M5S, lite Grillo – Conte. Ora fra i duellanti del Movimento 5Stelle vincerà chi sparerà il vaffa più forte in grado di mettere in ginocchio l’avversario. Sono finiti i bei tempi in cui Grillo si gloriava di aver fatto un miracolo e di aver XD scoperto.
Adesso, la musica è cambiata, il ritornello non è più lo stesso. Il boom lo aveva inventato di sana pianta Grillo e Conte non aveva fatto nulla per mantenerlo. “Ha preso meno voti lui da vivo che Berlusconi da morto”, gli gridava in faccia l’ex comico.
“Non ti preoccupare”, rispondeva piccato l’ex premier. “Io ho ben salde le redini dei pentastellati.
L’idillio non c’è più, ormai le vecchie regole sono un ricordo, il padre-padrone non ha più ragione di esistere.
Giuseppe Conte non ha più il complesso di essere un gregario, di non aver più niente da dire se Grillo non è in sintonia con i suoi propositi. I 5Stelle non sono più quelli di un tempo, il gioco politico è cambiato, il vaffa non è più cambiato e assomiglia ad una reliquia.
Bisogna mutare strategia ed ecco quindi affacciarsi l’ipotesi del campo largo, soprattutto perché i voti non sono più quelli di una volta.
Fuor di metafora, l’avvocato del popolo non accetta l’idea di essere diventato un gregario, un forestiero per il Palazzo.
Mai: allora per rientrare nel grande giro, di sedersi sulle sedie che contano è pronto ad abbracciare il Pd di Elly Schlein sempre più forte dopo il successo alle europee. Il sogno di Grillo, quello di ritornare al passato, è una chimera. Quella che conta è la stanza dei bottoni, il resto sono soltanto chiacchiere.
Dunque, è evidente che il campo largo è diventato oggi il traguardo di Giuseppi. Si fa strada un interrogativo: lo scontro fra i due “grandi” dei 5Stelle porterà ad una scissione?
Così come stanno le cose oggi è una ipotesi da escludere anche se Conte qualche nemico lo conta ancora.
️ Ad esempio Virginia Raggi che ha il dente avvelenato per essere rimasta in un angolo dopo aver perso il Campidoglio. Forse Alessandro Di Battista, ma è ben poco per una controrivoluzione.
Ecco allora affacciarsi la grande alleanza, quella che la maggioranza definisce una ammucchiata senza nessuna possibilità di buttare giù il governo.
Però è l’unica e probabilmente l’ultima speranza di un rientro alla grande nel circuito di Montecitorio e Palazzo Madama.
La Schlein è forte nel Pd, sa di aver il coltello dalla parte del manico con i suoi futuri compagni di lotta.
Qualcosa dovrà smussarla, ma non molto, al contrario dei 5Stelle e del “ritrovato”Renzi, il quale, furbo politicamente com’è, sa che questo è il passo decisivo per far contare la sua parola.
C’è da dire che fra i dirigenti di Italia Viva non tutti hanno condiviso l’ennesima giravolta di Matteo. Glielo hanno detto chiaro e tondo e per questo chiedono che si possa tenere al più presto un congresso del partito.
Si allontana ancora una volta l’ipotesi del campo largo? Si deve far passare l’estate, dopo i bagni e un p’ di riposo. Essenziale sarà il voto di novembre nelle tre regioni nelle quali si andrà alle urne: Emilia Romagna, Umbria e Liguria.
Se la minoranza ottenesse un tre a zero, le carte potrebbero essere rimescolate.
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