L’Italia torna al nucleare. Lo ha annunciato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Gilberto Pichetto Fratin, 70 anni, in quota Forza Italia dal 2013, uomo altamente considerato negli ultimi due governi; ieri con Draghi, oggi con Giorgia Meloni. L’annuncio è stato fatto dal palco di Atreju conversando con Carlo Calenda che subito lo ha appoggiato. Lì per lì la notizia, di per sé storica per l’Italia (se ne parla e straparla da oltre mezzo secolo), non ha avuto l’effetto che ci si aspettava. Pichetto Frattin, accortosi che la sua “sassata” non aveva sconquassato la platea, si è affrettato a dire: “E’ un dovere verso le nuove generazioni”. Ha poi aggiunto: “Presenterò al primo Consiglio dei Ministri del 2025 una legge quadro per il ritorno al nucleare che preveda una serie di azioni, compresa la certificazione”.
Gli argomenti antinucleari sono cambiati
Oggi non c’è più il clima che si respirava nel novembre del 1987 quando il popolo italiano fu chiamato alle urne per votare il referendum abrogativo del nucleare. Con l’80,57% il nucleare fu sepolto. Prevalse il sentimento popolare antinucleare alimentato dalla paura subentrata dopo il gravissimo incidente di Chernobyl; sentimento appoggiato dalla DC di De Mita e dal PSI di Bettino Craxi. Le divergenze tra i due culminarono nelle dimissioni di Craxi da capo del Governo. E così le centrali rimaste attive furono fermate definitivamente. Oggi, 37 anni dopo, il clima è totalmente cambiato.
Gli argomenti antinucleari si sono ribaltati. Oggi il fronte contrario parla soprattutto dei costi eccessivi, che sono una realtà. Un tempo gli avversari del nucleare vedevano una apocalisse in caso di incidente, oggi parlano il linguaggio della convenienza economica: sole e vento costano meno. Ergo, l’argomento della sicurezza è scivolato nelle retrovie. Sale il convincimento che l’energia atomica sia tra le più sicure che abbiamo appunto alla pari di vento e sole. Anche in altri Paesi si è fatta largo questa convinzione: in California, che è al tempo stesso, il più ricco e il più ambientalista Stato degli USA, stanno rivedendo la vecchia teoria; in Giappone, Paese simbolo delle campagne antinucleari – sostenuta dalla memoria storica traumatizzata dall’Olocausto nucleare dí Hiroshima e Nagasaki del 1945 – è tornato convintamente all’energia atomica superando la più recente tragedia di Fukushima (2011). In Germania c’è stata una battaglia sul nucleare che ha spaccato la coalizione di Governo ma due centrali atomiche sono rimaste aperte con il risultato che le centrali a carbone riattivate hanno effetti tremendi sull’ambiente mentre i reattori nucleari hanno “zero emissioni”. Certo, non esistono fonti veramente pulite ma il progresso tecnologico sta consegnando centrali di ultima generazione che in Danimarca definiscono “sicure”. La penuria del gas russo ci costringe a rimettere in discussione le proprie certezze ricordando un principio fondamentale: l’antinucleare è una religione non una scienza.