
L'EDICOLA, Il Corriere: "Sì al riarmo Ue, l'Italia è divisa". La Stampa: "Tregua, Trump minaccia Putin". Il Fatto: "L'Europa dichiara guerra alla pace" - Blitz Quotidiano
La notizia principale di oggi in apertura sui quotidiani è quella del voto del Parlamento europeo sulle due risoluzioni su difesa comune e piano di riarmo presentato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e sul sostegno europeo all’Ucraina. Entrambe sono state approvate, ma con divisioni tra i partiti di maggioranza e all’intento del Partito democratico. “Tregua, Trump minaccia Putin”, titola La Stampa. “Sì al riarmo Ue, l’Italia è divisa”, è l’apertura del Corriere della Sera. “L’Europa dichiara guerra alla pace”, è invece la prima pagina del Fatto Quotidiano.
Ecco la rassegna stampa di oggi:
“Sì al riarmo Ue, l’Italia è divisa” (Il Corriere della Sera).
“Guerra e pace”. L’editoriale di Goffredo Buccini: “Vogliamo scuole e ospedali o missili e cannoni? Parafrasando liberamente un arcinoto e drammatico discorso di Mussolini, alcuni leader italiani di maggioranza e di minoranza ci hanno ricondotto a questo bivio retorico dopo la svolta di Ursula von der Leyen sul riarmo europeo. Naturalmente per trarne una conclusione opposta a quella che il dittatore ottenne a Belluno il 24 settembre 1938: chi mai vorrebbe i “cannoni”, oggi, potendo scegliere il “burro” incautamente disdegnato allora dall’infervorata piazza fascista? Il punto, purtroppo, sta proprio nella libertà di opzione”.
L’intervista a Giorgio Gori, uno dei dieci europarlamentari del Partito democratico che hanno votato a favore della risoluzione del Parlamento europeo: “La segretaria ha dato una chiara indicazione di voto, nonostante il gran lavoro che qui era stato fatto per migliorare la risoluzione nella direzione della difesa comune. Potevamo ricompattarci, non è successo. Resto convinto che un partito che aspira a governare non possa prescindere da un raccordo forte con le altre forze democratiche europee. Invece siamo finiti isolati nel nostro stesso gruppo. Il piano di von der Leyen era un documento politico molto chiaro. L’interesse nazionale ed europeo doveva prevalere. Anche a costo di una scelta che nel breve può apparire impopolare. Altri, come Salvini e Conte, scelgono la strada della demagogia. Il Pd è un’altra cosa”.
L’intervista a Pjotr Tolstoj, trisnipote dello scrittore e vicepresidente della Duma russa: “Se voi europei foste capaci di guardare le cose in modo obiettivo, dovreste riconoscere di avere già perduto questa guerra. La Russia propone la pace. Possiamo fermare la guerra in modo autonomo, ma è fuori questione un ritorno alla situazione precedente e una restituzione di quel che abbiamo conquistato. Una volta che questo principio viene stabilito, facciamo la pace”.
L’intervista a Gino Cecchettin, padre di Giulia Cecchettin: “Mi sono dato una missione: educare le nuove generazioni. Per questo con il comitato scientifico della Fondazione stiamo lavorando su due fronti: andare nelle scuole a parlare con i giovani e lavorare sulla formazione dei docenti per promuovere relazioni non violente e decostruire gli stereotipi di genere. Abbiamo l’aiuto di tanti volontari. L’obbiettivo è realizzare un presidio in ogni provincia e magari in ogni scuola”.
“Tregua, Trump minaccia Putin” (La Stampa).
“Dazi, la risposta di Bruxelles” (Il Messaggero).
“Se la piazza pro Europa diventa anti Europa”. L’editoriale di Ferdinando Adornato: “C’è un concetto della filosofia politica, teorizzato per la prima volta da Giambattista Vico, noto con il nome di “eterogenesi dei fini”. E cioè la possibilità che le conseguenze delle nostre azioni risultino, alla fine, del tutto opposte alle intenzioni che le avevano ispirate. Ebbene, è proprio ciò che è capitato all’annunciata mobilitazione indetta per sabato prossimo dalla sinistra con il suggestivo titolo “una piazza per l’Europa”.
“Riarmo, l’Italia divisa in Europa” (La Repubblica).
Le parole di Romano Prodi: “Comprendo il sentimento di smarrimento di coloro che vedono in questa necessità di difesa una dissonanza con la parola pace. Non vi è dissonanza. Da 80 anni l’Europa non ha guerre entro i suoi confini. Un tempo così lungo ci ha indotti a pensare che la pace sia scontata e non un bene prezioso da difendere. Ho grande partecipazione per i sentimenti pacifisti che nel nostro Paese, come nelle altre nazioni europee, sono espressione di una ricca tradizione culturale e continuo a pensare che la guerra sia la peggiore delle catastrofi per l’umanità”.
