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Meloni al congresso Cgil, l’ultima volta fu Prodi 27 anni fa: astuzia di donna spiazza vanità maschile di Landini

Chi lo avrebbe mai detto che Giorgia Meloni accettasse l’invito di partecipare al XIX congresso della Cgil che comincerà venerdi prossimo? Eppure è così, andrà e parlerà.

Sono passati 27 anni: l’ultima volta che avvenne ebbe per protagonista  Romano Prodi nel 1996. Solo che allora il governo era di centro sinistra, oggi la maggioranza è diversa, è nelle mani del centro destra. Non appena la notizia è diventata ufficiale si sono scatenate le polemiche sopratutto da parte di chi segue una sola voce: di sinistra-sinistra.

Al contrario, Maurizio Landini, pur sorpreso, si è detto felice della partecipazione del premier. “E’ un segno di rispetto che noi giudichiamo bene”, ha dichiarato. 

Bisogna riconoscere che entrambi si sono comportati con quel riguardo che la politica dovrebbe sempre avere. Pensate: Giorgia andrà in un “covo” di persone che la pensano  in maniera diametralmente opposta alle sue: Giuseppe Conte, Elly Schelin, Carlo Calenda, lo stesso segretario della Cgil che verrà certamente rieletto.

Eppure i due schieramenti politici verranno a confronto. Giorgia parlerà del reddito di cittadinanza e degli altri problemi che assillano il Paese, Landini sarà contrario in tutto e per tutto. Ciononostate il confronto ci sarà dimostrando quanto sia “affascinante” la politica quando i due schieramenti si contendono civilmente una platea che sarà affollata all’inverosimile. 

E’ un esempio che non si dovrà dimenticare, che dovranno seguire alla lettera tutti i parlamentari di destra e di sinistra. Perchè la si può pensare in maniera diversa (ci mancherebbe, questo è il sale di ogni disputa), ma è necessario, anzi obbligatorio non andare mai al di là di un certo limite. Purtroppo, invece, negli ultimi mesi, se non anni, la gente si è allontanata dai Palazzi perché: primo, non comprendeva la violenza di determinate parole; secondo, perché assisteva a troppe retromarce che avvenivano dall’una e dall’altra parte. Si può cambiare, ci mancherebbe, ma in un amen?

La conseguenza è stata una pericolosissima assenza dal voto ed una percentuale sempre più alta di astensionisti. Riusciranno finalmente a capire i nostri deputati e senatori che la musica deve cambiare altrimenti le urne andranno sempre più deserte?

E’ una previsione che speriamo possa far tornare ad una dialettica forte e magari tagliente, ma al contempo senza dimenticare che si è al cospetto di avversari, non di nemici. Per tornare al congresso della Cgil, Giorgia Meloni vorrà dimostrare, crediamo, che la destra sia sempre più sociale, mentre Landini non avrà peli sulla lingua e farà sentire forte la propria voce sulla divisione che c’è fra lui e il presidente del consiglio.

Dice la Meloni. “Io non ho mai avuto pregiudizi verso qualsiasi governo, vorrei ricordare che a volte pur essendo l’unico partito all’opposizione votammo in favore di Draghi, ritenendo che l’unanimità avrebbe giovato in quel frangente all’Italia”. Certo Landini non sarà in sintonia con molte delle parole che Giorgia Meloni pronuncerà dinanzi alle migliaia di iscritti (in Italia sono più di cinque milioni) seduti in platea. Però, lo ripetiamo, è un esempio che fa bene al nostro Paese. Dibattere, discutere, confrontarsi per poi sostenere sempre le proprie convinzioni. 

Dunque, non è assolutamente comprensibile la bagarre che si è scatenata sui social per la presenza del premier a Rimini. Ne sono state scritte di cotte e di crude in specie da coloro che la pensano in un solo modo: sia a destra che a sinistra, per carità. Il congresso durerà un paio di giorni e si inaugura di venerdì 17. P

er chi ha una fede, quella della superstizione, non è un buon approccio in un giorno in cui sarebbe stato meglio rinviare, Ma queste sono opinioni che non tolgono nulla all’iniziativa che vedrà al microfono Giorgia e Maurizio, oltre che il gotha della sinistra. Tutti dovranno essere severi e credere in quel che dicono, ma sempre nel rispetto di una civiltà che il Palazzo ha da tempo dimenticato. Bruno Tucci.

Bruno Tucci

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