Macron guerrafondaio, Meloni prudente, Europa in desarrois: i riflessi sulle bollette (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Macron guerrafondaio, Meloni prudente, Europa in desarrois. Dobbiamo mandare i nostri soldati a combattere in Europa? È questo il difficile interrogativo che non riguarda solo Palazzo Chigi, ma Londra, Parigi, Berlino, Madrid.
Il presidente della Francia non ha dubbi: “Certo, non si può fare altrimenti”, sostiene. Roma balbetta, anzi no. La Meloni risponde con un no secco. Poi precisa: “Solo se è con l’Onu”. Insomma, in povere parole, è contraria.
L’Europa si sveglia, dopo un torpore durato anni in cui tutti gli Stati hanno pensato soltanto al proprio orto. Oggi c’è una ripresa che potremmo definire patriottica. Dopo le esternazioni di Donald Trump che vorrebbe fare accordi solo “spezzettati”, il vecchio continente mostra il suo orgoglio. Comprende che solo l’unione fa la forza. Meglio tardi che mai. Dunque, ci si interroga: è il caso di spedire i nostri militari per difendere la libertà di Kiev e di tutto il popolo ucraino? Ahi: la domanda ricrea le divisioni, ritornano a galla i mancati accordi, i si e i no che non portano a nulla.
È una iniziativa che lascia perplessi: come? Inseguiamo la pace, anzi la invochiamo e poi d’un tratto si fa l’esatto contrario? E’ vero che come insegnavano i nostri padri latini: “Si vis pacem, para bellum”, ma qui non si tratta di preparare la guerra, ma di infilarcisi mani e piedi se la situazione dovesse pendere al peggio. Se, quindi, i propositi di Putin e Trump dovessero fallire tornando al passato. Mettiamo il caso che i due grandi leader mondiali non riuscissero a trovare un denominatore comune e i soldati europei fossero già schierati, in che modo potremmo evitare di cominciare a combattere?
“No, per carità”, dicono tutti gli italiani. “Abbiamo già dato”, raggiungono i più anziani che quei giorni li ricordano bene per averli vissuti.
Fortunatamente, Giorgia Meloni è stata chiara. Nonostante un Macron in cerca forse di una pubblicità che non ha più, ha una certezza. “Prima di compiere un passo del genere dobbiamo pensarci mille volte e poi nel caso di un si, vorremmo essere in sintonia con l’Onu. Altrimenti non se ne parla”.
“In Ucraina vacci tu”, titola stamane un quotidiano assai vicino al governo. Il tu ha un destinatario ben preciso: è il presidente della Francia che vuole solo recuperare un prestigio che lo ha abbandonato.
La posizione dell’Italia è quella del “no all’intervento”.
Lo sostiene la premier, è d’accordo anche Antonio Tajani, il ministro degli Esteri. Dice: “Non credo sia utile mandare i nostri soldati”. Il che, diplomaticamente significa: Scordatevelo. E’ un periodo questo che circonda di tatticismo l’Europa in cui bisogna dunque agire con molta calma e molto raziocinio.
Giorgia Meloni ottiene gli elogi di gran parte dei Paesi europei e dei loro leader, probabilmente quindi non se ne parlerà più adesso e nelle prossime settimane della convinzione bellicista (come chiamarla altrimenti?) di Macron. Pensiamo, quindi, a creare una Europa che sia diversa da quella rinunciataria degli ultimi anni. Soprattutto perché chi non è un sostenitore di questa tesi non si rende conto che se continuiamo a comportarci in questo modo senza la pur minima iniziativa, il nostro vecchio e amato continente finirà con lo scomparire non avendo più voce in capitolo nel resto del mondo.
Purtroppo, invece, in molti pensano già ad aumentare il bilancio delle spese militari comprando più armi. Da consegnare a chi? Tenersele per un futuro pieno di incognite o di brutti presentimenti o mandarle in Ucraina, dove potrebbero già esserci le truppe europee?
È un domani a cui nessuno di noi, italiani ed europei, vuole pensare. Malgrado la sinistra tricolore scalpiti e continui ad usare parole forti ed insulti (l’’ultimo intervento della Schlein alla Camera vogliamo risparmiarlo ai lettori), in Italia i problemi sono diversi ma risolvibili se tutte le forze politiche facessero un esame di coscienza.
Quindi, non pensiamo ai giovani che armati dovrebbero andare in Ucraina, ma piuttosto ad un Paese che possa vivere tranquillo e senza patemi d’animo.