
L’erba voglio, Salvini vuole gli Interni, Meloni vuole gli sconti sui dazi, Conte vuole comandare - (foto ANSA) - Blitz quotidiano
Mentre il mondo è in ansia per la riapertura dei mercati, Matteo Salvini è in ansia per se stesso.
Non gli basta essere stato rieletto segretario della Lega fino al 2027, torna a parlare del Viminale, lo vuole a tutti i costi, anche se è un problema che potrebbe ledere l’unità del centro destra.
“Sentirò Giorgia Meloni, le dirò quanto lo vogliate soprattutto voi che non avete avuto dubbi sul votarmi” dice ai fedelissimi del Carroccio.
Il vice premier è entusiasta di se stesso, non vuole capire (o forse lo capisce) che questa nuova tegola che lancia verso Palazzo Chigi può mettere in crisi la maggioranza.
Il mantra di Salvini

Tranquillo in cuor suo, continua a ripetere: “Siamo uniti, nessuna preoccupazione a proposito”. D’accordo, ma quanto può andare avanti questo ritornello che si ripete a settimane alterne? Non c’è niente da fare: il ministero degli Interni resta un pallino che non gli toglie nessuno dalla testa, perciò non ci pensa nemmeno a fare un passo indietro.
Al lriguardo, la premier è più prudente, fa finta di non aver sentito e pensa a quello che potrebbe rappresentare il prossimo viaggio a Washington. Andrà da Trump (se la trasferta dovesse avvenire) per trattare sui dazi, trovare un compromesso per farli scendere magari a un dieci per cento, la metà di quelli richiesti dalla Casa Bianca.
È tutto in alto mare e destreggiarsi in questo momento è assai difficile. Mette in crisi gli stessi sondaggisti che parlano “di un rimescolamento degli schieramenti”. Il che vuol dire non sapere se Caio è ancora dalla parte di Sempronio o se, nel frattempo, ha cambiato idea.
Urge buonsenso
Bisogna usare il buon senso e la prudenza proprio perché la situazione è così incerta. Che vale gridare, esprimere concetti che possono essere smentiti dai fatti cinque minuti più tardi? L’ansia deve rimanere a riposo, non può prevaricare il temporeggiamento che mai come in questo momento può essere d’aiuto a chi va alla ricerca di un compromesso.
Ci sono già 50 Paesi che sono in fila davanti alla Casa Bianca per trovare un accordo. L’Italia non vuole essere il cinquantunesimo, tradendo il principio che vuole una Europa unita quando si deve affrontare un problema così difficile e delicato. Da soli no, è tutti insieme che bisogna scoprire la quadra e tornare a vivere in un mondo che sia più tranquillo e ottimista.
Invece, c’è chi insegue traguardi per ora impossibili. Per esempio, i 5Stelle che dopo il successo ottenuto con la manifestazione di Roma parlano adesso di un progetto per governare il Paese.
Non lo dice apertamente Giuseppe Conte, ma sul giornale assai vicino al Movimento, l’iniziativa è chiara e non si possono nutrire dubbi. In che modo? Con i soli voti dei pentastellati? Non è possibile. Con il campo largo? Se esistesse, ma proprio nel giorno della marcia trionfale per le vie di Roma si è compreso che a tutt’oggi quel punto d’incontro non ci potrà mai essere perché l’avvocato del popolo non ci sta ad essere secondo, cioè la ruota di scorta di Elly Schlein.
Quindi si naviga a vista e nella maggioranza si cerca in tutti i modi di frenare l’arrivismo di Salvini. Il quale, dopo la conferma alla segretaria, invoca l’unità (proprio lui). Come? Parlando del 25 aprile che “non è la festa delle bandiere rosse e dei compagni; mentre il primo maggio si deve considerare un giorno solenne dei lavoratori, non della Cgil di Maurizio Landini”.
Nella bolgia delle accuse reciproche entra di prepotenza una foto che ritrae Giuseppe Conte con il braccio alzato. Un ricordo del passato fascista? Se il protagonista di quella immagine fosse stato un esponente della destra si sarebbe scatenato il putiferio. Se a compierlo è il leader dei 5Stelle nessun frastuono, è solo un gesto di ringraziamento verso la folla che non vuole il riarmo.