
(Foto d'archivio Ansa)
Nel palazzaccio della politica italiana si discute della condanna di Marine Le Pen. “Nessuno può gioire” dice la premier Giorgia Meloni. “Quella contro Marine Le Pen è una dichiarazione di guerra” tuona il leader della Lega Matteo Salvini. Dall’altra parte della barricata, il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli: “Marine Le Pen condannata a 4 anni con ineleggibilità per 5 anni per aver truffato 2,9 milioni di euro. La destra, a partire da Salvini, grida allo scandalo e alla democrazia giustiziata. Quindi, truffare è un prerequisito per fare politica per la destra?”
Sulla stessa linea, la deputata del Partito Democratico Laura Boldrini: “Marine Le Pen ha sempre disprezzato l’Ue ma intanto ne usava i fondi in modo illecito a vantaggio del suo partito. I sovranisti esperti in propaganda denigrano sempre il piatto in cui mangiano”.
Ecco le voci dal palazzo della politica:
“Non conosco il merito delle contestazioni mosse a Marine Le Pen, né le ragioni di una decisione così forte, ma penso che nessuno che abbia a cuore la democrazia possa gioire di una sentenza che colpisce il leader di un grande partito e toglie rappresentanza a milioni di cittadini”. (Giorgia Meloni, Il Messaggero)
“Quella contro Marine Le Pen è una dichiarazione di guerra da parte di Bruxelles, in un momento in cui le pulsioni belliche di Von der Leyen e Macron sono spaventose. Non ci facciamo intimidire, non ci fermiamo: avanti tutta amica mia!” (Matteo Salvini)
“Sono garantista, tutti sono innocenti fino al terzo grado di giudizio, alla condanna definitiva, e anche la signora Le Pen per me è innocente. Qualche dubbio sul braccialetto elettronico ce l’ho, non è una persona pericolosa che può scappare. Mi pare singolare. Comunque è una sentenza della giustizia francese e l’Europa non c’entra niente”. (Antonio Tajani)
“Mi pare evidente ci sia una tendenza ad attaccare, con mezzi giudiziari, chi pensa a una Europa diversa rispetto ai desiderata dei vertici che la governano oggi”. (Paolo Borchia, Lega, La Repubblica)
“Mi spaventa il fatto che ci sia una persona che i sondaggi danno in vantaggio per le presidenziali e che ora non potrà competere. Il suo avversario, Bayrou, ha detto che non ama le ingiustizie, ma io credo che il tema sia più ampio: sia cioè dare ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentati. La democrazia non deve avere limiti”. (Giovanni Donzelli, Fratelli d’Italia, Quotidiano Nazionale)
“La condanna di Marie Le Pen all’ineleggibilità, che le impedirà di candidarsi alle prossime presidenziali, è un segnale preoccupante per tutta l’Europa ed è l’ennesima conferma che quando si utilizza una sentenza per eliminare un avversario politico non si fa il bene della democrazia”. (Maurizio Lupi, Noi Moderati)
“Marine Le Pen ha sempre disprezzato l’Ue ma intanto ne usava i fondi in modo illecito a vantaggio del suo partito. I sovranisti esperti in propaganda denigrano sempre il piatto in cui mangiano”. (Laura Boldrini, Partito Democratico)
“Marine Le Pen condannata a 4 anni con ineleggibilità per 5 anni per aver truffato 2,9 milioni di euro. La destra, a partire da Salvini, grida allo scandalo e alla democrazia giustiziata. Quindi, truffare è un prerequisito per fare politica per la destra?” (Angelo Bonelli)
“La legge si applica a tutti, senza eccezioni. Le regole del Parlamento europeo sono chiare e rigorose, così come la legislazione francese, che da anni impone gli stessi obblighi a chiunque faccia politica. Il principio di uguaglianza davanti alla legge vale per tutti, indipendentemente dal consenso nei sondaggi, e Marine Le Pen non fa eccezione”. (Sandro Gozi, Renew Europe)
“Figuriamoci se non ci aspettavamo la ciambella assolutoria di Salvini di fronte alla sentenza del Tribunale francese per Marine Le Pen condannata, insieme ad altri europarlamentari del suo schieramento, per appropriazione indebita di soldi pubblici. Salvini deve aver giudicato 2,9 milioni di euro poca cosa visto che la Lega Nord, il suo partito prima del maquillage nominale, ne aveva fatti sparire 49 di milioni contrattando poi la restituzione pluriennale con lo Stato”. (Stefano Vaccari, Partito Democratico)