
L'EDICOLA, Repubblica: "L'Europa si riarma". Il Corriere: "Zelensky apre a Trump dopo la lite". Il Fatto: "Il piano Eurobomb spacca le destre e unisce M5S e Pd" - Blitz Quotidiano
Sono due le notizie in apertura sui quotidiani di oggi: le dichiarazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky sulla possibilità di accettare un piano per una tregua con la Russia sotto la guida degli Stati Uniti e le misure presentate dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per il riarmo e l’aumento della spesa militare dei paesi dell’Ue. “Zelensky apre a Trump dopo la lite”, titola Il Corriere della Sera. “L’Europa si riarma”, è l’apertura di Repubblica. “Il piano Eurobomb spacca le destre e unisce M5S e Pd”, è invece la prima pagina del Fatto Quotidiano.
Ecco la rassegna stampa di oggi:
“L’Europa si riarma” (La Repubblica).
“La nostra piazza quotidiana”. L’editoriale di Mario Orfeo: “Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? A che velocità ci andiamo? Diceva simpaticamente così il personaggio di una celebre vignetta di Altan pubblicata qualche tempo fa proprio su Repubblica. Chi siamo e da dove veniamo lo sapete bene e non è un caso che la nuova grafica — che scoprirete sfogliando questa copia del giornale — arrivi alla vigilia dei nostri primi 50 anni. Un compleanno significativo, un traguardo importante a cui ci avviciniamo riconoscenti alle generazioni di lettori che ci hanno accompagnato e portato fin qui, condividendo idee e progetti, talvolta dissentendo ma sempre apprezzando la assoluta libertà di pensiero, necessaria come non mai in questa stagione del mondo così buia.
L’intervista all’ex oligarca e attivista democratico russo Mikhail Khodorkovsky, in esilio a Londra dopo esser stato incarcerato da Putin per oltre un decennio: “Se arrivasse la pace in Ucraina, lo scenario migliore sarebbe una nuova Guerra fredda. Ma Putin continuerà ad attaccare l’Europa. L’incubo quotidiano dello zar è perdere consenso e potere. Per questo scatena sempre nuove guerre. Quando si trova in difficoltà, attacca. Cecenia, Georgia, Crimea e nel 2022 l’offensiva finale in Ucraina. È il suo modus operandi”.
L’intervista al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “Abbiamo individuato ben cinque nuovi siti dove realizzare Cpr e per due di essi abbiamo già affidato e realizzato gli studi preliminari e contiamo di partire con l’affidamento della realizzazione entro primavera. I centri in Albania sono pronti ad accogliere altri immigrati e sono già organizzati per esprimere più funzioni, una parte è già destinata a Cpr. Avere rimesso la questione di diritto alla Corte di giustizia europea può solo ritardare la loro entrata in pieno funzionamento, che avverrà al più presto nell’una e nelle altre funzioni”.
L’intervista a Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera: “Non possiamo essere sottomessi alle grandi potenze del pianeta. L’Europa deve reagire. L’Europa deve attrezzarsi per essere indipendente, dando sempre priorità alla diplomazia, al rispetto del diritto internazionale, rimanendo costruttrice di ponti, ma capace di autodifesa. Un tempo era un gigante economico e un nano politico, oggi il nanismo rischia di dilagare… Non possiamo permetterci di essere sottomessi alle grandi potenze del pianeta”.
L’intervista a Vitali Klitschko, il sindaco di Kiev: “Bisogna recuperare il rapporto con gli Stati Uniti, non possiamo permetterci di rimanere senza il loro sostegno militare, di cui siamo sempre stati grati. Non è il momento di farsi prendere dalle emozioni, e parlo di entrambi i lati. Ucraina e Usa, va trovato un terreno comune, altrimenti l’aggressore russo ne trarrà vantaggio. Tutti noi vogliamo la pace, ma non a qualsiasi prezzo. Il punto essenziale sono le garanzie di sicurezza. Bisogna mostrarsi forti con la Russia, altrimenti nessuno ci ascolterà”.
L’intervista al Nobel americano Joseph Stiglitz: “I dazi creeranno il caos sui mercati globali, faranno aumentare i prezzi e scateneranno guerre commerciali che neanche gli Stati Uniti possono vincere. Scateneranno una guerra commerciale che nessuno potrà vincere. Questo comporta grandi sfide e grandi problemi, perché per l’Unione europea non è più possibile considerare gli Stati Uniti come un alleato fidato, al pari della Cina. Lo vediamo per esempio nella creazione di una forza di difesa comune. Sarebbe più opportuno, anzi è un imperativo, dare il via a politiche industriali che le consentano di rendersi più indipendente”
“Trump, la resa di Zelensky” (La Stampa).
