Che cosa vogliono queste truppe che un giorno si e l’altro pure mettono a soqquadro le nostre città?
Prima Torino, poi Roma, ora anche Avellino, Sulmona e Varese vengono prese di mira e sconvolte.
Manifestano? Così dicono. E si professano studenti, quando forse uno su cinquanta partecipanti al corteo ed è naturalmente fuori corso, cioè assai in ritardo con gli esami.
Grida, schiamazzi, urla contro le forze dell’ordine, sventolio delle bandiere della Palestina e poi il consueto attacco contro i poliziotti che gli impediscono di violare la legge.
Truppe di violenza
Francamente, chi vive in uno di questi centri è stanco di assistere a tanta violenza, ma finora qualsiasi protesta è stata vana. Il pericolo si tocca con mano: vietato uscire, andare in un negozio per una compera, fare una passeggiata distensiva.
Qual è l’obiettivo delle loro scorribande? Sostengono di voler difendere il popolo della Palestina, di combattere il “genocidio” di quella povera gente. Puntano il dito contro Israele e il suo premier.
Perché aggredire gli agenti?
Va bene, ma allora perché prendersela con quegli agenti i quali per uno stipendio che supera di poco le mille euro al mese subiscono aggressioni e rischiano di finire in ospedale come spesso accade? O magari di essere indagati perché la loro difesa è stata “eccessiva”?
Sarebbe bene ed auspicabile sapere a chi appartiene questa gente che dice di difendere i più deboli. Universitari? Pochissimi. Operai? Nemmeno a parlarne, hanno altro a cui pensare. Impiegati? Sono in ufficio per cercare di arrivare alla fine del mese senza la paura di non poter pagare le bollette della luce e del gas.
Allora chi sono questi personaggi che vanno solo in cerca di battersi con le forze dell’ordine con la speranza di mandarne qualcuno al pronto soccorso? Sono i soliti gruppi di violenti che si nascondono dietro ognimanifestazione che magari vorrebbe essere pure pacifica.
“Assassini”, “Uccidiamo gli sbirri” sono gli slogan più ripetuti. Ora si protesta per la fine di quel povero giovane morto dopo un inseguimento con i Carabinieri che avevano intimato l’alt per un controllo.
Le accuse precedono l’inchiesta giudiziaria, le valutazioni dei magistrati che stanno indagando su quel brutto episodio. Ma ancor prima che si faccia piena luce su quanto è successo, si ritiene che sia stato commesso un omicidio. Un corteo di protesta lo si potrebbe comprendere, ma chi vuole manifestare legittimamente viene coinvolto da queste truppe che hanno un solo scopo: mettere a ferro e a fuoco le nostre città.
Il ministro Piantedosi non è tenero: parla di una sfida allo Stato e francamente non ha tutti i torti. “Perché attaccare e ferire chi fa il proprio dovere?”. E’ un interrogativo che ci poniamo tutti, ma che ha una sola risposta: si va alla ricerca dello scontro perché si professa il principio del “tanto peggio, tanto meglio”.
Nel solito battibecco politico che ne scaturisce sorprende un intervento dell’ex capo della polizia Franco Gabrielli, che, in questa occasione (la morte di Ramy) ha detto testualmente che “l’inseguimento non è stato fatto in modo corretto”. Così, un funzionario dello Stato si pronuncia ancor prima degli inquirenti.
Atteggiamento sbalorditivo? “No, replica secca la senatrice Licia Ronzulli. E’ solo alla ricerca di visibililtà perché parteciperà per il centro sinistra alle prossime elezioni anministrative”.
Per farla breve, tutto finisce in politica e nella rissa continua che c’è fra i due schieramenti. Il fatto è di questi eposodi le vittime sono le forze dell’ordine e i torinesi, i romani, gli avellinesi che vorrebbero sollo vivere in tranqullità.
Invece no: al grido di “eliminiamo i poliziotti”, si continua a stravolgere la vita di quelle persone che desidererebbero solo sapere se la guerra o le guerre sono finalmente finite.