
Lucia Annunziata: "Votare sì al riarmo non è da guerrafondai" (foto ANSA) - Blitz quotidiano
In un’intervista a La Stampa, Lucia Annunziata, europarlamentare indipendente nella delegazione del Partito Democratico, parla del piano di riarmo europeo: “Sulla guerra in Ucraina, sulle armi, ci sono sempre state posizioni diverse tra noi. È tutto molto esagerato, quello che fanno questi poveri 21 eurodeputati non segna la sorte dell’Europa o dell’Italia. Secondo me non rappresenta nemmeno lo sfascio del Pd”.
Annunziata riconosce che il tema ha generato tensioni interne, ma sottolinea la complessità della questione: “Non posso negare che tra noi ci siano state tensioni, ma è un tema complesso, su cui ci sono sensibilità diverse, a Bruxelles come a Roma”.
Il futuro del Pd e la leadership di Schlein
Secondo l’europarlamentare, il Pd si troverà ad affrontare altre sfide sul tema della difesa europea: “Credo che per il Pd non sarà semplice nemmeno il passaggio parlamentare della prossima settimana, sempre sul tema della difesa europea”.
Per la segretaria Elly Schlein, prosegue, la chiarezza sulla politica estera sarà determinante: “Credo che Schlein non possa permettersi nessuna ambiguità sulle scelte di politica estera. Una leader che ambisce ad andare a Palazzo Chigi deve essere chiara sulla collocazione del Paese a livello internazionale. Anche a costo di veder andare via dal partito chi la pensa diversamente”.

Il voto e la scelta dell’astensione
Annunziata racconta di aver discusso con la segretaria del partito prima del voto: “Ci siamo sentite al telefono e mi ha spiegato il suo punto di vista. Ma io volevo votare sì e penso che additare chi lo ha fatto come un guerrafondaio sia inaccettabile”.
Secondo La Stampa, Annunziata inizialmente ha votato sì, ma poi ha chiesto la correzione del suo voto: “Mi sono astenuta per una questione di lealtà politica nei confronti della segretaria, visto che sono stata eletta con il Pd”. Un’astensione che, seppur non entusiasta, viene vista come un compromesso: “Non è stato un grande gesto, ma è stato un passo in avanti, visto che all’inizio si pensava addirittura di votare contro. Invece così siamo rimasti dentro il processo, abbiamo l’opportunità di contribuire a modificare e migliorare quello che non va”.
Il rischio di isolamento internazionale
Infine avverte che una posizione troppo radicale avrebbe potuto danneggiare il Pd sia in Europa che in Italia: “Rispetto ai Socialisti europei, votare no avrebbe isolato il Pd. Il no avrebbe significato non solo mettere fuori gioco il Pd in Europa, ma anche tenerlo fuori da una prospettiva di governo dell’Italia, facendo perdere credibilità”.