Pier Luigi Bersani è una vecchia volpe della politica italiana. Quando gli chiedono che cosa ne pensa di Giorgia Meloni risponde sorridendo sotto i baffi che non ha: “E’ una piaciona”. Qual è il significato di questa espressione?
Vuol dire che la premier ci sa fare e non è facile metterla sotto anche se ha contro un esercito di oppositori? Bersani, però, fa un distinguo: “In Europa ha dimostrato di saper navigare, in Italia un po’ meno, anzi molto meno”.
E’ questa la colpa che la totalità della minoranza imputa al presidente del consiglio. E’ troppo agguerrita, se perde la pazienza vuol dire che si è deboli, non riconosce mai i suoi errori anche dinanzi al flop dell’operazione Albania, ha intorno a sé collaboratori (da lei scelti) che la danneggiano invece che aiutare.
Se tutto questo fosse vero (e in parte lo è) la luna di miele con gli italiani dovrebbe essere al tramonto. Il 2027? Un traguardo difficile con le prefiche che fingono di piangere e invece sono ben felici che il futuro non è roseo per la maggioranza.
Comunque sia, Giorgia va avanti per la sua strada e si cura poco di quanti vorrebbero che uscisse presto da Palazzo Chigi. Ecco l’aspetto che la gente apprezza di più: la sua schiettezza, la sua romanità che vuol dire saper distinguere l’ironia dalla sostanza.
Lei nasce alla Garbatella, un quartiere che fino a pochi anni fa era considerato una periferia: i ricchi non abitavano qui, preferivano i Parioli, Vigna Clara o l’Aventino. Giorni fa, durante un accesissimo dibattito in Parlamento, una deputata dei Cinque Stelle, l’ha definita una bulla, cioè una spaccona, una spavalda, una prepotente. Termini che Giorgia respinge, ma non dimentica che nel suo dna c’è qualcosa che assomiglia molto alla schiettezza.
E’ proprio la sua semplicità o, se volete, la sua spontaneità, che manda ai matti chi la vorrebbe combattere e mandarla di nuovo in minoranza. Pane al pane e vino al vino.
Non così nel momento in cui varca i confini della sua Nazione (un sostantivo che le piace molto). Quando parte per il Nord Europa o arriva oltre Oceano, la “bulla” diventa una politica di razza, una diplomatica di vecchia scuola. Ha dalla sua un vantaggio che la maggioranza degli abitanti del Palazzo non ha: parla inglese e spagnolo perfettamente. Sembra una londinese o una madrilena, Ragione per cui quando si incontra con gli altri capi esteri non ha il minimo di esitazione e riesce a spiegarsi come meglio non potrebbe.
Sarebbe un macroscopico errore dire che son tutte rose e fiori: per la Meloni premier, i grattacapi non sono pochi. La nostra economia mostra brutte crepe, il bilancio presenta vuoti che vanno colmati, alcune prese di posizione andrebbero modificate. Ma se si è “bulli”, come ritiene una esponente dei pentastellati, non si possono reprimere alcune espressioni che Giorgia Meloni non manda giù perché le considera fasulle (sic).
Che fare allora? Contare fino a dieci, ingoiare il boccone indigesto e rimandare la replica quando si è più tranquilli. In fondo, se la vendetta è un piatto che si mangia freddo attendere è un toccasana che ti fa vincere, anche se in ritardo.
Alcuni angoli del suo carattere andrebbero smussati? La “piaciona” dovrebbe essere uguale in Italia e all’estero? Assolutamente si, ma non è facile, perché nel nostro Paese l’intero esecutivo deve difendersi ogni giorno da frecce avvelenate che arrivano da ogni parte, anche da personaggi che la storia ha ormai definito superati.
Se dunque, alla fin fine, la premier vuole trascorrere non solo il Natale e il Capodanno in assoluta tranquillità, deve rivedere qualche angolo del suo carattere, pure se è stata proprio la sua semplicità ad averla fatta arrivare così in alto. Attenzione, però: la gente è ondivaga. O alle stelle o alle stalle, i mezzi termini non esistono, specialmente in politica.