L'EDICOLA, Repubblica: "Il giorno della verità". Il Corriere: "Tregua a Kiev, ore decisive". Libero: "La piazzata pro-Ue pagata dagli italiani" - Blitz Quotidiano
La principale notizia di oggi in apertura sui quotidiani è quella relativa alla telefonata in programma oggi fra il presidente degli Stati Uniti Trump e quello russo Putin, per cercare di trovare un’intesa per una tregua fra Russia e Ucraina. “Il giorno della verità”, titola Repubblica. “Tregua a Kiev, ore decisive”, è l’apertura del Corriere della Sera. “La piazzata pro-Ue pagata dagli italiani”, è invece la prima pagina di Libero.
Ecco la rassegna stampa di oggi:
“Il giorno della verità” (La Repubblica).
“Quell’odio che comanda il mondo”. L’editoriale di Massimo Recalcati: “Non ha come meta solo la sconfitta dell’avversario e il proprio trionfo, ma il suo annientamento, la sua umiliazione, la negazione della sua stessa dignità. Ed è destinato a non avere limiti”.
L’intervista al sottosegretario al Mef Federico Freni: “Per noi è inaccettabile un piano di riarmo da 800 miliardi finanziato a debito. Peraltro ad oggi Rearm è solo una scatola vuota. Dovremmo indebitarci con la benda sugli occhi per ritrovarci poi a dover aumentare le tasse o a tagliare la spesa per la sanità? Se dovessimo recepire l’indicazione di Rearm dovremmo mettere sul piatto 30-35 miliardi. In pratica una legge di bilancio per le armi, oltre ad altro debito da ripagare. Nella migliore delle ipotesi dovremmo ritardare l’inversione della curva del debito, nella peggiore ci ritroveremmo nel 2031 con un rapporto debito/Pil superiore a quello del 2024. È come scegliere tra la padella e la brace”.
“Trump: Pace mai così vicina” (La Stampa).
L’intervista al presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky: “Penso che sarebbe importante che questo movimento riuscisse a uscire dai confini dell’Italia, diventando un movimento europeo europeista. A livello prepolitico bisogna essere d’accordo su due cose. La prima, è il desiderio di pace, che è alla base della nascita dell’Europa. Avendo la consapevolezza che viviamo il rischio di una guerra come mai l’abbiamo conosciuta finora. In passato i conflitti venivano combattuti con armi crudelissime, ma non definitive: si poteva farsi la guerra e poi tornare indietro. Dopo il nucleare, la tecnologia bellica non permette più di tornare indietro. La seconda cosa è che l’Europa possa essere uno strumento per diffondere energia e forza di pace”.
“Tregua a Kiev, ore decisive” (Il Corriere della Sera).
“Una luce (offuscata) sul mondo”. L’editoriale di Antonio Polito: “La richiesta di restituire alla Francia la Statua della libertà, avanzata qualche giorno fa da Raphaël Glucksmann, leader emergente della sinistra liberale transalpina, è evidentemente provocatoria. Ma non manifestamente infondata. È infatti la stessa amministrazione Trump, con atti e dichiarazioni di principio, a darle una sua ragionevolezza”.
Le parole di Papa Francesco in un passaggio di una lettera pubblicata sul Corriere della Sera: “Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità. La guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità”.
L’intervista al ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo: “Con questo provvedimento affianco al concorso un percorso che consente di attribuire a chi ha la responsabilità della gestione delle persone di promuovere i meritevoli. Le procedure concorsuali misurano la capacità di apprendere, ma a questa non è automatico che faccia seguito il saper fare. Inoltre, oggi, un funzionario che aspiri a crescere, ha necessità di studiare e di passare un concorso, ma non tutti possono farlo, perché sono molto impegnati. E comunque lasciare tutto all’iniziativa del singolo deresponsabilizza i dirigenti, che non avvertono la necessità di adottare soluzioni per far crescere le persone. Abbiamo costruito un percorso che garantisce un livello di trasparenza e imparzialità molto elevato”.
