“Quello che parte oggi è un importante momento di democrazia interna perciò va rispettato. Molti cambi? È il sintomo di un’esigenza di cambiamento che condivido. Non ho mai creduto nell’ortodossia. Il Movimento è sempre cresciuto attraverso momenti evolutivi di questo tipo”. A parlare, intervistato dal Quotidiano Nazionale, è l’ex capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, oggi rappresentante Ue nel Golfo.
“Quando una forza politica entra nelle istituzioni assume delle responsabilità differenti e più grandi – continua – Prima tra tutte quella nei confronti degli elettori. A quel punto il diritto all’estinzione non conta più. Saranno gli elettori, con il voto, a decidere se il Movimento deve sparire o no”. Sui due mandati “ho sempre pensato che quella norma andasse superata. Credo infatti che sia naturale voler preservare le competenze nate in tanti anni di esperienza”.
“Competenza – spiega – è ciò che chiedono gli elettori. Elettori che infatti mi pare ultimamente scarseggino. Il contatto con le persone c’è ancora ed è forte. Ciò che è mancato è una classe amministrativa locale. Un vulnus che derivava da una regola interna, che vietava ai parlamentari di andare poi a fare i sindaci, i consiglieri, i governatori. Per questo dico: il M5s si evolve, se serve, con la democrazia interna”.
Gli elettori “in gran parte militano nel grande partito dell’astensione. Altri sono migrati verso destra. Il Pd fa il resto. La segretaria Schlein, con le sue politiche, credo parli molto all’elettorato grillino. Il posizionamento nel campo del riformismo oggi non è né giusto né sbagliato. Semplicemente è imprescindibile”. Una fronda invita gli iscritti all’astensione. Si fanno chiamare Figli delle stelle”, chiede ancora il giornalista del Quotidiano Nazionale- “I Figli delle stelle – conclude Di Maio – una volta si chiamavano Bimbe di Conte. Pure Grillo è per l’astensione? Eppure Conte lo ha voluto lui, blindandolo con due contratti”.