
L’Italia nella futura Europea: nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!(foto ANSA) - Blitzquotidiano.it
Non deve stupire il fatto che a Roma, Italia, a sostegno dell’Unione Europea, siano scese in piazza oltre 50.000 persone, raccolte in gruppi con opinioni diverse sull’Ucraina, sul riarmo e sulla possibile nascita di una Federazione unificante.
Dobbiamo prendere atto che in Italia esistono gruppi e movimenti politici che rappresentano mille sfaccettature di interessi e ideali ma che sono del tutto incapaci di cogliere la “sostanza” del loro schieramento. Queste entità spurie e variopinte sono diventate pericolosi veicoli di disordine, come avviene con il cosiddetto frazionismo che ha sempre rappresentato il vulnus della nostra democrazia e ci ha fatto perdere credibilità nel mondo.
Questa caratteristica che fa dell’italiano un anarchico inconsapevole, è riscontrabile nel dibattito In materia di difesa militare.
Il dibattito in Italia sulla difesa

Le circostanze da valutare sono essenzialmente due:
1) le principali potenze come la Cina, la Russia, gli Usa di Trump e i paesi del terrorismo rispettano solo la forza mentre lo stato di diritto è finito perché l’Onu non è in grado di mantenere l’ordine mondiale;
2) nonostante il cambio di rotta imposto da Trump, il mondo non è cambiato perché nessuno ha interesse ad avviare la terza guerra mondiale.
E’ su queste basi che occorre prendere posizione, essendo evidente che se fossero immanenti i rischi paventati dalla Von der Leyen, l’Europa dovrebbe armarsi anche a costo di sacrificare lo stato sociale o di ridurre il livello del benessereeconomico acquisito dalle singole Nazioni.
Sette correnti di pensiero
Invece, le linee di pensiero sulla questione degli armamenti, manifestate da gruppi e gruppetti in Italia, sono state almeno sette.
La prima, dei pacifisti puri, è che non devono esistere armi in assoluto e che la loro fabbricazione dovrebbe essere proibita.
La seconda, degli “illuminati”, si basa sull’auspicio che le armi restino nelle sole mani di organismi sovranazionali delegati a intervenire per impedire i conflitti tra Nazioni.
Un importante schieramento ci informa che la Russia non potrà mai invadere paesi europei perché i russi sono nostri fratelli e che è l’esistenza della Nato a costringere Putin a rivendicare i territori ucraini e forse altri limitrofi, per meglio organizzare le proprie difese.
Una quarta bandiera è sventolata contro l’esercito unico europeo: chi lo comanderebbe, chi produrrebbe le armi? Il fatto che la Germania si candidi a produrre armi per rimpiazzare il settore auto ormai in crisi, puzza di marcio. Se deleghiamo ad una sola nazione il compito di armarsi, questa stessa nazione diventerebbe padrona dell’Europa. Aggiungiamoci anche la Francia che dispone della tecnologia atomica e potrebbe aumentare il proprio arsenale ed avremo l’Europa a trazione militare franco-tedesca.
La quinta bandiera è di quelli che “vedono lontano”: chi saranno i paesi a fornire la carne da cannone? Certamente i paesi europei che hanno deciso di non investire in armamenti. Sarebbe logico che in prima linea ci vadano i cittadini dei paesi furbetti. I furbetti sarebbero i paesi che non investono in armi ma nel sociale e per il proprio benessere interno, i quali hanno puntato sul fatto che non ci sarebbero mai state guerre.
Se non esistesse un esercito europeo al servizio di tutti i paesi dell’Unione, e ciascun paese procedesse a ruota libera, chi non ha investito in scudi protettivi sarebbe facile preda di un eventuale invasore, considerato che le prime vittime delle guerre moderne non sono gli eserciti, bensì donne, vecchi e bambini.
Una sesta opinione ha del devastante ma ha “precedenti”illustri: in caso di attacco, ci arrendiamo subito e ci dichiariamo neutrali o ci alleiamo con l’invasore.
La settima opinione è quella dei negazionisti: ma quale guerra può mai scoppiare visto che i conflitti ideologici non esistono più?
Alla domanda se l’Europa deve darsi una difesa militare, la risposta è: esiste già, si chiama Nato, l’abbiamo sempre avuta a partire dal 1949 ed è stata mantenuta anche dopo la fine dell’Urss. Gli americani ci chiedono di aumentare la nostra quota di spese, si tratta solo di decidere se farlo e come.
Oggi esistono eserciti in tutte le principali Nazioni europee, con propri stati maggiori, ufficiali, militari, armamenti più o meno efficaci, con paghe, stipendi e pensioni che si cumulano. E’ certo che un accentramento sarebbe utile per razionalizzare la spesa e migliorare l’efficacia operativa della Difesa.
Erano questi i problemi di cui la classe politica avrebbe dovuto occuparsi.
