Tanto tuonò che piovve. Finalmente Israele ha dato il suo ok alla tregua (iniziata mercoledì mattina). Il piano di USA e Francia per ora ha funzionato. Martedì 26 gli ultimi raid su Beirut. Poi l’annuncio di Netanyahu per il cessate iil fuoco di 60 giorni. Ma è meglio non illudersi troppo. Lo stesso Bibi l’ha detto: ”Se ci saranno attacchi, risponderemo a Hezbollah“. Ora Israele ha più tempo e nervi per concentrarsi sull’Iran. In ogni caso si tratta di una tregua armata.
Resta il focus primario: isolare Hamas e contrastare le minacce di Teheran. Passaggio che prelude ad un accordo (auspicato da Biden e Trump) per zittire le armi anche nella Striscia di Gaza. Obiettivo subordinato in ogni caso alla liberazione di tutti gli ostaggi entro il 20 gennaio 2025, giorno in cui si insedierà la nuova Amministrazione alla Casa Bianca.
Dopo più di 400 giorni dalla crudele aggressione voluta dal “Partito di Dio” (l’organizzazione paramilitare islamista sciita e anti-sionista libanese, attiva dal 1982 e foraggiata dall’Iran) si è fatto sentire l’effetto Trump e la mediazione dei negoziatori di Biden. Teheran ha capito che non è tempo di incertezze e che è in arrivo una resa dei conti con Washington. Il primo mandato di Trump è costato a Teheran un pesante prezzo economico. Di qui le ultime decisioni.
Il premier israeliano ha offerto ai suoi tre motivi che hanno determinato la tregua. Primo: concentrarsi sulla minaccia israeliana permettendo così alle forze armate di riprendere fiato. Secondo: assicurare a Israele una nuova fornitura di armi. Terzo: assicurare il ritorno in Patria degli ostaggi di Hamas. Sennò si torna daccapo.
Secondo il Segretario di Stato americano Blinken “c’è un accordo sulla effettiva attuazione della risoluzione che porterà al ritiro di tutte le forze israeliane in Libano, al ritiro di Hezbollah a nord e allo spiegamento delle forze armate libanesi nel sud insieme a Unifil”.
Comunque il clima resta incerto e indecifrabile. L’ultima giornata dei raid su Beirut ha registrato 10 vittime e Israele ha annunciato di aver colpito 180 obiettivi di Hezbollah in tutto il Paese tra cui le filiale della Associazione Al-Qard al-Hasan, una sorta di banca responsabile (secondo fonti israeliane) della salvaguardia di circa 750 milioni di dollari all’anno di finanziamenti iraniani. A loro volta i miliziani hanno martellato il nord di Israele e a Gaza si continua a morire.
Conclusione inquietante di Netanyau: “Abbiamo eliminato 20.000 terroristi di Hamas. Cambieremo il volto della regione”. Sul fronte libanese non tutti sono per l’accordo della tregua. Pesano i 900.000 sfollati dall’ottobre 2023. Serve una nuova iniziativa per arrivare al cessate il fuoco anche a Gaza. La pace giusta è ancora lontana. Purtroppo.
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