Dove vuol andare a parare Matteo Salvini? Quali sono i suoi obiettivi? Forse questi sono gli stessi interrogativi che si pone ogni giorno Giorgia Meloni assalita dalle palle infuocate del vice premier leghista. Nemmeno sulla morte di Navalny, il leader del Carroccio ha innestato la marcia indietro. “E’ stato assassinato”, dicono in coro destra e sinistra. Lui no, è più cauto, più guardingo, diverso dalla stragrande maggioranza dei politici italiani. “Dovranno essere i medici e i giudici a svelarci il mistero della sua morte”.
Francamente, sono parole che lasciano interdetti tutti, non solo i rappresentanti del popolo. Ma Salvini non arretra e la premier si chiede perché.
All’apparenza la triade va d’amore e d’accordo e anche alle elezioni sarde andrà unita. Per un semplice calcolo aritmetico, altrimenti potrebbe perdere dinanzi ad una rinnovata coalizione fra pd e 5Stelle. I commentatori più autorevoli sostengono che la tregua avrà la durata di un mattino e poi? Riprenderà la solita solfa con una maggioranza che deve assecondare i capricci di Matteo se non vuole lasciare il passo all’opposizione. Dunque, riaffiora il dubbio di sempre: a che cosa mira il leghista? Il suo vecchio sogno è quello di sedersi sulla poltrona di Palazzo Chigi, ma per il momento le sue chances sono uguali allo zero. Troppo forte il divario di voti fra Fratelli d’Italia e la Lega; molto evidente il gradimento che la premier ha sull’elettorato. “Durerà 30 anni il suo regno”, affermano gli ultras del partito. Matteo incassa, ma non si dà per vinto. Ha le mani legate e non può andare al di là di certi ostacoli. Però la goccia della sua opposizione continua a scavare sulla pietra nella speranza che qualcosa si rompa nell’innegabile idillio che c’è tra la gente comune e il giovane presidente del consiglio.
La più grande paura del vice è che il successo di Giorgia continui fino ad azzerare gli alleati. Potrebbe avverarsi che Forza Italia e Lega perdano consensi e non abbiano più alcun peso nella maggioranza se non quello di adeguarsi per non morire. Salvini è più intransigente di Antonio Tajani, continua la sua lotta perché spera che alla fine qualche buon risultato lo ottenga. Però questo atteggiamento potrebbe essere un boomerang perché senza i Fratelli d’Italia la maggioranza si sfalderebbe e il leader leghista dovrebbe dire addio al suo grande desiderio. Ogni giorno, dicevamo, Salvini ne inventa una pur di limitare il successo della prima donna in Italia a diventare premier.
Due ultimi esempi: la possibilità di un terzo mandato per governatori e sindaci e il ritorno delle province, i cui numeri uno potrebbero localmente togliere potere a Palazzo Chigi. La Meloni si infastidisce e ha già pronto per il vertice del Veneto un suo fedelissimo, il senatore Luca De Carlo sulla cui fedeltà non ha dubbi. Sarebbe la sua seconda vittoria dopo quella ottenuta in Sardegna con Paolo Truzzu. Salvini ha qualche sostenitore in questa campagna? Ufficialmente nessuno, però sottobanco (come avviene quasi sempre in politica) un singolare alleato lo ha: è Matteo Renzi che pur di spodestare l’attuale leader sarebbe pronto a qualsiasi iniziativa.
Per due ragioni: una personale contro la Meloni “che non sopporta”, la seconda più propriamente politica perché il numero uno di Italia Viva spera di strappare qualche voto non solo prendendoli dai “vedovi” di Berlusconi, ma anche dai “mortificati” del primo partito che non hanno ottenuto quella poltrona che era stata loro promessa durante la campagna elettorale delle elezioni politiche.
Altrimenti, non si capirebbe tanta opposizione da parte di Renzi. Non c’è giorno che lui non attacchi Giorgia, non c’è articolo che lui scriva sul giornale di cui è direttore editoriale che non abbia come obbiettivo Palazzo Chigi. “MalDestra”, definisce l’attuale governo. “Qualcuno aveva pronosticato che avrebbe guidato il Paese trent’anni. Se continua così, non arriverà nemmeno a trenta mesi”, sostiene sorridendo. Salvini legge, si frega le mani e siede sulla riva del fiume. Difficile capire i sotterfugi e le manovre che si nascondono fra i Palazzi.
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