Ospite di Quarta Repubblica, la premier italiana Giorgia Meloni ha affrontato tutti i temi politici di attualità. Primo tra tutti, il capitolo scioperi e dintorni.
Il tema della protesta di piazza, ha detto, “mi preoccupa meno” anche perché “penso che normalmente i toni si alzano quando gli argomenti sono deboli e capisco la difficoltà di Landini perché i suoi argomenti sono deboli, come sono deboli i suoi risultati: lo sciopero generale che c’è stato” ha registrato “un’adesione sotto il 6%”. Le posizioni del leader della Cgil, ha continuato, sono mosse da “ragioni ideologiche”.
Le difficoltà di Landini, secondo Meloni, si trovano anche quando il leader della Cgil “si trova di fronte al governo che ha aumentato i salari, ha aumentato l’occupazione, ha diminuito la disoccupazione, ha aumentato l’occupazione femminile, ha aumentato i contratti stabili, ha diminuito il precariato, ha aumentato le pensioni minime, ha aumentato il Fondo Sanitario Nazionale”.
Misure “che servivano ad aiutare i lavoratori e segnatamente chi aveva redditi medio-bassi”, ha sottolineato ancora Meloni ricordando che le risorse necessarie “il governo le è andate a prendere dalle banche e dalle assicurazioni”. E Landini – ha insistito – “non sa come giustificare che lui fa lo sciopero generale contro questo governo e invece non l’ha fatto quando al governo c’erano ad esempio Letta, Gentiloni o Conte II quando l’occupazione era più bassa, la disoccupazione era più alta, il precariato era più alto, l’occupazione femminile era più bassa…” trovandosi “oggettivamente con un problema di racconto”.
“Le rivendicazioni che aveva una volta il sindacato sui diritti dei lavoratori – ha poi proseguito -, temo che le abbiamo realizzate noi, mentre loro facevano gli scioperi generali”
“Non entro nel merito delle scelte di una grande multinazionale. Credo che l’uscita di Tavares sia il figlio di alcune battaglie sindacali molto forti fatte particolarmente dai sindacati francesi e americani. Quello italiano rispetto a queste urla era un po’ afono”.
“Il progetto in Albania è fallito? Ma quando mai… L’Albania funzionerà. Io non prendo impegni che non ritengo di poter mantenere. Ci sono delle soluzioni. Ci sto lavorando”.
E ancora: “Il progetto dell’Albania deve funzionare. Farò tutto quello che devo fare per farlo funzionare. Credo che sia un progetto assolutamente innovativo e non è un caso che sia attenzionato dalla quasi totalità dei Paesi dell’Unione europea, è un cambio totale nella gestione dei flussi migratori. Ci sono delle soluzioni per farlo funzionare, fermo restando che attendiamo la Cassazione, e abbiamo la Corte di giustizia europea. E vedremo anche quanto sostegno alla posizione italiana ci sarà di fronte alla Corte di giustizia europea quando arriverà questo giudizio. In ogni caso io sto lavorando anche su altre soluzioni e alla fine funzionerà. E guardi, non mi dica che ormai è fallito”.
“Io ho messo in conto che avrei dovuto lavorare tre volte tanto dei miei predecessori per raggiungere i risultati. Sono attrezzata, lo sapevo, particolarmente sull’immigrazione, perché sapevo che ci sarebbe stata un’opposizione molto ampia”.
“Vuol dire che sapevo che avrei incontrato molti ostacoli, quello che stiamo vedendo, che sapevo che ci sarebbero stati vari ambiti e ambienti che non sarebbero stati d’accordo con queste iniziative – ha aggiunto -. Dopodiché, penso che non ci si debba fermare di fronte agli ostacoli che si incontrano e quindi continuo a cercare e troverò delle soluzioni, il progetto in Albania funzionerà, per fare quello che doveva fare”.
“Circa un anno e mezzo fa, all’inizio del mio governo, mi raccontarono che c’erano degli esponenti dell’intellighenzia della sinistra che andavano in giro nelle cene, in questi salotti romani, a dire: ‘alla Meloni la facciamo uscire di testa’. Direi che dopo due anni è andata un po’ diversamente, perché un presunto intellettuale che si riduce così non è più lucido. Io credo di essere ancora abbastanza lucida”. Lo ha detto la premier commentando la battuta del giornalista di La Repubblica Filippo Ceccarelli che, durante una trasmissione, parlando della kermesse di FdI ha detto “Atreju, Atreiu, a troia…”.
“Benvenuto nel mio mondo, sì esiste un doppio standard – ha replicato Meloni al conduttore di Quarta Repubblica, Nicola Porro -. Io non la direi mai, ma chiunque non sia di Repubblica o di quell’ambiente radical chic dei salotti verrebbe linciato. Su un epiteto del genere non penso che dovrebbe utilizzarlo nessuno. Dopodiché, Atreju è pure un maschio. Per cui, a chi è rivolto l’epiteto? Alla sottoscritta? Alle donne di Fratelli d’Italia? A tutte le donne in generale. Cioè, che battuta è? Non dirò la solita cosa, che le femministe stanno zitte, e addirittura lì qualche femminista ride. Ride felice, che bello! Ce lo ricorderemo quando ci verranno a fare le lezioni. Ma non voglio dire neanche questo, che sono stati tutti zitti, che tutte le giornaliste sono state zitte, che tutte le giornaliste di Repubblica sono state zitte, perché Ceccarelli scrive a Repubblica”.
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