
Meloni e Macron: cosa c’è dietro il silenzio che copre il mancato viaggio a Kiev -Blitzquotidiano.it (foto Ansa)
Ci sono interrogativi che la politica (soltanto lei?) non riesce a spiegare. Perché mai Giorgia Meloni non è andata a Kiev con tutti gli altri leader europei (compresa la sua grande amica Ursula von der Leyen) a dare il supporto del vecchio continente all’Ucraina?
Che cosa le ha impedito di fare questo viaggio per un principio che ha sempre difeso?
Ufficialmente, le ragioni sono due: la visita a Roma del presidente degli Emirati Arabi, Sheikh Mohamed al Nahkyan, con il quale si sono raggiunti accordi commerciali tra i due Paesi per 40 miliardi di dollari; e l’intervento in remoto per il G7 riunitosi sotto la guida del canadese Justine Trudeau.
Per Meloni un affare da miliardi

Nel primo caso, si tratta di un affare che darà all’Italia nuovo lavoro e una nuova spinta economica. Nel secondo, non si poteva negare sostegno ad un popolo che sta combattendo da tre anni per la sua libertà.
Ok: la prima ragione ci trova d’accordo; sulla seconda sorge qualche dubbio: a Kiev, forse, non si voleva dare ugualmente un sostanzioso aiuto a Zelensky ed al suo popolo?
Allora c’è dell’altro che i Palazzi romani cercano in tutti i modi di spiegare. In questi giorni, così tormentati da importanti incontri internazionali, pure Macron non ha mancato di essere una prima donna: è volato da Donald Trump ed ha avuto un colloquio con lui pieno di strette di mano e di risate riprese dalla tv.
Non è un mistero
Ora, non sveliamo un mistero se scriviamo che fra i due leader di Francia e Italia non corra buon sangue. Quando si trovano insieme negli appuntamenti internazionali non mancano i convenevoli e le false smancerie; però è noto che i due non sono d’accordo sui diversi problemi che assillano l’Europa e il mondo intero.
Trump, come al solito, ha presentato due facce: la prima di grande amicizia con Macron, ma quando si è trattato di votare all’Onu sugli accordi per la fine della guerra, il presidente americano ha votato in conformità con la Russia. Sbigottimento? No, se si conosce soltanto un pochino l’ondivago pensiero del numero uno degli Stati Uniti. Il quale, mentre dimostrava forte amicizia a Putin, aggiungeva di riconoscere alla Meloni di essere una grande statista oltre ad essere una grande donna, Parole che non debbono aver fatto molto piacere all’ospite transalpino.
Negli ultimi giorni, la nostra premier ha dato un buon saggio della sua diplomazia: il feeling con Trump è noto, ma di recente, parlando pure all’estero, non ha voluto puntare il dito contro Putin, perché l’importante è raggiungere presto un accordo di pace che non sia una resa. Come ci si può comportare diversamente se l’obbiettivo è quello di por fine ad una guerra che ha provocato centinaia di migliaia di morti?
Ecco, dunque, un altro motivo per cui tra la Meloni e Macron non ci sia un denominatore comune: discorrendo con Trump, il presidente francese si è detto favorevole a mandare un esercito di trentamila soldati europei come “peacekeeping”. Giorgia nicchia su questo argomento. Sembra dire: si vedrà, poi tace.
A questo punto torna l’interrogativo di fondo: la nostra premier non è andata a Kiev solo per fare un dispetto a Macron, oppure per una pura questione di gelosia politica? Voleva essere soltanto lei la “donna del ponte” fra Stati Uniti ed Europa. Ora si è messo di mezzo anche il presidente francese e a stretto giro di posta anche l’inglese Keir Starmer che con il vecchio continente non ha più niente a che fare. È possibile tutto questo? Dunque, è solo una questione di gelosia o c’è dell’altro nelle decisioni di Giorgia? Non dimentichiamo che i più importanti leader del mondo sono pur sempre degli umani con i pregi e i difetti di chiunque di noi.