L’intervista al generale Vincenzo Camporini: “Nel campo della difesa le capacità produttive europee stanno crescendo. Devono essere sicuramente sollecitate, incentivate… Von der Leyen e la Commissione possono fare molto. È chiaro che il supporto americano per certe questioni è essenziale. Il problema principale è relativo all’intelligence, ovvero la capacità di avere informazioni operative sul campo di battaglia. Questo viene ottenuto grazie a sistemi satellitari in cui il contributo americano è determinante, oltre a sistemi aeroportati”.
“Zelensky apre a Trump dopo la lite” (Il Corriere della Sera).
“La pace sì, ma giusta”. L’editoriale di Venanzio Postiglione: “L’uomo non ha inventato la guerra: ha inventato la pace. La più grande scoperta della storia. Il conflitto è ovunque, la natura, la clava, il codice genetico, la vita stessa: poi qualcuno, nella notte dei tempi, suggerì i confini e un po’ di regole, meritava il Nobel della Pace qualche millennio prima. La parola, non a caso, ha un’antica (antichissima) radice indoeuropea, pak/pag, che vuol dire fissare, legare, pattuire, unire. Anche conficcare. Come per un paletto che definisce i limiti, le frontiere, il senso di una concordia possibile. Ma solo l’ipocrisia sulla pace è ancestrale come la pace”.
L’intervista a Luca Zaia, presidente leghista del Veneto: “I dazi sono un flagello. Ma attenzione all’atteggiamento. Se pensiamo di fare muro contro muro la battaglia la perdiamo di sicuro. L’Europa, che con i suoi 450 milioni di abitanti rappresenta il mercato più florido al mondo per gli Stati Uniti, deve essere consapevole che ha le sue carte da giocare. A una condizione. Deve presentarsi unita di fronte a Trump. Non ha senso che i singoli capi di governo o di Stato si presentino da lui per condurre trattative singole. Nessuno da solo ha la forza di trattare da pari a pari”.
L’intervista a Pina Picierno, eurodeputata del Partito democratico e vicepresidente del Parlamento europeo: “Credere all’Europa oggi significa essere accanto all’Ucraina, mettere in campo con urgenza un piano per la difesa comune e per difendere la nostra democrazia e il nostro stato sociale. Credo che realisticamente un esercito comune europeo non possa nascere in quindici giorni e invece abbiamo bisogno in tempi rapidi di reazione: in termini strategici l’Europa ha un divario enorme di uomini e mezzi, siamo scoperti su molti fronti e non possiamo contare più sulla copertura statunitense”.
“La guerra dei dazi affonda le Borse” (Il Sole 24 Ore).
“Difesa Ue, piano da 800 miliardi (con Eurobond)” (Il Messaggero).
“Se gli Usa si avvicinano troppo alla Russia”. L’editoriale di Ferdinando Adornato: “Così alla fine è stato Trump a realizzare il sogno dei finto-pacifisti di tutto il mondo: sospendere l’invio di armi all’Ucraina. È auspicabile che si tratti solo di una temporanea, coercitiva pressione su Zelensky. In ogni caso, l’annuncio della von der Leyen sul piano di riarmo è servito a bilanciare, con un passo avanti europeo il passo indietro degli Usa. Comunque, sembra proprio arrivato il momento, soprattutto per chi si ostina a credere nell’unità dell’Occidente, di porre a Washington una questione decisiva: davvero gli Usa non hanno nulla da perdere da questo loro nuovo corso?”.
“Zelensky si piega alla pace di Trump” (Il Giornale).
“Sparata militare” (Il Manifesto).
“Il piano Eurobomb spacca le destre e unisce M5S e Pd” (Il Fatto Quotidiano).
“C’è chi dice no”. L’editoriale di Marco Travaglio: “Qualcosa si muove, finalmente, nella morta gora italiana. Mentre gli euro-pusher del bellicismo si oppongono alla pace in Ucraina che chiamano “resa” perché rifiutano di arrendersi alla realtà, i 5Stelle e Avs non sono più soli nel rifiuto del pensiero unico armato. La Schlein pigola qualcosa di sensato contro gli Eurobomb di Ursula”.
“L’armata Brancaleone di Ursula” (La Verità).
“La sinistra senza pace” (Libero).