Invece, la discussione in Aula sul ruolo dell’Europa, sulla guerra Ucraina e sulla politica degli armamenti, si è trasformata in bagarre a seguito della presa di posizione della Meloni sul Manifesto di Ventotene del 1941. Invece di innescare una discussione ideologica, il capo del governo avrebbe dovuto limitarsi a rilevare che proprio quel “Manifesto” prefigurava una federazione tra Stati, dotata di un parlamento e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali, come economia e politica estera e quindi della Difesa. Che è poi la meta politica che tutti i partiti europeisti vogliono oggi raggiungere. Chi ha agitato il Manifesto di Ventotene aveva dunque le idee chiare e voleva un governo federale europeoforte e autorevole. Per queste ragioni, l’intervento della Meloni è apparso a molti osservatori fuori luogo.
Quale sarebbe stato il fine politico “occulto” della Meloni? Quello di far notare che i Saggi di Ventotene avevano in mente un’Europa a trazione rivoluzionaria e illiberale. Il che è comprensibile, perché la maggior parte dei reclusi di Ventotene erano comunisti, perché il nemico da battere era il nazifascismo, perché la Russia era alleata dei paesi occidentali e i delitti di Stalin non erano ancora venuti alla luce.
L’Europa di oggi è il risultato della vittoria degli eserciti americani, inglesi e russi, ma anche delle lotte di liberazione dei paesi dell’est europeo contro la dittatura sovietica. Gli eroi dell’Europa libera di oggi sono i militari americani, inglesi e russi morti nella Seconda guerra, ma anche gli operai di Solidarnosk, Jan Palach, Alexander Dubcek e i giovani che si opponevano disarmati ai carri armati sovietici, i perseguitati dalle polizie segrete del blocco sovietico durante il periodo della guerra fredda.
E’ significativo che in tutte le epoche per lo meno da quando esistono condizioni tollerabili di ordine e di stabilità, vi sia sempre stata una potenza che si è assunta la guida del mondo e intorno alla quale si sono radunate le forze costruttive e pacifiche di una certa area geografica.
Quello che resta da vedere è se l’America accetterà questa funzione e se la utilizzerà per la diffusione dei commerci, l’elevamento del livello di vita e dell’umanità e per il mantenimento della pace o se, di nuovo, come era accaduto dopo la Prima guerra mondiale, tenterà di non assumere le responsabilità che le sono state addossate.
L’altro argomento di cui si dovrebbe occupare il parlamento, riguarda il trauma sociale della perdita relativa del benesseredella nostra popolazione, che ci impedisce investimenti nel militare.
Esiste un esempio emblematico di decisione governativa autolesionista che ha portato alla distruzione di ricchezza a Genova e la conseguente emigrazione dal territorio. Ce lo ricorda Marco Benedetto in un Suo articolo premonitore del 1971 pubblicato sulla Stampa di Torino, nel quale spiegava come una città ricca e industrializzata si sia trasformata in società dedita ai servizi e al turismo di massa, sulla base di scelte scellerate della politica che aveva chiuso i principali siti industriali a partecipazione pubblica.
Si era trattato del dimezzamento del prodotto lordo locale e dell’inizio di una fuga di mano d’opera in ispecie giovanile che continua tuttora. Situazioni di questo tipo, sono state frequenti nel nostro paese.
Per capire l’attuale livello di crisi, supponiamo che il disegno di un’Europa federale all’americana, si realizzi, che ogni stato collabori con gli altri e che esista un potere centrale in grado di programmare al meglio gli investimenti e gli insediamenti industriali.
Supponiamo anche che un grande magnate americano decida di investire qualche centinaio di miliardi in Europa in qualche filiera industriale ad elevato indice di occupazione specializzata e che si apra una gara tra nazioni europee per accaparrarsi l’insediamento.
Non si tratta di una ipotesi assurda, anzi multinazionali europee che investono in America e viceversa sono da tempo una realtà. I modelli Mercedes-Benz che vengono costruiti negli Stati Uniti sono il Mercedes-Benz GLE SUV, GLE Coupé, Classe C e GLS-SUV.
Quali saranno i calcoli economici di questa impresa nascente?
Una qualsiasi industria necessita di energia a basso costo, di mano d’opera specializzata, di ordine sociale, di non essere bloccata in ogni momento per problemi ambientali, di servizi pubblici efficienti, di sentenze civili e penali in tempi rapidi, di una fiscalità contenuta, di un ambiente non ostile, che veda cioè di buon occhio la categoria dei colletti bianchi, che in Italia sono la preda più ambita di certi magistrati.
La decisione di insediare l’attività la prende la direzione, cioè le persone fisiche che dovranno venire a vivere nel paese. Le famiglie di questi dirigenti vorranno scuole formative e meritocratiche, medici e ospedali idonei. Vorranno che i figli possano uscire di sera senza guardia del corpo.
Secondo voi, allo stato attuale, esiste una probabilità su cento che un’azienda importante possa decidere di trasferirsi in Italia per un lungo periodo? Se la risposta è no, allora hanno ragione le forze politiche che non vogliono investire nella Difesa europea. In tal caso, tuttavia, dobbiamo concludere che l’Italia è destinata a diventare il giardino dell’Europa e a svolgere un ruolo subalterno al pari dei paesi più insignificanti di una eventuale Federazione.