Home > Notizia per Notizia > Politica > Matteo Renzi: “Quella volta che litigai con Barak Obama”

Matteo Renzi: “Quella volta che litigai con Barak Obama”

Intervistato dal Corriere della Sera, Matteo Renzi ha raccontato di quella volta, all’epoca era presidente del Consiglio, che litigò con l’allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

Renzi ricorda che “bisognava esprimere la posizione comune in ambito Nato su una questione che riguardava le relazioni tra Russia e Ucraina. Solo che l’Italia non fu coinvolta nella stesura del documento. Avvisai allora privatamente che non avrei firmato. Poi per sei ore non mi feci trovare. Da Washington chiamavano con insistenza e quando decisi di rispondere ebbi una litigata epocale con Obama. Lui era furioso: ‘Il mio staff è qui in attesa. Ci sono i giornalisti che si domandano il motivo del ritardo. Stiamo aspettando solo te’, mi urlò. Gli replicai a tono: ‘Politicamente sarò pure un obamiano ma pretendo per il mio Paese lo stesso trattamento riservato a Gran Bretagna, Francia e Germania’”.

Le parole di Matteo Renzi

Matteo Renzi e Barack Obama
Matteo Renzi: “Quella volta che litigai con Barak Obama” (Foto Ansa) – Blitz Quotidiano

“«Mi ero stufato – continua – Dissi a Obama: ‘Firmo questo comunicato se mi dai la certezza che d’ora in poi non succederà più’. Non accadde più, ma la discussione era stata molto accesa”.

Qualche giorno dopo, spiega, arrivò la chiamata di Joe Biden.

“Erano sempre lunghe. Partivano sempre con una citazione di Wilmington, città del Delaware dove viveva e veniva eletto. E ogni volta lui mi raccontava di un pizzaiolo italiano che abitava lì: ‘Devi sapere che io ho sempre preso i voti della comunità italiana in Delaware’. ‘Saranno cinque gli italiani in Delaware’, gli rispondevo. Poi mi mostrava il suo lato prudente e saggio: ‘Tu sei molto giovane. Pensa al futuro. Hai trent’anni meno di me…’. Mi raccontava aneddoti di storia politica e alla fine metteva tutto a posto. Lezioni bellissime”.

Poi nel 2015 Biden venne in Italia per un viaggio privato in un borgo toscano: “Non voleva fare incontri a Roma. Aveva chiesto di parlare solo con me, ma non a palazzo Chigi per evitare il protocollo. Non capivo. Quando arrivò mi chiese: ‘Puoi venire tu a villa Taverna?'”. Lì, ricorda il leader di Iv, “quando fui davanti a lui vidi un uomo provato: ‘Sta per arrivare il giorno del Ringraziamento e non voglio trascorrerlo nella casa dove l’abbiamo sempre festeggiato insieme a Beau’. Beau Biden, il figlio prediletto, l’eroe di guerra, il suo erede politico, si era spento per un tumore al cervello. Joe aveva già perso la prima moglie e la figlia nel 1972 in un incidente stradale. Puoi essere uno degli uomini più potenti del mondo ma prima di tutto resti un padre. E Biden era un padre distrutto dal dolore. La conversazione durò 45 minuti. Parlò praticamente solo lui e parlò del figlio, di Dio, della fede, della vita eterna”.

Gestione cookie