L’intervista a John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente americano Donald Trump: “Forse Putin accetterà il cessate il fuoco in via di principio, ma solo per prendere tempo. Anche se firmasse la pace, il suo obiettivo dichiarato è ricostituire l’impero sovietico, e appena sarà pronto lancerà la terza invasione dell’Ucraina. Il rischio dell’uscita dalla Nato è reale. L’Europa deve riarmarsi, ma senza creare strutture parallele all’Alleanza che darebbero la scusa al presidente per abbandonarla serviva a riparare il fiasco dello scontro nello Studio Ovale. Il vero obiettivo di Kiev era far ripartire l’assistenza militare e da questo punto di vista è stato utile. Il prezzo però è alto. Far accettare agli ucraini il cessate il fuoco prima di sapere se i russi concordano è uno modo strano di negoziare”.
L’intervista a Dario Nardella, europarlamentare del Partito democratico che si è astenuto sul piano di riarmo europeo: “L’ho fatto per disciplina di partito e per scongiurare una spaccatura dalle ricadute imprevedibili. Devo fare due premesse. Primo: la risoluzione verteva non sul riarmo ma sul Libro bianco della Difesa, che contiene anche un riferimento a quel piano. Secondo: nel Pd non c’è stato nessun contrario. Ed è un bene: sarebbe stato un errore grave. Va riconosciuto a Schlein di aver lavorato in questa direzione”.
L’intervista all’europarlamentare di Forza Italia Flavio Tosi: “Trump, legittimamente dal suo punto di vista, ha un’altra politica rispetto a chi lo ha preceduto. Ma noi dobbiamo difenderci dalla sua ostilità. Perché la guerra che rischiamo è anche commerciale, altrimenti questi ci smontano un pezzo alla volta. Per me è inconcepibile chiunque tifi per Trump in questa fase. Cioè a favore di un nostro rivale”.
L’intervista a Nicola Fratoianni: “Il 15 marzo sarò in piazza perché qui o si fa un’Europa di pace o si muore. L’Europa non può essere soltanto un’evocazione sentimentale, occorre una politica. E allora la prima delle scelte necessarie non è il riarmo, ma il suo opposto. Preparare la pace si può se l’Europa sarà finalmente in grado di assumere quel protagonismo diplomatico che per tre anni ha dimenticato nel cassetto per dedicarsi esclusivamente alla escalation militare, salvo ritrovarsi spiazzata dalla pace degli affari di Trump e di Putin”.
L’intervista al leader di Azione Carlo Calenda: “Ci saremo, insieme alle comunità ucraina e georgiana, perché pensiamo che oggi o si fa l’Europa o si muore, come ha scritto Serra quando ha lanciato l’idea. Dopodiché la nostra linea è chiara: l’Europa si fa con la difesa armata per tenere lontani i dittatori. Ci saranno tanti cittadini che credono sia giusto armarsi e tanti che ritengono di no”.
“L’Europa risponde ai dazi di Trump. Nel mirino 26 miliardi di export Usa” (Il Sole 24 Ore).
“L’Europa dichiara guerra alla pace” (Il Fatto Quotidiano).
“Sex Bomb”. L’editoriale di Marco Travaglio: “Casomai qualcuno nutrisse ancora qualche dubbio, da ieri è ufficiale: la cosiddetta Europa, che mosse i primi passi 60 anni fa partendo da un’intesa commerciale per evitare future guerre fratricide dopo averne scatenate due mondiali in un quarto di secolo, dichiara guerra alla pace proprio mentre a Gedda si tenta di chiudere il conflitto in…”.
“L’Europa si arma, il Pd si arrende” (Il Giornale).
“ReArm Pd” (Il Manifesto).
“Mezzo Pd si arma contro Schlein” (Libero).
“Guerra, pace, dazi: un piano per l’Italia”. L’editoriale di Mario Sechi: “Siamo usciti dalla Guerra Fredda e siamo entrati nella «Terza guerra mondiale a pezzi» (la più importante intuizione del pontificato di Francesco) senza avere un piano per ridisegnare i rapporti tra le grandi potenze. Il risultato è un caotico divenire, accelerato dalla vittoria di Donald Trump e di una America “nuova” che in realtà è un ritorno della storia che era partita nel 2016. Le sfide contemporanee sono interne e esterne”.
“Caso Ramy, inseguimento corretto. Carabinieri vittime della sinistra” (La Verità).
“Sì dell’Ue al riarmo, psicodramma Pd. Meloni sceglie Trump e tradisce Kiev” (Domani).