L’intervista a José Manuel Durão Barroso, che ha presieduto la Commissione europea tra 2004 e 2014: “Non esiste possibilità di un’Unione europea che conti nel mondo se questa è priva di una difesa europea. Ogni entità politica deve avere tra i suoi principali scopi la conservazione di sé, la propria autodifesa. Altrimenti può essere un’organizzazione economica o commerciale o altro, ma non un’unione politica”.
L’intervista al sottosegretario al ministero delle Infrastrutture Armando Siri: “Una quadra si trova sempre, la Lega è un collante della coalizione. Abbiamo posizioni magari non identiche, ma tutti sappiamo di non poter dire ai cittadini italiani che sforeremo quelle che fino a ieri erano le tavole della legge sul debito per andare ad armarci fino ai denti. 800 miliardi è una cifra che, se davvero è sul piatto, ci meraviglia molto dopo anni a parlare di austerity, vincoli, e Salva Stati. Credo che se ci sono somme simili disponibili, debbano essere per metà messe al servizio dei cittadini: sanità, pensioni, bollette, flat tax e pace fiscale”.
“Data center, la domanda di elettricità cresciuta di 40 volte rispetto al 2021” (Il Sole 24 Ore).
“Ucraina, il giorno del giudizio” (Il Giornale).
“Una telefonata per la pace” (Il Messaggero).
“Deterrenza e distensione, le due sinistre”. L’editoriale di Mario Ajello: “Se in questi anni la sinistra non si capiva bene che cosa fosse, e a non capirlo erano anche i dirigenti e molti elettori di questa parte politica, adesso per effetto dell’accelerazione mozzafiato della storia del mondo si è evidenziato con nettezza che le identità della sinistra sono due”.
“Non riattaccare” (Il Manifesto).
“Le armi sono i nuovi vaccini” (La Verità).
“Trump chiama Putin: terre, energie, Crimea” (Il Fatto Quotidiano).
“I veri putiniani”. L’editoriale di Marco Travaglio: “Magari la telefonata Trump-Putin andrà malissimo, il negoziato di Gedda fallirà e la guerra in Ucraina continuerà a oltranza. Ma poniamo il caso che invece si arrivi a una tregua e poi a una pace stabile, fondata su un nuovo ordine mondiale che rispetti le esigenze di sicurezza di tutti e delle rispettive aree d’influenza. Cioè che si torni a rispettare le linee rosse di ciascuno e non solo degli Usa”.
“Se telefonando” (Avvenire).
L’intervista a Romano Prodi: “La tregua ci sarà. È inevitabile. Trump e Putin si sono spinti troppo avanti. Hanno tagliato fuori dal confronto l’Europa che rompe le scatole e ora, escludendo gli altri, hanno obbligato se stessi a portare a casa il risultato. Non possono fallire, non possono tornare alla casella di partenza. Ci saranno trattative complesse. Penso a una tregua perenne che chiude i combattimenti ma rischia di lasciare irrisolte tutte le tensioni. Magari come quella in Corea, dove la provvisorietà dura da 70 anni. La pace è un’altra cosa. È più complicata perché si tratta di definire aspetti complessi. A cominciare dai problemi territoriali”.
“La piazzata pro-Ue pagata dagli italiani” (Libero).
“Il simbolo del declino: il francese che rivuole la Statua della Libertà”. L’editoriale di Mario Sechi: “Le truppe di Adolf Hitler entrarono a Parigi nel giro di poche settimane, in quella che fu definita “la guerra lampo”, ma i francesi sembrano aver dimenticato la storia e si esercitano in queste settimane nell’arte di spararla grossa: prima Macron offre l’arma nucleare agli europei, assicurando che il pulsante sarebbe rimasto a Parigi (sai che sollievo), poi l’europarlamentare Raphaël Glucksmann ha chiesto niente meno che la restituzione della Statua della Libertà”.
“La pace di Trump spaventa l’Ucraina. Putin vuole dare scacco a Zelensky” (Domani).