini ad un sistema dittatoriale” vuol dire essere rimasti fermi ad un’èra che non esiste più.

La società è diventata un’altra, i tempi sono cambiati notevolmente, servirsi di frasi ad effetto che potevano andar bene una volta (forse nemmeno allora) vuol dire che non si ha più la capacità di esercitare un ruolo di fondamentale importanza.

“Sveglia, son tornati i sindacati”, si legge in un titolo a tutta pagina sull’Unità fondata da Antonio Gramsci. Quali? Quelli di oggi che non lavorano per rendere meno problematica la vita di un operaio o di un artigiano?

Gli organizzatori della manifestazione tuonano usando parole infuocate soltanto per far sentire la loro voce diventata debole perché non ha più la potenza di un tempo. Forse non si sono accorti i vari Landini o Bombardieri che chi è ancora un loro iscritto non vuole essere preso per i fondelli incitando la folla alla rivolta sociale.

Il sindacato grida

Sono parole che non incantano più. Servono i fatti e questi tardano ad arrivare perché il sindacato sbraita, ma non produce. Il segretario della Cgil è vicino alla fuoriuscita perché il terzo mandato non è previsto dal regolamento della Cgil. Ragione per cui diventa più focoso, più aggressivo perché una poltrona di prestigio deve pur guadagnarsela in futuro.

Ma i posti, a sinistra, sono tutti occupati da “compagni” che nessuno può pensare di abbattere per il momento.  Allora, si debbono trovare altre strade per non uscire dal grande giro. I due padrini dell’ultimo sciopero generale ne sono pienamente a conoscenza.

Giocano, come è comprensibile, tutte le carte che gli son rimaste in mano. Va bene, ma pensare solo di proteggere il proprio orto non coincide con quello che desiderano i loro iscritti.

Lasciamo stare le rivolte sociali, i guanti che si vogliono cambiare. Si diventi più pratici nel difendere categorie che difficilmente riescono ad arrivare alla fine del mese. Così il sindacato riacquisterà la fiducia di chi crede ancora in luie potrà vivere in serena tranquillità senza il bisogno di urlare.

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