Migranti e terrorismo, arduo binomio: senza via d’uscita? Provateci o sarà amara (foto da video) - Blitz quotidiano
Che cosa deve fare l’Italia, anzi l’Europa, contro questo terrorismo “solitario” che non ha un attimo di tregua?
Ogni giorno una storia nuova che si ripete puntualmente a Milano, a Parigi, a Monaco, dovunque.
Questo tipo di integrazione finta deve finire, dobbiamo interromperla, altrimenti la gente continuerà a non credere più ai provvedimenti sulla sicurezza. Se questi sono i risultati……
La realtà è che l’ immigrazione di massa non deve essere più consentita. E’ noto che determinate forze politiche del nostro Paese la pensino in modo contrario, ma basterebbe fare una visita alle carceri italiane per rendersi conto che è indispensabile cambiare registro. Come?
I due flop dell’Albania (non si possono definire altrimenti) hanno reso ancora più difficile una situazione già da tempo precaria. Si deve cambiare pagina, non c’è dubbio, ma è necessario studiare un percorso che non sia fallimentare.
Però, questo non vuol dire che il nostro governo rimanga con le mani in mano contro il terrorismo per paura che l’opposizione le punti la pistola alla tempia.
Per una volta, una sola volta, tutti i massimi esponenti politici italiani si incontrino, discutano, magari litighino, ma trovino alla fine un denominatore comune in grado di rendere più sicuro il nostro territorio (e magari anche quello del vecchio continente).
Alla Camera, al Senato si può essere avversari, ma ad un certo punto sarà indispensabile smetterla se si vuol risolvere un problema così delicato e importante.
Questo è purtroppo il quadro in un momento in cui c’è una contrapposizione quasi irreversibile.
Su tutto, finanche sul terreno di una pace che metta fine ad un massacro che conta già centinaia di migliaia di morti, palestinesi o israeliani che siano.
E’ giusto che in una democrazia che si rispetti ci sia una maggioranza che decide e una minoranza che faccia il cane da guardia, ma su alcuni fatti è indispensabile andare alla ricerca di un punto d’incontro che renda più tranquillo il Paese.
Invece, si pensa solo a portare l’acqua al proprio orto, dell’altro chi se ne frega se va ramengo. “Tutti contro Meloni”, predicano i cinque stelle. “Chi la pensa come noi scenda in piazza a fine aprile per dare una dimostrazione della nostra forza”.
La realtà è che anche tra gli oppositori non vige buon sangue. Giuseppe Conte è contro Elly Schlein. Ora, per quanto riguarda la pace in Ucraina, ma in passato su altri argomenti.
Perché tanta acredine se l’obiettivo è lo stesso, quello di buttar giù la Meloni? Perché il presidente dei penstellati vuole essere lui a dare le carte, insomma ad essere il vero interlocutore della sinistra. La segretaria non ci sta, però deve combattere anche con gli amici- nemici che vorrebbero metterla in un angolo. I Franceschini, i Prodi e i Ruffini sono tornati ad essere protagonisti solo per raggiungere questo risultato.
Comunque, nel mirino c’è soprattutto la figura della premier che viene accusata sia quando tace (“perché scappa e non parla in certi momenti?), sia quando parla. “Per quale motivo è intervenuta alla convention dei conservatori americani? Aveva il timore di inimicarsi Trump tradendo Zelensky, persona che aveva aiutato a suon di miliardi?”
Meloni va avanti per la sua strada: interviene in remoto all’incontro e sostiene: “I nostri avversari si augurano che Donald si allontani da noi. Non è possibile perché l’America vuol dire Occidente”.
In altre parole, la premier segue la strada dei super partes purchè si arrivi ad una pace giusta e non ad una resa. Sarebbe un dramma vero per un Paese che ha avuto la forza di resistere e di contrastare il passo ad un nemico assai più forte,
Così, mentre in Europa si analizza il futuro con un notevole sguardo alle elezioni tedesche in programma oggi, in Italia si rimane sbigottiti per le continue scorribande e la spietata violenza dei migranti che non hanno il diritto di rimanere nel nostro Paese. Ci sarà un modo per sconfiggere questi delinquenti (come li vogliamo chiamare diversamente?) magari rimandandoli immediatamente nella loro terra da dove, talvolta, sono fuggiti perché avevano dei seri problemi con la loro giustizia.